Belgio, tribunale dà ragione a una ciclista transgender contro l’UCI: può partecipare alle corse femminili

La giustizia belga dà ragione a una ciclista transgender contro l’UCI che ora potrà partecipare alle competizioni femminili. Secondo il tribunale di primo grado di Bruxelles, il regolamento dell’Unione Ciclistica Internazionale che esclude “de facto” le donne transgender dalle competizioni femminili è discriminatorio.  Come riporta RTBF, a questa ciclista belga veniva negata da due anni la licenza per partecipare al circuito Élite femminile a causa della sua identità transgender. Il problema era nato a seguito dell’inasprimento delle regole relative alla partecipazione degli atleti transgender alle competizioni internazionali che l’UCI aveva adottato nel luglio del 2023, momento a partire dal quale la partecipazione delle atlete transgender che hanno effettuato la transizione dopo la pubertà (maschile) è vietata in tutte le categorie.

Una regola che la ricorrente ha deciso di contestare in tribunale, sostenuta da IEFH (Istituto per l’Uguaglianza tra Uomo e Donna, organismo federale che lotta contro le discriminazioni di genere), sostenendo che “nessuna donna transgender effettua una transizione medica prima della pubertà maschile” e che pertanto il criterio adottato dall’UCI sarebbe “di fatto a una pura e semplice esclusione degli atleti transgender”, parere che il tribunale belga sembra aver recepito e condiviso.

“In un’ordinanza emessa in sede di procedimento sommario il 10 luglio . spiega il quotidiano belga – il tribunale ha ritenuto che le nuove regole stabilite dall’UCI costituiscano effettivamente una discriminazione vietata. Secondo la sentenza, non è scientificamente provato che esista un problema di equità sportiva nelle competizioni ciclistiche femminili”. Pertanto, oltre a dover ammettere l’atleta alle proprie competizioni con l’assegnazione della licenza, “l’UCI è inoltre condannata a versare 3900 euro di risarcimento morale alla ciclista lesa”.

L’UCI può ovviamente presentare ricorso contro questa decisione del tribunale belga, ma potrebbe essere un primo passo verso una modifica del regolamento e la necessità di trovare altre forme che permettano di tutelare tutte le parti in causa. Ad ogni modo, anche in caso di ricorso dell’UCI, in attesa del prossimo eventuale grado di giudizio, la ciclista (e solo lei visto che la sentenza riguarda solo lei, non altre atlete) può correre nella categoria femminile.

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