Spagna, il digiuno nei GT tocca quota 96 tappe

L’Italia si preoccupa per il futuro, ma anche la Spagna non sorride. Se il paese iberico ha una tradizione importante, ma meno delle grandi nazioni del ciclismo, era ormai diventata una realtà tra le più vincenti del panorama internazionale, con la sua generazione d’oro che ha visto, dopo i fasti di Miguel Indurain negli anni 90, i vari Carlos Sastre, Alberto Contador, Samuel Sanchez, Joaquin Rodriguez e Alejandro Valverde regalare le soddisfazioni più grandi negli ultimi venti anni. Attorno a loro un nutrito numero di corridori di spessore che hanno dato densità e costanza ad un movimento che per molti anni è stato ai vertici delle classifiche mondiali. Con ormai Alejandro Valverde prossimo al ritiro e molti comunque non più giovanissimi come i vari Luis Leon Sanchez o i fratelli Herrada e Izagirre, tutti sopra i trenta, gli ultimi anni si sono fatti più difficili e dalla Spagna rimbalza così un dato che di certo non fa sorridere.

Dopo aver concluso anche il Giro d’Italia 2022 senza vittorie, i ciclisti spagnoli portano così a 96 tappe consecutive il digiuno nei GT, con l’ultimo trionfo che risale ormai alla sesta tappa della Vuelta a España 2020, quando a vincere fu Ion Izagirre. Da allora più niente, con quattro grandi giri consecutivi senza successi. Alla Corsa Rosa la vittoria manca inoltre dal 2019, quando fu Pello Bilbao a conquistare la 20ª tappa, mentre al Tour de France bisogna ormai risalire al 2018, cno il trionfo di Omar Fraile. Numeri senza precedenti nella storia recente del ciclismo spagnolo, che peraltro quest’anno non è ancora mai riuscito a vincere nella massima categoria fuori dai confini nazionali visto che i tre successi sono tutti arrivati al Giro dei Paesi Baschi. Si sta facendo inoltre anche abbastanza lunga l’attesa per tornare a vincere un GT visto che l’ultimo fu Alberto Contador, al Giro 2015.

D’altro canto, le nazioni storiche del ciclismo stanno più o meno tutte facendo fatica ed è naturale che con l’aumentare del bacino di utenza diminuisca la percentuale di successi che arrivano da quello che un tempo era il bacino più grande. Bisogna ovviamente fare i conti con tutte le nazioni emergenti (Colombia e Slovenia ormai a livello sistematico, ma ormai i grandi talenti arrivano da ovunque, con anche l’Africa che arriva finalmente ad imporsi). E comunque, a ben vedere, la Spagna di certo non è tra quelle messe peggio visto che ci sono giovani di grandissime prospettive, partendo da Juan Ayuso e Carlos Rodriguez, che possono sperare di avere un ruolo di primo piano negli anni a venire.

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