Sicurezza, l’Italia è il paese europeo con il tasso più alto di morti in bici

In Italia si continua a morire ancora troppo in bicicletta. Secondo uno studio fatto da Partnership for active travel and health, infatti, nel 2021 nel nostro paese si è registrato un numero molto alto di morti tra gli utenti deboli della strada. Secondo i dati raccolti, infatti, su 2.875 vittime della strada, più di 700 sono stati pedoni e ciclisti. Se andiamo a considerare solo il numero di decessi in bici, ci accorgiamo che i dati sono molto più alti rispetto a quelli di tutti gli altri paesi europei, soprattutto se paragonato al minore uso che di questo mezzo viene fatto nel Bel Paese.

Secondo una particolare statistica che mette in rapporto i decessi con i chilometri percorsi bici, in Italia muoiono 5,1 persone ogni 100 milioni di chilometri. Si tratta di quasi il doppio rispetto al secondo pase classificato, la Francia, che si ferma a 2,9, tallonata da Austria e Belgio con un tasso 2,5. I paesi con il minor tasso di problemi sono, invece, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi dove muore meno di una persona ogni 100 milioni di chilometri.

Un commento

  1. GIANFRANCO DI PRETORO
    Federazione Ciclistica Italiana Lazio
    Responsabile Piste Ciclabili e Sicurezza Roma. 24 Febbraio 2021

    Ill.mo Presidente della Repubblica Italiana
    Prof.SERGIO MATTARELLA

    Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana
    Prof.Dott. MARIO DRAGHI

    Per conoscenza:
    Ministero delle Infrastrutture e Trasporti
    Ministero dell’Ambiente
    Commissione VIII e IX della Camera dei Deputati
    Regioni e Comuni tutti.

    Lettera Aperta

    LA SICUREZZA DEL CICLISTA “FUORI CITTA” NON E’UN OPTIONAL
    Signor Presidente della Repubblica,Signor Capo del Governo Italiano,in un momento cosi’ difficile per il mondo intero,trasmetterVi il lamento di tanti cicloturisti e cicloagonisti che ogni giorno pedalano “FUORI DELLE AREE URBANE”, puo’ sembrare inopportuno ma siamo tanto stanchi di pedalare con la paura per la sopraffazione dei motorizzati.
    La nostra unica colpa è quella di seguire la passione per la bicicletta !
    Ben vengano le ciclovie separate dalla viabilita’ ordinaria(Foto 1) ma i notevoli costi di realizzazione e di esercizio, impediscono la loro diffusione capillare,spesso lontane dalle citta’ e non adatte agli allenamenti specifici dei nostri tesserati agonisti.
    Con la legge n.144 del 1999 si è definito il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale (in sintonia con la Commissione Europea)con l’obiettivo di ridurre il numero dei decessi e delle lesioni gravi.In effetti,secondo i dati Aci-Istat 2019 sono diminuiti gli incidenti,i morti,i feriti per quasi tutti gli utenti della strada meno che per i motociclisti( deceduti +1,6%) ed i CICLISTI,addirittura + 15%.
    I 534 CICLISTI morti(Aci-Istat 2019) dovrebbero far sobbalzare le autorita’ interessate alla mobilita’,invece, si fa’ poco per diffondere la cultura del rispetto verso di noi.
    E’ sacrosanto impegnarsi per una mobilita’ alternativa nelle citta’ ma non si possono trascurare le strade “FUORI CITTA’” pedalate per turismo e per gli allenamenti agonistici da un gran numero di cittadini.Nell’area metropolitana di Roma,i ciclisti morti nel 2016,rappresentano con il 7% ,la terza categoria dopo gli automobilisti e motociclisti.
    Ci tremano ancora le gambe ripensando alla strage sulla SS 18, in localita’ Marinella a Sant’Eufemia di Lamezia Terme:8 ciclisti morti,famiglie distrutte in un attimo da un giovane drogato alla Cannabis (Foto 2-giorno 5 12 2010 ore 9).
    Onorevoli,noi cicloagonisti e cicloturisti non siamo diversi da quelli urbani,siamo gli stessi che durante la settimana vanno a scuola,al lavoro,ai convegni o al supermercato,in bicicletta.
    Il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale non deve riguardare solo l’abitacolo degli automezzi,il tipo di guard rail o le utenze deboli nelle aree urbane ma tutti gli utenti della strada .
    Noi cicloamatori,uscendo dalla citta’,percepiamo concretamente di essere di troppo(Foto 3),in balia di tutti solo perche’ le Amministrazioni comunali non progettano le corsie ciclabili verso il mare,i monti,il lago.Una vergogna, se pensiamo all’attenzione delle citta’ olandesi verso di noi(Foto 4).
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    COSA CHIEDIAMO ?
    Il riconoscimento al ciclista del suo spazio ben visibile sulla strade che conducono alle mete turistiche piu’ appetibili.
    Semplicemente ,una corsia disegnata a terra con il logo della bici(Foto 5),talvolta colorata nel suo interno(Foto 6) e ben lisciata(Foto 7).
    Costa pochissimo,responsabilizza inequivocabilmente il motorizzato in caso di contatto con il ciclista e facilita la realizzazione della fitta rete ciclabile.
    In Olanda,questo tipo di corsia ciclabile,è molto comune nelle strade strette anche 7 metri perche’ la loro legge(Art.185 ) prevede che PUO’ ESSERE INVASA SOLO QUANDO NON E’ PRESENTE IL CICLISTA NEL SUO INTERNO (Foto 8).Ecco perche’ tale infrastruttura non determina rallentamenti alla circolazione.
    La corsia ciclabile diventa un vero salvavita contro la distrazione del motorizzato se la si evidenzia esternamente con la “Banda Rumorosa e catarifrangente”(Foto 9-10).
    Naturalmente,la predetta corsia ciclabile,dovra’ essere inserita nel Codice della Strada.
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    Oggi,il nostro CdS obbliga i ciclisti a tenere la destra(Art.143) ed a pedalare in fila indiana(art.182) ovvero nell’inferno(Foto 11),in mezzo a buche e trabocchetti di ogni genere.Forse,la bike lane proposta,se ben lisciata,migliorera’,sicuramente,la nostra sicurezza.
    Riconoscere al ciclista il “suo spazio su tutte le strade” è la concreta riabilitazione di questo utente in nome del diritto di uguaglianza ispirato al concetto di Safe System,della responsabilita’ condivisa.Finalmente,potremmo dire:la strada è di tutti!
    Poi c’è la sicurezza del ciclista,utente debole per eccellenza.Dobbiamo lavorare ancora molto anche se,con lo spazio dedicato su tutte le strade,il passo piu’ importante è stato fatto.
    Di seguito,ci permettiamo di aggiungere, alcune proposte per la nostra sicurezza :

    1 Intensificare le Campagne di Pubblicita’ Progresso destando l’attenzione dei motorizzati verso il ciclista(sorpassarlo a distanza(Foto12) ,fare attenzione quando si apre lo sportello auto ecc.).
    2 Aumentare i controlli di chi usa in modo improprio il telefono cellulare durante la guida(Art.173 Cds).Quali sono le vittime sacrificali di questa particolare pandemia?Naturalmente i ciclisti ed i pedoni quando attraversano la strada.Le forze dell’ordine dovrebbero avvalersi delle nuove tecnologie come l’Autovelox anti-cellulare(Foto 13),una sorta di telecamera che fotografa il conducente e la targa del mezzo.In nostro aiuto,in caso di distrazione del motorizzato,potrebbe essere inserito nell’auto (obbligatorio entro il 2022), il radar a corto raggio (tipo Continental Right-Turn Assist-Euro NCAP(Foto).
    3 Usare il sistema Tudor SICVE anche fuori delle autostrade per controllare il superamento dei limiti di velocita’(Art.142 CdS).Tante strade nazionali,provinciali ne avrebbero proprio bisogno per tratti di 10-25 km.Gli altri sistemi sono intercettabili.I motorizzati rallentano in loco e poi vanno come fulmini.
    4 Coinvolgere il medico di famiglia per certificare lo stato di salute del motorizzato in occasione del conseguimento e del rinnovo della patente di guida.Noi ciclisti siamo in balia di persone aggressive,depresse,euforiche,frettolose,malate ecc. che solo il medico di famiglia conosce.Invece,in occasione del conseguimento-patente,il richiedente,autocertifica il suo stato fisico riempiendo un modulo pre-stampato. Le cause di tanti incidenti si vengono a conoscere solo dopo l’evento,circostanze imprecisate, che sarebbe stato meglio prevenire.
    5 Controllare la sosta selvaggia anche nelle strade metropolitane attraverso lo Street Control.Superare un mezzo in sosta vietata significa far esporre il ciclista all’investimento delle auto piu’ veloci provenienti dalla corsia del sorpasso.
    6 L’Educazione stradale ai giovani è un dovere sociale .Nell’uso della bicicletta c’è tutto quello che i giovani desiderano:divertirsi in equilibrio su due ruote,superarsi a velocita’,viaggiare e sognare mondi diversi.Le scuole,le associazioni ciclistiche,le famiglie ben pensanti, fanno del loro meglio nell’eta’ della fanciullezza(Foto 14) poi,con l’adolescenza,tutto si disperde.Poco sport,raramente agonistico e via,incapsulati nelle minicar,a fare i grandi.
    Peccato,perche’ l’attivita’ agonistica,con le sue regole,le sue gioie e dolori,avrebbe facilitato lo sviluppo fisico e psichico di tanti ragazzi.
    Perche’ non ripartire dai CICLODROMI nelle grandi citta’(Foto 15-16)?Questi impianti polivalenti con un circuito ciclistico asfaltato di 2.000 mt, chiusi al traffico motorizzato,sono la chiave di volta per entusiasmare i giovani annoiati delle periferie.
    Prof.Sergio Mattarella,Dott.Mario Draghi,Vi preghiamo di dare seguito alle nostre proposte trasmettendole alle Commissioni parlamentari,alle Regioni , per gli approfondimenti del caso.
    Naturalmente,i Comitati Regionali della Federazione Ciclistica Italiana,si metteranno a disposizione per ogni approfondimento in materia.
    Nel ringraziarVi per la disponibilita’ del Vostro prezioso tempo,invio distinti saluti.

    Gianfranco Di Pretoro
    Federazione Ciclistica Italiana Lazio
    Responsabile Piste Ciclabili e Sicurezza
    Ordine dei giornalisti di Roma n.164681
    Allegate n. 16 Foto

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