Italia, Juan Pablo Valencia dà la sua versione: “Un malinteso, non sono un narcotrafficante”

Juan Pablo Valencia si difende. Nelle scorse settimane era stata data la notizia che l’ex corridore del Team Colombia fosse stato arrestato per traffico di droga, ma secondo quanto ora spiega lui stesso si tratterebbe di un clamoroso malinteso. Malgrado fonti locali continuino a sostenere questa tesi, il 31enne colombiano smentisce tutto e vuole fare chiarezza su una accusa che ritiene completamente ingiusta e soprattutto profondamente lesiva della sua immagine pubblica (cosa effettivamente comprensibile nel caso quanto emerso e pubblicato a livello mondiale fosse sbagliato).

“Se fossi un narcotrafficante dovrei pagare una condanna dagli otto ai venti anni, ma sono già uscito di prigione”, spiega a El Tiempo. L’ex ciclista professionista conferma di essere stato arrestato quel giorno, ma per una questione completamente diversa, che riguarda la patente di guida. “Qui bisogna studiare per cambiare la patente, non è qualcosa che si fa rapidamente e io non avevo alcun permesso per poter guidare una macchina – aggiunge – Per questo mi hanno arrestato e portato in prigione”.

Classe 1987, Valencia spiega dunque che si tratta solamente di “un malinteso” e che non è stato lui ad essere stato arrestato in quei giorni con l’accusa di spaccio di droga. “Voglio fare chiarezza – aggiunge – La macchina è a mio nome e l’hanno sequestrata, ma in Italia io lavoro e sto facendo il secondo livello per il corso di direttore sportivo. Non so come è venuta fuori questa storia della droga”.

Ci auguriamo davvero la versione di Juan Pablo Valencia venga confermata dai fatti, con a questo punto l’unica ipotesi plausibile che sembra essere quella dello scambio di persona, e che la questione si possa chiudere al più presto restituendogli la dignità che chiede.

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