Le Sorprese del 2018, 1: Enric Mas
Prosegue la nostra analisi della stagione appena terminata. Dopo aver analizzato nel corso dell’ultima settimana i I Migliori Momenti 2018, che potrete adesso votare attraverso il sondaggio loro dedicato, è ora il turno delle 10 Sorprese del 2018. Attraverso questa rubrica verranno individuati i dieci corridori che si sono messi in mostra nel corso della stagione, andando oltre le aspettative. La classifica andrà a ritroso, risalendo giorno per giorno, fino ad arrivare a domenica, quando sveleremo il corridore più sorprendente dell’anno.
1. Enric Mas
La Spagna potrebbe finalmente aver trovato il corridore del futuro per i GT. Dopo un primo anno da professionista in cui aveva mostrato solo a sprazzi il suo talento, il classe ’95 è salito alla ribalta con una Vuelta a España da protagonista. Poco brillante nelle prime tappe di montagna, il giovane iberico è andato in crescendo, fino a lottare con i migliori sulle salite più impegnative della seconda e della terza settimana. L’apoteosi finale è arrivata con la vittoria nella ventesima tappa sulla Collada de la Gallina, che gli ha portato la seconda posizione in classifica generale. I primi segnali della sua crescita erano arrivati in primavera, con il successo di tappa e il sesto posto finale al Giro dei Paesi Baschi, e al Giro di Svizzera, concluso in quarta posizione da miglior giovane dopo aver mostrato grandi capacità anche a cronometro. Se a inizio 2018 poteva essere considerato poco più di una meteora, dalla prossima stagione gli uomini di classifica dovranno fare i conti con lui nelle corse più importanti.
2. Richard Carapaz
Nell’anno in cui si aspettava una Movistar dominatrice dei Grand Tour, è lui a salvare il bilancio finale. L’ecuadoriano inizia la stagione con poche aspettative, confermando di avere buone potenzialità sfiorando la top ten alla Parigi Nizza e chiudendo in terza posizione la Settimana Internazionale Coppi e Bartali. La vittoria di tappa e nella generale della Vuelta a Asturias fa da preludio al capolavoro della sua stagione, un Giro d’Italia corso da protagonista. L’acuto che vale un’intera stagione arriva nel corso dell’ottava frazione, quando trova l’allungo giusto sulla salita verso Montevergine di Mercogliano e coglie il primo, storico successo per il suo Paese. Il sudamericano lotta poi per salire sul podio, fallendo l’obiettivo per meno di un minuto su Miguel Angel Lopez. Il suo quarto posto finale rimane un risultato di grande valore per un ragazzo che avrebbe dovuto correre in appoggio a Mikel Landa, poi spostato al Tour de France per problemi di allergia. Appoggio prezioso per Quintana e Valverde alla Vuelta a España, nella prossima stagione potrebbe essere uno dei protagonisti delle corse a tappe.
3. Egan Bernal
Il colombiano si era già messo in mostra al suo secondo da professionista con l’Androni, ma il suo salto di qualità al Team Sky è stato a tratti impressionante. A solo 21 anni, il piccolo scalatore ha saputo vincere in patria la Colombia Oro y Paz per poi battagliare contro i migliori al mondo in Catalogna, dove solo una caduta ha fermato il suo assalto alla leadership di Valverde, e in Romandia, con il secondo posto nella classifica generale. Vincitore da padrone assoluto del Giro di California 2018, il sudamericano si è poi messo a disposizione di Geraint Thomas e soprattutto Chris Froome al Tour de France 2018, dove ha tenuto spesso il passo dei migliori fino a pochi chilometri dall’arrivo nonostante il suo ruolo di gregario. Il quindicesimo posto finale, nonostante una caduta nella tappa di Roubaix, che gli è costata più di un quarto d’ora, conferma la sua tenuta nelle corse più lunghe. Senza il passivo nella frazione del pavé avrebbe lottato per la top ten, alla sua prima in un GT, da gregario di due capitani fenomenali. Attivo anche a Il Lombardia, il suo primo impatto con il mondo World Tour è stato impressionante. Molto più delle aspettative.
4. Primož Roglič
Già nel 2017 aveva dato importanti segni di miglioramento, ma in questo 2018 si è dimostrato capace di andare ancora oltre, compiendo un notevole passo avanti, tutt’altro che scontato. Il 29enne alfiere della LottoNL-Jumbo si è reso artefice di una stagione di altissimo livello composta quasi interamente di corse a tappe. Dopo aver vinto la tappa di Trevi alla Tirreno-Adriatico, ha progressivamente alzato il livello, vincendo in successione il Giro dei Paesi Baschi e il Giro di Romandia. Dopo un mese e mezzo di preparazione è ripartito da dove aveva concluso, vincendo in casa il Giro di Slovenia, e presentandosi poi in grande spolvero al Tour de France, dove ripartiva dal 38° posto con successo di tappa a Serre-Chevalier dell’anno precedente. Quest’anno è riuscito a fare anche di meglio affermandosi, con il quarto posto finale, come unico rivale credibile del trio Thomas-Dumoulin-Froome e vincendo la tappa di Laruns. Se questo processo di crescita è ancora in evoluzione, come sembra, manca ancora poco prima di vederlo trionfare il un Grande Giro.
5. Ivan Ramiro Sosa
L’Androni si conferma un’ottima fucina di talenti colombiani. Il classe ’97, alla sua seconda stagione da professionista, infila un successo dopo l’altro, anche mettendosi alle spalle nomi importanti. La prima metà della stagione non permette al sudamericano di mostrare tutte le sue qualità di scalatore, con un solo successo in una tappa della Vuelta al Tachira. Da giugno in poi il grimpeur diventa inarrestabile, conquistando una vittoria di tappa e la generale al Tour of Bihor, all’Adriatica Ionica Race, al Sibiu Cycling Tour e soprattutto alla Vuelta a Burgos, dove si mette alle spalle il connazionale Miguel Angel Lopez, che prima lo batte a Espinosa de los Monteros e poi capitola a Lagunas de Neila. L’azione decisiva sull’ultima salita dimostra tutta la sua forza fisica e l’intelligenza tattica di sapersi muovere al momento giusto, caratteristiche che dimostrano una certa maturità acquisita tra i professionisti. In futuro potrà essere spesso protagonista in salita, contando sul suo spunto veloce.
6. Michael Valgren
Al quinto anno da professionista arrivano le prime vittorie fuori dalla Danimarca. Il classe ’92 si è presentato a inizio stagione con pochi successi nel palmarès e un piazzamento interessante, il secondo posto all’Amstel Gold Race 2016 su un percorso ancora strettamente legato al Cauberg. In primavera arriva la sua definitiva esplosione tra i grandi: il primo successo in una corsa World Tour, con un’azione da finisseur alla Omloop Het Nieuwsblad, sblocca il danese, che poi si ripete proprio all’Amstel Gold Race correndo con estrema intelligenza tattica. La sua accelerazione nel finale e la sua volata vincente su Roman Kreuziger sono la conclusione perfetta per una corsa condotta sempre nelle posizioni migliori, senza sprecare energie né farsi trovare in posizione arretrata. A servizio dei suoi capitani al Tour de France, contribuisce al successo di Magnus Cort Nielsen a Carcassonne, stoppando l’inseguimento dei compagni di fuga e accontentandosi del quarto posto. Nella Bretagne Classic corre da protagonista e perde solo in volata da un imbattibile Naesen, dopo aver portato via il gruppetto vincente. Conclude poi con la top ten nelle due corse canadesi e soprattutto nel mondiale di Innsbruck, dove è l’unico a riuscire a evadere concretamente dal gruppo dei migliori, per poi venire ripreso e staccato su uno strappo poco adatto alle sue caratteristiche. Un inizio di stagione da fuochi d’artificio, un finale costante che ne conferma gli enormi progressi rispetto alle passate stagioni.
7. Pascal Ackermann
8. Fabio Jakobsen
Ventidue anni compiuti ad agosto, il neerlandese sublima la stagione che segna il suo approdo tra i professionisti, dopo l’apprendistato nella SEG Racing Academy, con ben sette successi. Tre di questi arrivano in corse World Tour: la prima tappa del BinckBank Tour, la terza e la sesta del Tour of Guangxi. A precederle e intervallarle arrivano anche altre affermazioni pesanti in terra belga (Nokere-Koerse e Scheldeprijs) e una frazione a testa nel Tour des Fjords e nel Giro di Slovacchia. Competitivo da marzo a ottobre, potrà scalare le gerarchie nella flotta dell’alta velocità della Deceuninck-Quick Step dopo l’addio forzato a Fernando Gaviria. Il nuovo anno lo attende al varco su due fronti: dovrà infatti confermarsi vincente nelle corse di un giorno favorevoli ai velocisti e dimostrarsi all’altezza dei migliori interpreti della specialità, con i quali è finora mancato il confronto diretto negli appuntamenti più prestigiosi del calendario.
9. Christophe Laporte
Non tanto (o non solo) per aver vinto in una sola stagione tre volte tanto quanto fosse riuscito nelle precedenti quattro, ma per essere arrivato a giocarsela anche con i migliori sprinter del mondo. Plurivittorioso in casa Cofidis con sei vittorie, ha conquistato una tappa alla Etoile de Bességes, due al Tour La Provence, il Tro-Bro-Léon, la cronometro individuale del Giro del Belgio e una frazione del Giro del Lussemburgo, distribuendo i successi da febbraio a maggio. Preferito a Bouhanni sulle strade della Grande Boucle, dove prima di quest’anno non era mai andato oltre un quinto posto di tappa, ha sfiorato il colpo grosso a Pau, quando solo la malizia del connazionale Démare gli ha precluso la possibilità di alzare le braccia al cielo. Prima di dare appuntamento al 2019 è salito sul podio al GP d’Isbergues e alla Parigi-Bourges. Al prossimo anno il compito di confermare la bontà dei progressi.
10. Mads Pedersen
Le cinque vittorie ottenute nel 2017, impreziosite dai successi nelle classifiche finali del Giro di Danimarca e del Tour du Poitou Charentes, non avevano ancora fotografato appieno la dimensione del talento danese che compirà 23 anni soltanto il prossimo 18 dicembre. A rivelarla è giunto puntuale il Giro delle Fiandre, corso dopo essersi messo in tasca una tappa dell’Herald Sun Tour ed essersi ritirato nella E3 Harelbeke e nella Gand-Wevelgem prima di ottenere un quinto posto nella Dwars Door Vlaanderen che lasciava presagire quanto bollisse in pentola. In azione subito dopo il Grammont, il portacolori della Trek-Segafredo è stato l’ultimo ad arrendersi alla prova di forza di Niki Terpstra (Quick-Step Floors), ottenendo una piazza d’onore finale che, al quarto anno nella categoria e alla prima partecipazione nella Ronde, ha il sapore della prenotazione sul futuro. Balzano all’occhio anche i risultati ottenuti nella seconda metà di stagione, impreziosita dalle affermazioni nel Tour of Fyen, nella cronometro del Giro di Danimarca e, soprattutto, nel Tour de l’Eurométropole dove, avendo a disposizione un gregario di lusso come Jasper Stuyven, ha confermato di disporre anche di un ottimo spunto veloce lasciandosi alle spalle corridori come Jempy Drucker, Oliver Naesen e Tiesj Benoot in uno sprint ristretto.
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Il secondo anno da professionista verrà ricordato con piacere dal tedesco. Dopo un anno senza acuti, il portacolori della Bora-Hansgrohe è stato grande protagonista in questo 2018. Partito dietro a Peter Sagan e Sam Bennett nelle gerarchie del team, il classe ’94 è riuscito a ritagliarsi il suo spazio a suon di risultati. Escluso dai tre GT a vantaggio prima dell’irlandese e poi dello slovacco, ha concentrato la sua stagione sulle poche corse da un giorno in cui gli è stata concessa un’opportunità e sulle competizioni da una settimana. I risultati rendono onore al suo spunto veloce e al suo killer instinct: tre vittorie nelle classiche, tra cui spicca la Prudential Ride of London, accompagnate da due successi di tappa al Giro di Polonia, uno al Giro di Romandia e uno al Giro del Delfinato, dimostrano il suo definitivo salto di qualità, che lo ha portato agli occhi del grande pubblico per la prima volta in carriera. Campione nazionale tedesco su strada, è una delle più dolci novità di questa stagione, che negli sprint ha trovato un nuovo talento in grado di competere con i migliori velocisti al mondo. E a volte di batterli.