Pagelle Mondiali Zurigo 2024: Pogačar alieno, O’Connor sorprendente e Van der Poel una garanzia – Sotto le aspettative Evenepoel e male gli azzurri

Tadej Pogačar (Slovenia), 10 e lode: Impossibile trovare anche solo una pecca alla prestazione del neo campione del mondo. Decide di attaccare quando mancano ancora 100 chilometri alla conclusione, quando tutti pensano che sia una follia, e non contento saluta tutta la compagnia ai -50 e si avvia verso il traguardo con una cavalcata trionfale. La vittoria di oggi è la dimostrazione che al momento nessuno al mondo è in grado di avvicinarsi allo strapotere dello sloveno, che l’anno prossimo potrebbe già puntare al bis. Spaziale.

Ben O’Connor (Australia), 9: Non era tra i grandi favoriti della vigilia, ma all’australiano, così come successo anche recentemente alla Vuelta, piace regalare sorprese e allora ecco che, a due chilometri dalla conclusione, un perfetto attacco da finisseur gli consegna un argento quasi insperato alla vigilia. Sulla carta c’erano parecchi corridori più adatti di lui su questo tracciato, ma la furbizia tattica e le ottime gambe viste anche al GT spagnolo sono state le chiavi che gli hanno permesso di ottenere un altro piazzamento di primissimo livello in questa stagione.

Mathieu Van Der Poel (Paesi Bassi), 9: Ancora una volta, il neerlandese si dimostra tra i più forti in occasione dei grandi eventi. Molti lo davano per spacciato alla vigilia considerando il percorso troppo difficile per le sue caratteristiche, ma Van Der Poel risponde con un’altra grande prestazione e un’altra medaglia iridata. Un Pogacar impressionante e l’attacco di O’Connor lo privano dei metalli più preziosi, ma l’essere arrivato insieme a molti dei migliori scalatori al mondo dimostra la grandezza della prova del campione uscente.

Toms Skujiņš (Lettonia), 8,5: Nonostante l’amarezza del quarto posto, il lettone è stato uno dei migliori della gara di oggi. Sempre ben posizionato e pronto ad attaccare e a rispondere agli attacchi, il 33enne si conferma, dopo lo scorso anno, uno dei migliori in questo genere di corse di un giorno. A Glasgow era stato ottavo, oggi migliora di parecchio piazzandosi quarto e regalando un’altra grande soddisfazione alla sua nazione.

Marc Hirschi (Svizzera), 7: Il beniamino di casa era attesissimo sin dalla vigilia dopo una seconda parte di stagione costellata di vittorie. Prova in diverse occasioni ad attaccare e a fare la differenza, ma la stanchezza, unita ad un gruppo inseguitore ancora abbastanza folto, non gli permettono di guadagnare vantaggio in solitaria. Nel finale paga gli sforzi dei precedenti 273 chilometri e non riesce neanche a dire la sua nella volata per il terzo gradino del podio. Tiene alti i colori svizzeri, ma manca quel qualcosa in più per rendere la giornata gloriosa.

Ben Healy (Irlanda), 7: Come da sua tradizione, l’irlandese è generosissimo ed è sempre pronto ad attaccare o a lanciarsi all’inseguimento di altri corridori ma, all’inseguimento di Pogacar assieme a Skujins per tanti chilometri, spende molte energie che negli ultimi chilometri gli costano la possibilità di sprintare per il podio. Rimane sempre uno dei corridori più attivi del gruppo, ma forse dovrebbe gestire un po’ meglio i suoi sforzi per i momenti più importanti.

Bauke Mollema (Paesi Bassi), 7: L’esperto corridore neerlandese è una garanzia per Mathieu Van Der Poel, supportandolo per gran parte della corsa e anche per un lungo periodo dopo l’attacco di Pogacar e l’inizio delle grandi ostilità. Mai veramente in corsa per un piazzamento di rilievo, il nativo di Groningen si sacrifica fino all’ultima energia per il suo capitano, aiutandolo a conquistare il podio. Alla fine sul traguardo è 12°, una buona ricompensa per le fatiche di giornata.

Jan Tratnik (Slovenia), 7: Così come Mollema per Van der Poel, Tratnik è lo scudiero perfetto per Tadej Pogacar. Allunga sul gruppo alcuni chilometri prima che lo faccia il suo capitano e poi si fa trovare pronto per una lunghissima, decisiva tirata nel tratto pianeggiante che anticipava le salite decisive durante il giro dell’allungo dello sloveno. Da quel momento può avviarsi al traguardo con la consapevolezza di aver aiutato il suo compagno e amico nel compiere un’impresa. Una garanzia.

Quinn Simmons (Stati Uniti), 7: Nella parte centrale di gara prova a fare la differenza, ma sceglie il momento meno adatto e si ritrova a dover lottare per tenere la ruota di Pogacar. Dopo aver fallito nella sua missione ritorna nel gruppo inseguitore e prova a collaborare, senza successo, nel tentativo di rimonta. Alla fine però si dimostra il più forte dei suoi connazionali riuscendo anche a conquistare una top-10 (9° posto), che fa ben sperare dopo una stagione in cui è rimasto fermo da marzo ad agosto. I suoi 23 anni gli permettono di poter pensare con positività al futuro, magari per conquistare qualche piazzamento anche sul podio.

Remco Evenepoel (Belgio), 6,5: Nonostante dia tutto, il quinto posto finale non può essere considerato un risultato positivo per il fuoriclasse belga, che manca l’appuntamento con la doppietta cronometro-prova in linea. Non riesce a rispondere immediatamente al primo attacco di Pogacar, forse anche considerandolo troppo prematuro, ma anche quando è lui stesso in prima persona a provare a fare la differenza non riesce effettivamente mai a creare un gap con tutti gli altri. Nel finale sembra un po’ pagare gli sforzi fatti e l’arrivo in volata lo costringe ad accontentarsi del quinto posto, rimandando così l’appuntamento con il secondo titolo mondiale.

Enric Mas (Spagna), 6,5: Un buon ottavo posto per lo spagnolo che, pur senza mai mettersi davvero in mostra, lotta e riesce sempre a rimanere insieme ai migliori e a conquistare una soddisfacente top-10. Un po’ come tutta la nazionale spagnola non spicca particolarmente, rimanendo spesso nelle retrovie, senza quasi provare degli allunghi che, forse, considerando le sue deficitarie doti in volata, avrebbero potuto farlo beneficiare dell’effetto sorpresa.

Romain Bardet (Francia), 6,5: L’esperto corridore francese riesce a salvare, almeno in parte, la spedizione transalpina ai mondiali svizzeri. Dopo la sfortunata caduta e il conseguente ritiro di Julian Alaphilippe (s.v.) la nazionale francese si ritrova senza un vero e proprio capitano e, nonostante il coraggioso tentativo di Pavel Sivakov (6) di restare a ruota di Pogacar, alla fine si deve accontentare del decimo posto di Bardet. Il talento ai francesi non manca, ma sicuramente serve più attenzione a livello tattico se si vogliono ripetere i successi degli anni passati.

Oscar Onley (Gran Bretagna), 6: Il nativo di Kelso è l’unico a salvarsi di una deludentissima nazionale britannica. Prova a dire la sua quando inizia la fase calda della gara, trovandosi anche per un breve tratto nel gruppo con i migliori alla caccia dell’alieno sloveno. Arrivati negli ultimi chilometri paga però gli sforzi delle ore precedenti e si trova costretto a cedere, giungendo al traguardo a quasi 4′ dal vincitore. Non doveva essere lui il capitano alla vigilia, ma comunque non sfigura quando rimane da solo a rappresentare il Regno Unito.

Matteo Jorgenson (Stati Uniti), 5: Sembra essere della partita quando, poco dopo l’attacco di Pogacar, è tra i più attivi nel cercare di formare un gruppetto per lanciarsi all’inseguimento dello sloveno. Passato quel tratto di gara però, forse anche complice il chilometraggio, sparisce e non riesce più a farsi vedere nel gruppetto dei migliori. Alla fine la classifica recita 34° posto, decisamente poco per uno dei corridori con più aspettative della vigilia. Forse quella di oggi è stata semplicemente una giornata no, ma da lui ci si aspetta decisamente di più.

Adam Yates (Gran Bretagna), 5: Totalmente assente dal vivo della gara quando arrivano i chilometri decisivi il britannico sembra essersi presentato al via della prova iridata solo per partecipare ma senza neanche voler provare a dire la sua. Discorso simile per il fratello Simon Yates (5) che termina ancora più indietro in classifica ad oltre 12 minuti dal vincitore. Difficile spiegarsi una prova così anonima per due dei migliori scalatori in circolazione.

Belgio, 5: La selezione belga si presentava alla vigilia come una corazzata con il solo compito di tenere la corsa chiusa fino a quando Evenepoel non decidesse di attaccare. Nel momento chiave della gara, all’attacco di Pogacar, la squadra guidata da Sven Vanthourenout ha cercato di essere di supporto al capitano ma, fatta eccezione per uno stoico Victor Campenaerts (6), in troppi non sono riusciti a dare il loro apporto alla causa. Viste le aspettative della vigilia questa gara non può che essere considerata deludente, ed un’altra occasione persa per una delle nazionali, sulla carta, più forti al mondo.

Tom Pidcock (Gran Bretagna), 4,5: Difficile commentare la prova del britannico, che non è mai neanche vicino ai migliori. Quando la corsa entra nel vivo sparisce dalle inquadrature e scivola nelle retrovie, concludendo la prova con un anonimo 57° posto, ad oltre 12′ da Pogacar. Da un fuoriclasse come Pidcock è lecito aspettarsi altro, ma forse il percorso di oggi era troppo duro anche per provarci.

Juan Ayuso (Spagna), 4,5: Continua il periodo no del giovane spagnolo. Dopo i ritiri da Delfinato e Tour e prove deludenti anche alle Olimpiadi, la prova di oggi certifica la totale assenza di condizione del catalano, che non riesce a reggere il cambio di ritmo nel momento dell’attacco di Pogacar e prosegue così la sua prova nell’anonimato, arrivando al traguardo in 26ª posizione. In passato il nativo di Barcellona ha dimostrato di poter essere in grado di ottenere risultati decisamente migliori, ma dovrà riprendersi in fretta.

Italia, 4: Gara totalmente insufficiente per gli azzurri di Daniele Bennati. Verso metà gara è Mattia Cattaneo (6) a cercare di farsi vedere, ma quando la corsa entra nel vivo gli azzurri non riescono minimamente a dire la loro. Le uniche eccezioni sono Andrea Bagioli (6) che per qualche chilometro sembra anche riuscire a tenere il ritmo di Pogacar, e Giulio Ciccone (6) che prova un paio di scatti e rimane nel gruppo inseguitore fino ai -50 circa, quando anche lui è costretto ad alzare bandiera bianca. Alla fine al traguardo il migliore è proprio l’abruzzese, che però non va oltre il 25° posto, decisamente troppo poco per una delle nazionali di “élite” del ciclismo.

Pello Bilbao (Spagna), s.v.: Sulla carta il percorso di oggi ben si addiceva alle caratteristiche del basco, che però poco dopo metà gara cade ed è costretto a ritirarsi per le conseguenze dell’incidente. Rimane il dubbio su cosa avrebbe potuto fare lo spagnolo anche se, contro questo Pogacar, è difficile immaginarsi qualcosa in più di un piazzamento.

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