Giro d’Italia 2025, Derek Gee sente aria di podio: “Segnali importanti, ma alla fine manca ancora molto”

Derek Gee è stato uno dei corridori usciti meglio dal tappone che ha aperto l’ultima settimana del Giro d’Italia 2025. Il canadese ha proseguito così la sua risalita in classifica generale, iniziata già nell’arco della seconda settimana di gara, e ora, a cinque tappe dalla fine, si ritrova molto vicino al podio, oltre che con il primo posto tutto sommato alla portata. Il portacolori della Israel-Premier Tech ha fatto vedere una condizione brillante in salita e sembra muoversi con una certa leggerezza d’animo, aspetto che potrebbe pesare, in positivo, in una situazione così combattuta.

Che corsa ieri, Derek. 
Sono felice di come girano le gambe. Manca ancora molto alla fine, vedremo come andranno le cose, ma sicuramente è stato bello avere ieri segnali importanti e risalire la classifica. Però ci sono ancora molti chilometri da fare.

Quando sei partito sull’ultima salita, avevi visto che gli altri erano in difficoltà?
“No, non ho visto nessun segnale; semplicemente avevo bisogno di fare il mio ritmo. Non posso scattare come alcuni di loro, in particolare Richard Carapaz. Quando lui  è partito non ci ho neanche pensato a seguirlo perché era davvero troppo. Sapevo che dovevo fare il mio ritmo, poi quando ho guardato dietro e ho visto che Simon Yates aveva fatto il buco. A quel punto sono andato avanti senza pensare a niente fino in cima. Ho provato solo a fare del mio meglio”.

Cosa cambia ora nel modo di correre e che possibilità ci sono ora per te?
Sarà una dinamica interessnate ora. Solitamente quando ci sono distacchi la corsa esplode, ma la corsa è stata già molto aperta e non penso cambiare. Penso che quella di oggi sia una buona tappa per provare da lontano, ma le salite sono molto dure, quindi difficile sapere in anticipo se qualcuno vorrà provare qualcosa, specialmente con alcuni corridori importanti che stanno facendo fatica.

Tu però sembri andare sempre più forte…
Lo spero. Non sai mai cosa aspettarti quando le gambe vanno meglio, ma il percorso si fa sempre più duro. Se avessimo ancora due tappe per velocisti sarei molto fiducioso, visto che sto bene dove sto. Ma con le montagne che arrivano non puoi mai sapere come reagiranno le gambe”.

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