UAE Emirates XRG, Tadej Pogačar ripercorre il suo storico 2024: “La Liegi è stata importantissima, dopo il Giro ho capito che avrei potuto riuscire nella doppietta”
Il 2024 di Tadej Pogačar è senza dubbio un anno che rimarrà nella storia del ciclismo. Le vittorie a Giro e Tour, le due monumento conquistate (Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia) e il trionfo del mondiale di Zurigo sono un unicum nella storia di questo sport e sarà difficile per chiunque anche solo pensare di potersi avvicinare a dei risultati di questo calibro. La persona che ha vissuto forse con meno enfasi tutti questi successi è però, paradossalmente, proprio il fuoriclasse sloveno che è già duramente al lavoro per preparare il 2025.
Prima di voltare definitivamente pagina e di aprire il capitolo della prossima stagione, il nativo di Klanec si è però concesso per una lunga intervista a Sky in cui ha ripercorso dall’esordio alle Strade Bianche fino al culmine del Giro di Lombardia tutte le tappe che hanno composto la sua stagione: “La vittoria alle Strade Bianche è stata importante perché è stata quella che mi ha dato la conferma che avevo fatto un buon lavoro durante l’inverno, ma per me ha avuto un’importanza particolare la Liegi-Bastogne-Liegi. Due anni fa Urska perse sua mamma poco prima della gara e decidemmo insieme di tornare a casa e di non partecipare, lo scorso anno sono caduto mentre quest’anno sono finalmente riuscito a vincere per dedicare il successo alla mamma di Urska, è stata una bella sensazione”.
Proprio la Doyenne è stata, nel 2023, il momento cardine che ha visto prendere una piega negativa alla stagione di Pogačar. La frattura alla mano rimediata in quella occasione, infatti, ne ha condizionato i mesi successivi, culminati con la cocente delusione del Tour de France e della grande crisi in occasione della tappa di Courchevel: “Sono stati due momenti molto importanti, non solo per questa stagione ma in generale per la mia carriera. Ho imparato moltissime cose nuove su me stesso e ho vissuto esperienze nuove quando lo scorso anno mi sono rotto la mano. Ho perso il Tour perché l’infortunio non mi ha permesso di arrivare al meglio della forma. Grazie a queste esperienze ho fatto tanti passi avanti e sono riuscito ad arrivare nella migliore condizione possibile in questa stagione”.
Dopo le classiche di inizio stagione l’attenzione del classe 1998 si è spostata sui Grandi Giri, e sul tentativo di doppietta Giro-Tour che mancava dal 1998. Alla partenza da Venaria Reale il 26enne ha inoltre fatto il suo esordio nella Corsa Rosa: “L’Italia per me è speciale e credo che per tutti i corridori sloveni il ciclismo italiano rappresenti un punto di riferimento. È un paese con cui siamo legati e siamo abituati a gareggiare in Italia sin da quando siamo piccoli ed inoltre ci alleniamo qui molto spesso. Per me l’Italia rappresenta quasi una seconda casa. Al Giro inoltre sono rimasto molto sorpreso dell’affetto e del calore del pubblico nei miei confronti. Tutti i giorni, anche nelle tappe più lunghe, c’era tantissima gente per strada e un sacco di loro urlavano il mio nome. È stato fantastico. E lo stesso è successo anche al Giro dell’Emilia nonostante la pioggia”.
Subito dopo i festeggiamenti per la conquista della Maglia Rosa le attenzioni si sono spostate sul Tour, con il mese tra l’arrivo di Roma e il Grand Départ di Firenze che è stato fondamentale anche a livello psicologico per ricaricare le batterie e per acquisire consapevolezza: “L’accoppiata Giro-Tour era il mio piano. Quando ho visto che al Giro tutto è andato come volevamo ho capito che se fossi riuscito a recuperare bene le energie sarebbe stato possibile riuscire nell’impresa. Dopo il Giro sono riuscito a rilassarmi qualche giorno con Urska e poi abbiamo ripreso ad allenarci duramente insieme. In quei giorni ho realizzato che era possibile arrivare al Tour in buona condizione e quindi vincerlo“.
E come se non bastasse dopo il la Grande Boucle e la sofferta decisione di rinunciare alle Olimpiadi di Parigi, Pogačar è riuscito a presentarsi in condizione eccellente anche a Zurigo dove, dopo un incredibile attacco di oltre 100 chilometri, si è laureato Campione del Mondo: “Dopo il Tour ho dovuto decidere in pochi giorni se andare alle Olimpiadi o iniziare la preparazione per il Mondiale. Ho scelto di non ammazzarmi a livello fisico per essere a Parigi ma ho preferito rilassarmi e poi concentrarmi al 100% su Zurigo. Sapevo che con la condizione di quest’anno avrei avuto una grande occasione di diventare Campione del Mondo”.
In conclusione, nel tirare le somme della sua stagione, lo sloveno ha voluto anche ringraziare la sua compagna Urska Zigart, da lui stesso definita “importantissima” sia come fidanzata che come motivatrice in uno sport che richiede sempre tantissimo sforzo. E per il futuro? Forse ora è troppo presto per dirlo, ma sicuramente c’è una gara che Pogačar ha già messo da tempo nel mirino: “La Milano-Sanremo. Ovviamente non è un obiettivo per cui lavori tutto l’anno, ma voglio affrontarla con le giuste motivazioni e credendo in me stesso. Voglio provarci ogni anno, chissà che prima o poi io non riesca a vincerla. Anche se non dovesse succedere in ogni caso non sarà un problema. La Roubaix invece non l’ho mai provata, ma non è una gara adatta a me. Forse è considerata più iconica, ma per me sono sullo stesso livello”.
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