Q36.5, Tom Pidcock è un uomo nuovo: “Sento naturale la posizione del leader, la Vuelta ha cambiato il mio approccio ai grandi giri”

Tom Pidcock analizza la stagione appena terminata, la migliore della sua carriera. Lo scorso inverno il turbolento addio alla Ineos Grenadiers e il passaggio alla Q36.5 Pro Cycling erano carichi di dubbi e comportavano il rischio di fare un passo indietro nel proprio percorso. Invece, dodici mesi dopo, la scelta del corridore britannico si è rivelata perfetta, con un progetto che lo ha messo al centro e gli ha permesso di ritrovare la fiducia per competere ai massimi livelli coronando una stagione ricca di risultati importanti, tra cui spicca il podio ottenuto alla Vuelta a España. Il nativo dello Yorkshire, che la scorsa settimana si è fidanzato ufficialmente con Bethany Zajac, è ora impegnato in una corsa Gravel in Sudafrica, a dimostrazione di come quasi non voglia ancora chiudere questa annata così speciale.

“Penso di poter essere davvero felice di quest’anno – ha dichiarato Pidcock in un’intervista a Cyclingnews – Avevo accettato che potesse essere una stagione di transizione. Ma alla fine è andata molto bene. Ero nella miglior forma della mia vita. Sono migliorato quest’anno e penso di poter migliorare ulteriormente il prossimo. […] Penso che quando ti diverti a fare qualcosa, la fai molto meglio. Se sei in forma e ti diverti anche, cambia tutto. È questa la storia del mio 2025 e spero che continui nel 2026.”

Sicuramente ad incidere sul cambiamento è stato il passaggio da una realtà con una struttura più rigida e consolidata come la corazzata britannica ad un team in fase di sviluppo come l’ambizioso progetto elvetico, nel quale il corridore dello Yorkshire ha potuto avere quel supporto continuo di cui aveva bisogno: “La Ineos è una squadra fantastica, con i suoi obiettivi e i suoi metodi per raggiungerli. Alla fine, quello che è successo con me è stato solo business, niente di personale”. Nella sua nuova formazione ha invece “trovato fiducia e convinzione delle persone attorno” ed “è stato un aspetto fondamentale“. Sottolinea inoltre “le conoscenze e la professionalità, per quanto riguarda allenamento e nutrizione” tanto da definirlo al “livello più alto che io abbia mai avuto”.

Molto importante anche il ruolo in squadra, in particolare nel rapporto con i compagni: “Mi sento davvero parte integrante del gruppo, non solo uno che arriva alle gare come capitano. È qualcosa che mi piace molto. Penso di aver mostrato la leadership in bici, ma anche fuori, aiutando la squadra a crescere e nel prendere decisioni. Ci sono cose in cui posso migliorare, chiaramente, ma mi piace la leadership. È una posizione che sento naturalmente mia”.

Oltre alla rinnovata fiducia di staff e compagni, ciò che ha fatto la differenza sul piano dei risultati è stata la riscoperta delle corse a tappe. Infatti Pidcock a livello giovanile aveva dimostrato le proprie doti da uomo di classifica, vincendo il Giro d’Italia U23 nel 2020, ma poi aveva faticato a ripetersi tra i professionisti. In questa stagione il britannico è tornato a focalizzarsi sulla generale, vincendo il Tour of AlUla in Arabia Saudita. Al Giro è mancata la top10, pur lottando comunque con i migliori, mentre alla Vuelta è arrivato finalmente l’acuto tanto sperato: “Ha cambiato sicuramente il mio modo di pensare alle corse a tappe. Prima era un obiettivo che altri avevano per me, ma io non lo sentivo davvero mio. Ora è diverso”.

Un risultato che cambia dunque la prospettiva con cui guardare ai grandi giri, lui che il prossimo anno sarà indubbiamente al via del Tour de France 2026 per il quale il team si è conquistato sul campo l’invito automatico. “Essere performante in un Grande Giro è probabilmente il più grande passo avanti della mia carriera – sottolinea – E mi sono anche divertito. Alla Vuelta correvo per vincere le tappe stando con i migliori, non semplicemente per sopravvivere e provare a restare in top10. Non mi piace correre solo per la classifica generale, ma mi piace tutto ciò in cui riesco a essere competitivo. È per questo che sono ciclista, dopotutto.”

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