Lotto Soudal, Victor Campenaerts: “Ora sono un uomo da Classiche perché a crono non potevo essere campione del mondo. Il mio motore? Quello di una Panda”

Campenaerts spiega le motivazioni che l'hanno spinto a trasformarsi in uomo da Classiche o da grandi fughe da lontano

Victor Campenaerts racconta la sua transizione da cronoman a corridore da Classiche. In una lunga intervista a Cyclingnews, il corridore della Lotto Soudal, che questo fine settimana farà il suo debutto stagionale al weekend d’apertura delle Classiche, dopo una carriera in cui aveva ottenuto tante vittorie a crono e persino stabilito il Record dell’Ora (di cui è anche ora detentore, ma lui stesso non si aspetta di conservarlo a lungo), nel 2021 è stato protagonista più nelle prove in linea che nelle cronometro. Il classe ’91 ha individuato i due momenti chiave per questa sua transizione, con Filippo Ganna e Mathieu van der Poel che hanno indirettamente giocato un ruolo.

“Dal 2018 mi sono cominciato ad avvicinare al massimo livello a crono – ha spiegato – Due volte campione nazionale, due volte campione europeo, una vittoria alla Tirreno-Adriatico e un bronzo mondiale. Poi ho fatto il Record dell’Ora, che è stato una svolta nella mia carriera. In un certo senso ho raggiunto l’obiettivo che seguivo da quando avevo 13 anni, essere il migliore al mondo. In quel momento il livello delle crono stava salendo. Mi piace pensare di aver cambiato le crono perché ho curato dettagli che nessuno aveva mai curato prima. Diciamo che non sono un enorme talento, ma ho ottenuto il Record dell’Ora senza avere il miglior motore del gruppo. Poi nel 2019 e durante il lockdown tutti hanno cominciato a curare questi dettagli. Il mio prossimo obiettivo era diventare campione del mondo, ma era chiaro che sarebbe stato impossibile da raggiungere. Così ho pensato a quelle potesse essere per me la strada migliore per continuare a competere ad alto livello e ho pensato di non competere più con i migliori cronoman al mondo, ma di puntare alle gare in linea dove puoi creare degli scenari per vincere anche se non sei il più forte, specialmente nelle Classiche e con le fughe nei GT”.

Il trentenne ha poi raccontato di aver cominciato ad avvertire questa necessità di cambiamento alla Tirreno-Adriatico 2020: “È stata la crono. Una delle migliori che abbia mai fatto, ma anche una di quelle in cui ho avuto il distacco maggiore dal vincitore (nella fattispecie Filippo Ganna – ndr). L’anno prima avevo fatto una buona crono, di certo non la mia migliore, e avevo vinto, il che fa capire il livello. Tutte le crono successive sono andate più o meno allo stesso modo. […] Sono contento di aver avuto un 2020 meno divertente, perché mi ha permesso di reinventarmi. Sto correndo meglio e ottenendo ottimi risultati, e questo mi dà gioia, la stessa gioia di un bambino. Ho 30 anni, ma ora non la vedo solo come la mia professione”.

L’ex Qhubeka ha poi raccontato il momento in cui ha capito di poter essere un buon uomo da Classiche, ovvero alla scorsa Kuurne-Bruxelles-Kuurne: “Penso ancora all’attacco di Van der Poel sul Kanarieberg. Ero davanti, ma avevo un po’ paura ad andare con lui. […] Dopo Mathieu mi ha detto ‘eri lì, se mi avessi seguito di sicuro saremmo rimasti davanti’. Mi ha aperto gli occhi”.

L’ex campione europeo a crono ha poi spiegato le differenze di allenamento tra crono e Classiche (“la prima cosa è stata correre alzandomi dalla sella e poi stiamo provando a migliorare la resistenza, che è il punto in cui devo migliorare di più”) e poi ha paragonato il suo motore a quello di una Fiat Panda: “Non direi che il mio corpo o il mio motore siano scambiati. Mi descrivo ancora come una Fiat Panda. Alcuni corridori hanno una Lada, possono andare sempre, ma hanno un motore pesante che è difficile far salire di giri, la mia Panda invece può raggiungere anche 10000 giri a minuto. Il problema è che se lo fai troppo, una Panda poi la devi portare in garage per le riparazioni e lo stesso vale per il mio corpo. Insieme con il mio allenatore e il mio fisiologo stiamo mettendo a punto il motore. Lavoro con loro da quando avevo 13 anni e quindi sappiamo bene come reagisce il mio corpo, è come avere una Playstation”.

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