Soudal-QuickStep, il talento 19enne Paul Magnier pronto all’esordio nel WorldTour: “Mi piacerebbe essere un corridore da Classiche”

Paul Magnier pronto all’esordio nel professionismo. Dopo aver disputato il 2023 con la maglia della formazione continental Trinity Racing, il corridore francese ha firmato un contratto triennale con la Soudal-Quick Step. Il classe 2004 ha ottenuto buoni risultati nell’ultima stagione, nonostante la mononucleosi abbia condizionato diversi mesi dell’anno, come il 16° posto nella classifica generale del Tour du Limousin e il 20° posto del Tour of Britain, non sfigurando nel confronto con i professionisti. Per il 2024 è pronto a mettersi in gioco nel WorldTour cercando di crescere il più possibile e di ottenere buoni risultati.

“I miei contatti con la Soudal risalgono al mio secondo anno da Junior – spiega Magnier a Directvelo Ho poi svolto gli stage con loro a dicembre e gennaio. Ma non ho firmato subito, perché avevo dei dubbi tra team di sviluppo o WorldTour. Poi mi sono ammalato e questo ha ritardato tutto. Mi sono detto che avrei fatto un anno di sviluppo, poi due anni di WorldTour , ma infine, ho pensato che sarei potuto passare direttamente al World Tour. Avevo già firmato per il 2025 e il 2026. Per il 2024 ho firmato a metà novembre […] Ed è stata l’unica squadra che ha continuato a fidarsi di me durante la mia mononucleosi. Ogni settimana ricevevo una chiamata, o un messaggio, da Alaphilippe. Mi ha scaldato il cuore e ho sentito che si fidavano di me e nonostante l’inizio di stagione mediocre che ho avuto, volevano comunque ingaggiarmi. Ha avuto un ruolo nella mia scelta”.

Magnier ha svolto uno stage con la formazione belga che gli ha permesso di conoscere gli altri corridori e l’organizzazione interna del team. “Adoro quando tutto è lineare, quando tutto è professionale e durante il mio stage ho visto che era proprio così e  posso contare sull’esperienza di tutta la squadra, dello staff – aggiunge – Sanno come vincere le grandi gare. È davvero un onore entrare a far parte di questa squadra, hanno una grande storia nel ciclismo”.

Il classe 2004 sottolinea l’importanza dello stage effettuato con il team perché “ha permesso di vedere dove ero fisicamente e ho anche visto come funzionavano”, potendo così “prendere coscienza di alcuni aspetti”. Inoltre, “a livello relazionale ha permesso di iniziare ad integrarsi”, anche grazie al fatto di parlare un buon inglese. Durante l’anno si è così recato ad alcune corse per vedere i suoi futuri compagni, che lo hanno riconosciuto dandogli un ulteriore senso di appartenenza. “Sono tutti super gentili – prosegue – Sono belgi, parlano molto (ride, ndr). Sarà speciale correre con Alaphilippe e con Evenepoel, di cui ammiro il lavoro. Sarà strano per me correre con le grandi star che guardiamo in TV”.

Il 2023 del transalpino è stato condizionato dalla mononucleosi che ha compromesso i risultati, ma nonostante la malattia e il contratto già firmato ha cercato di fare del suo meglio per dimostrare le sue qualità alla squadra. “All’inizio della stagione sapevo già che ci sarei andato l’anno prossimo ma questo non ha cambiato molto i miei piani perché volevo fare risultati. Non volevo arrivare al World Tour senza risultati. Volevo dimostrare di cosa ero capace e mi sono messo sotto pressione”.

Un atteggiamento forse esasperato che che ritiene possa essere causa della sua malattia. “Ho pedalato come un matto, rispetto a quanto fatto nella categoria junior, i carichi di lavoro che mi sono inflitto tra i dilettanti erano tutt’altro…  Ho fatto degli errori. Ad esempio, tra i vari ritiri ho continuato a pieno ritmo, quando avrei dovuto riposarmi. È un errore giovanile, ma anche il mio allenatore mi ha detto di calmarmi, ma non lo ascoltavo più di tanto. Almeno mi ha permesso di imparare, non lo farò più. E preferisco che accada ora piuttosto che nel WorldTour, dove le aspettative sono diverse”.

In un anno difficile, il 19enne ha “deciso di mettere da parte la scuola per ora”, riuscendo così “a restare più fresco”, anche mentalmente, ma non è stata una decisione semplice “smettere quando non ero veramente professionista”. Consapevole comunque della necessità di avere un’altra opzione ha mantenuto aperto un percorso scolastico, fosse “anche solo per vedere qualcosa di diverso dal ciclismo” per cui quest’anno si è iscritto all’università, facoltà di Scienze e Tecniche delle Attività Fisiche e Sportive. Al primo posto attualmente resta comunque il ciclismo: “Vedremo come va. Non mi metto pressioni per la scuola, mantengo tutta la mia motivazione per il ciclismo”, precisa colui che ammette di non sapere ancora esattamente che tipo di corridore sia.

“Per il momento mi sto un po’ scoprendo ma mi considero uno scattista e velocista in piccolo gruppo, ma mi piacerebbe andare un po’ più forte in salita – prosegue – A fine stagione volevo fare un bel risultato nel Lombardia U23 ma non ero al meglio e quindi non è andata come previsto. Tra gli jrs andavo benino in salita, e mi piacerebbe fare altrettanto nel WorldTour. Quest’anno non ho avuto davvero l’opportunità di ottenere grandi risultati in montagna. Vado bene in allenamento, ma in gara è sempre diverso. Vedrò l’anno prossimo”.

Ennesimo talento figlio della multidisciplinarietà, sottolinea l’importanza della MTB nel suo percorso: “Sento che le mie qualità vengono da lì. Non appena la gara si complica, faccio bene, ma in uno sprint di massa, dopo una giornata facile, non ho ancora la posizione e la forza necessarie per essere presente. Ma ci sto lavorando e lascio che le cose vadano come devono.  Non ho finito di crescere quindi aspetto, vedrò come va e ne parlerò con il mio allenatore. Ma sono ancora giovane, per ora preferisco tenere le porte aperte. Quello che mi piacerebbe essere è un corridore da Classiche, in gare molto lunghe e difficili e sono nella squadra giusta per questo. Hanno i corridori e il programma per questo tipo di gare”.

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