Chris Froome tra passato e futuro: “Mai stato così forte come nel 2019, spero di guadagnarmi un posto al Tour 2025”
Chris Froome non vuole rinunciare al Tour de France 2025. Non convocato per le ultime due edizioni della Grande Boucle, il quattro volte vincitore della Grande Boucle è in questi giorni in Giappone, dove ha partecipato al Saitama Criterium, corsa che rappresenta la conclusione di una ennesima stagione deludente. Mai ripresosi dalla terribile caduta nel giugno del 2019, durante la ricognizione della cronometro del Giro del Delfinato, a poche settimane dall’assalto al suo quinto Tour de France, poi conquistato dal compagno di squadra Egan Bernal sul campione uscente Geraint Thomas, con una doppietta che segnerà anche la fine del dominio del Team Sky / Ineos.
Un dominio che ha visto il britannico grande protagonista, segnando la sua epoca fino a questo epilogo in maglia Israel – Premier Tech nel quale non si è mai visto a livelli neanche lontanamente vicini a quelli di un tempo. Il suo miglior risultato (unico lampo negli ultimi cinque anni) resta così il terzo posto sull’Alpe d’Huez, al termine di una lunga fuga, ma ampiamente staccato dal vincitore di giornata, Tom Pidcock. Da allora la convocazione al Tour non è più arrivata, non senza polemiche, con il Keniano Bianco che non ha più raccolto neanche un piazzamento nei dieci, ad eccezione di una cronosquadre, confermando le difficoltà che dal momento della caduta non lo vedono aver raccolto alcun altro risultato in Top10.
Se i primi anni si mostrava speranzoso di poter tornare al livello di un tempo, o quantomeno di poter lottare ancora in prima persona per risultati di prestigio, con il tempo ha capito che ormai il treno è passato e non tornerà. Con grande dignità ha comunque scelto di continuare a fare il suo mestiere, provando a conquistarsi, non più per status ma per meriti, le convocazioni e le cose non sono andate benissimo, complici alcuni problemi fisici, a volte anche in qualche modo ancora legati al terribile incidente di ormai più di cinque anni fa.
Pur avendo abbassato l’asticella, non per questo il classe 1985 smette di sognare grandi palcoscenici e specialmente la voglia di tornare al Tour de France non si è mai estinta: “Non sono stato selezionato per le ultime due, ma non è azzardato pensare che, se darò il massimo, potrò ancora guadagnarmi un posto in squadra e fare la mia parte, magari a caccia di una vittoria di tappa o lavorando per il mio compagno di squadra Derek Gee, per esempio”, spiega a margine dello show nipponico vinto da Biniam Girmay.
Con il tempo ha imparato ad accettare quanto successo, ben consapevole che non avrebbe potuto cambiarlo. Anche se ovviamente resta il rammarico per non poter raggiungere alcuni grandi della storia a quota cinque vittorie finali al Tour de France. “Così è la vita – relativizza – In fin dei conti, credo che il Tour 2019 sia stato quello che mi è davvero sfuggito. Non ero mai stato così forte in allenamento come prima della caduta al Giro del Delfinato”.
Grandi ricordi ovviamente di quegli anni, con in particolare il Mont Ventoux che sembra essere un luogo di predilezione per il 39enne di Nairobi, che lì ha scritto pagine memorabili della sua storia e di quella della Grande Boucle (che vi tornerà anche l’anno prossimo): “Il Ventoux occupa un posto molto speciale nel mio cuore. Quando ho vinto lì nel 2013, ho capito che sarei arrivato fino a Parigi. Nel 2016 avevo in mente una prestazione simile, ma poi c’è stato quell’incidente e si è scatenato il caos (finito a terra a causa di una moto che si dovette fermare all’improvviso vista la strada bloccata, si rialzò e proseguì a piedi, ndr). Non aveva alcun senso iniziare a correre, ma è stata una reazione automatica che ha preso il sopravvento. E, alla fine, è passata alla storia”.
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