Mondiali Zurigo 2024, gli organizzatori riguardo la morte di Muriel Furrer: “È l’UCI a fare le regole”

La morte di Muriel Furrer ai Mondiali di Zurigo 2024 è un argomento doloroso per tutti. Per la sua famiglia, per i suoi amici e conoscenti. E tra coloro che ne sono stati molto colpiti ci sono ovviamente gli organizzatori dell’evento, pronti a prendersi le loro responsabilità se le indagini della polizia dovessero far emergere che la tragedia avvenuta alla ciclista svizzera si poteva evitare con delle accortezze da parte loro. Il dibattito sulla sicurezza si è nuovamente animato dopo quanto successo al momento e il comitato organizzativo della rassegna iridata sembra guardare all’UCI, sottolineando di aver ottemperato alle loro richieste e regolamentazioni.

Il Project Manager Daniel Rupf e il direttore Olivier Senn sono intervenuti in una conferenza stampa per spiegare la loro posizione riguardo quanto successo e riguardo ai grandi interrogativi che sono ormai sulla bocca di tutti. Cosa si poteva fare per evitare la caduta e perché Muriel Furrer è rimasta circa 90 minuti da sola prima che qualcuno la trovasse e le prestasse soccorso.

Secondo l’organizzazione si tratta innanzitutto di una sfortunata combinazione di circostanze. Sottolineando di aver rispettato le norme di sicurezza richieste dall’UCI, anche per quanto riguarda gli adeguamenti richiesti dalle condizioni climatiche, il comitato organizzativo fa notare come “migliaia di ciclisti e cicliste hanno affrontato quella discesa senza cadere. C’è stata una sola caduta, purtroppo dall’esito tragico”. Non per questo vogliono tirarsi fuori e “se le indagini delle autorità dimostreranno che siamo responsabili, ce ne assumeremo la responsabilità”, ribadisce Senn, secondo quanto riportato dal quotidiano elvetico Blick, che si sta occupando in maniera molto approfondita della questione.

Oltre all’assenza delle radioline, che non potremo forse mai sapere realmente se avrebbero potuto salvare la povera Muriel nel caso in cui le avesse avute a disposizione visto che non sappiamo se era in grado di chiedere aiuto, un argomento importante è la localizzazione dei corridori tramite GPS. Nella corsa donne jrs non c’erano GPS a disposizione delle atlete, che avevano solo un transponder sulle proprie bici (il che permette di sapere che la Furrer è passata una prima volta al traguardo e che non c’è più transitata, ma non dà alcuna indicazione su quel che succede nel mezzo). Un GPS avrebbe invece permesso di tracciare la posizione di ogni atleta in tempo reale, segnalando, ad esempio, anche quando un atleta è fermo (nel qual caso sarebbe possibile far scattare automaticamente un sistema di allerta).

“Ma non ci sono condizioni imposte dall’UCI per quanto riguarda la localizzazione GPS” – risponde Seen al riguardo – È l’UCI che stabilisce le regole. Abbiamo già fatto sapere che dobbiamo ancora parlare al riguardo. Spero che questo cambierà qualcosa nel ciclismo. Sono già morti troppi corridori”.

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