I Numeri del 2024 – Un anno da record: non solo Tadej Pogačar, Mark Cavendish entra nella storia del Tour, la Alpecin-Deceuninck in quella delle Classiche
In quella che è può essere considerata, una volta di più, l’Età dell’Oro del ciclismo moderno, il 2024 è stato un anno a dir poco spettacolare. Il panorama è cambiato di molto rispetto al 2023, quando l’allora Jumbo-Visma dominò in lungo e in largo la stagione dei Grandi Giri, vincendoli tutti e tre e firmando così un primato che, per ovvi motivi, non sarà mai più migliorabile. La scena se l’è presa, ancor più di quanto ha fatto in passato, Tadej Pogačar: lo sloveno è stato praticamente senza rivali in tutte le corse che ha affrontato, portando a termine un cammino perfetto e scrivendo così pagine di storia del ciclismo. Il campione della UAE Team Emirates ha vergato primati su primati, di cui abbiamo già dato ampio conto nelle scorse settimane. Il 2024 del ciclismo su strada, però, ha visto anche il coronamento di tanti altri record, oltre che di statistiche decisamente rilevanti.
Classiche di Primavera a tutta velocità
Secondo i dati circolati alla fine del ciclo delle Classiche di Primavera, su quelle strade non si è mai andati così veloci. Considerando Omloop Het Nieuwsblad, Kuurne-Bruxelles-Kuurne, Strade Bianche, Milano-Sanremo, E3 Harelbeke, Gent-Wevelgem, Dwars door Vlaanderen, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Freccia del Brabante, i corridori in gara hanno viaggiato su una media complessiva di 45,228 chilometri orari, numero che si stacca di molto rispetto a quello delle stagioni precedenti, come testimonia anche il paragone con il periodo compreso fra il 2005 e il 2019. Ovviamente, nel tema vanno comprese e soppesate variabili come le condizioni meteorologiche e gli eventuali cambi di percorso (che però spesso hanno portato a tracciati più esigenti rispetto al passato), ma la tendenza è evidente.
Nelle singole corse, almeno in quelle paragonabili negli anni per via di un percorso stabile o comunque soggetto solo a leggere modifiche, spicca il dato relativo alla Parigi-Roubaix, vinta, di nuovo, da Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck). L’allora campione iridato uscì dall’Inferno del Nord alla velocità media di 47,8 chilometri orari, migliorando il suo stesso primato, dell’anno prima, e staccando di 2 chilometri orari la media vittoriosa di Dylan van Baarle, fatta registrare al termine dell’edizione 2022.
Velocissima è stata anche la Milano-Sanremo 2024, la più rapida della storia. Al termine della Classicissima, vinta da Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), la media registrata è stata di 46,112 km/h. Così, è caduto un primato decisamente longevo, dato che la media più veloce di un vincitore della Sanremo apparteneva, fin dal 1990, a Gianni Bugno, che all’epoca chiuse con una velocità media di 45,802 km/h.
Alpecin-Deceuninck, stagione Monumentale
Proprio Philipsen e Van Der Poel hanno consentito alla Alpecin-Deceuninck di entrare nella storia del ciclismo dalla porta principale. I successi del belga alla Sanremo e del neerlandese a Fiandre e Roubaix sono infatti valsi una tripletta mai riportata da nessuno in precedenza. La formazione WorldTour belga è la prima a vincere tre Classiche Monumento in un’unica stagione. Van Der Poel, inoltre, ha imitato Fabian Cancellara, l’ultimo, prima di lui, a riuscire nella doppietta Ronde-Roubaix, firmata dallo svizzero nel 2013. VDP, peraltro, lo ha fatto indossando la maglia iridata, cosa che non riusciva a un corridore dal 1962, quando a farlo fu Rik van Looy.
Da rimarcare, sempre in chiave Alpecin-Deceuninck, anche la seconda doppietta consecutiva firmata nel velodromo di Roubaix, sempre grazie al duo Van Der Poel e Philipsen, che si sono classificati primo e secondo sia nel 2023 che nel 2024, sancendo una supremazia mai vista nelle edizioni precedenti.
Grandi corse di un giorno, (quasi) sempre quei tre…
Il 2024 è stato un anno particolarmente intenso, dato che, oltre alle “classiche Classiche” e ai Mondiali, il calendario prevedeva anche i Giochi olimpici di Parigi 2024. Ebbene, dei nove “titoli” in palio nel 2024, otto sono andati ai campioni più affermati di questo periodo, ovvero Tadej Pogačar, Mathieu Van Der Poel e Remco Evenepoel. Quest’ultimo ha portato a casa la storica doppietta olimpica, aggiungendovi anche il titolo iridato a cronometro, grazie alla vittoria nella prova di Zurigo 2024. Come detto, l’unico corridore capace di rompere questa egemonia è stato Jasper Philipsen, grazie al suo successo alla Sanremo.
Allargando il periodo di osservazione, la statistica è ancora più impressionante. Aggiungendo alla lista il 2023, la Sanremo di Philipsen rimane l’unica grande gara di un giorno non vinta da “quei tre”, che hanno quindi portato a casa 15 delle ultime 16 corse, fra Monumento, Mondiali e Giochi olimpici. Con il 2022, il campo si allarga leggermente, dato che in quell’anno si registrarono la Sanremo di Matej Mohorič, la Roubaix di Dylan Van Baarle e la cronometro iridata di Tobias Foss. Gli altri quattro grandi appuntamenti videro però i successi di Van Der Poel (Fiandre) e di Evenepoel (Mondiale in linea e Liegi) e Pogačar (Lombardia). Negli ultimi tre anni, quindi, su 23 grandi corse di un giorno, il neerlandese, il belga e lo sloveno se ne sono divise 19, un numero davvero pazzesco.
Mark Cavendish e il mitico 35
Finalmente ci è riuscito! Il 2024 è stato l’anno in cui Mark Cavendish è diventato a tutti gli effetti il recordman di vittorie di tappa al Tour de France, un primato che fino a pochi mesi fa condivideva con un certo Eddy Merckx. In quella che è stata la sua ultima partecipazione alla Grande Boucle il velocista in maglia Astana Qazaqstan è stato in grado di conquistare la sua volata numero 35 nella corsa a tappe più famosa del mondo. La vittoria che gli è valsa il primato solitario è arrivata il 3 luglio sul traguardo di Saint Vulbas, dove lo sprinter classe 1985 si è messo alle spalle specialisti del calibro di Philipsen, Kristoff, De Lie e Jakobsen.
Dopo aver tagliato la linea d’arrivo la gioia sul volto del 39enne britannico era davvero incontenibile, ma anche tutti i suoi avversari, nonostante la sconfitta sembravano essere in qualche modo contenti di poter essere partecipi di questo momento dal significato davvero storico. Era dal Tour 2021, edizione in cui era stato in grado di vincere quattro tappe e la sua ultima maglia verde della classifica a punti, che Cavendish era in cerca del tanto agognato sigillo numero 35. Ora finalmente ci è riuscito e lo sprinter dell’Isola di Man può (probabilmente) dire addio al ciclismo professionistico con un nuovo record da esporre nella sua bacheca personale.
UAE Team Emirates, non solo Pogačar
Trascinata dalle 25 perle di Pogačar, la UAE Team Emirates è stata protagonista di un’annata da sogno, che l’ha vista ottenere ben 81 successi e non andare troppo lontano dal record di 85 vittorie in un anno fissato dalla Columbia – HTC nel 2009, team più vincente dal 2000 a oggi. Se il fenomeno sloveno ha fatto la parte del leone, il resto della squadra non è comunque restato a guardare, tanto che altri 19 corridori (sui 30 che facevano parte della rosa) sono andati a segno almeno una volta, per un totale dunque di 20 uomini capaci di alzare le braccia al cielo quest’anno. Un numero che ha permesso alla formazione emiratina di superare un primato che resisteva da quasi un quarto di secolo, precisamente dal 2000, quando la Mapei riuscì a portare 19 atleti diversi alla vittoria.
Dopo il campione del mondo, i più vincenti nella rosa UAE sono stati Marc Hirschi e Brandon McNulty, capaci di portarsi a casa nove successi ciascuno, tra cui due corse di un giorno WorldTour come Clasica San Sebastian e Bretagne Classic (vinte dall’elvetico), ma sono degne di nota anche le sei affermazioni di Adam Yates e le quattro di Juan Ayuso, che hanno conquistato rispettivamente la classifica finale di Giro di Svizzera e di Giro dei Paesi Baschi. Tre le vittorie per gli esperti Diego Ulissi e Tim Wellens e altrettante per i giovani talenti Isaac Del Toro, Jan Christen, Antonio Morgado (tutti e tre neopro’) e Finn Fisher-Black, mentre si è fermato a due João Almeida. Infine, hanno contribuito al bottino anche Jay Vine, Nils Politt, Juan Sebastian Molano, Pavel Sivakov, Marc Soler, Domen Novak, Felix Großschartner e Filippo Baroncini, a dimostrazione dello spessore e della qualità della squadra mediorientale, capace di mandare a segno anche quei corridori che, solitamente, non rivestono il ruolo di capitano.
Doppietta storica per la Visma | Lease a Bike
Anche in un’annata decisamente poco fortunata e, per risultati, piuttosto lontana dai fasti del 2023, la Visma | Lease a Bike è riuscita comunque a far segnare un record ad entrare così nella storia. La formazione neerlandese è diventata infatti la prima squadra capace di conquistare, nella stessa primavera, la classifica finale di due delle gare a tappe più prestigiose del calendario, ovvero Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico, vinte rispettivamente con Matteo Jorgenson e Jonas Vingegaard. Due successi che sembravano far presagire un’altra stagione di altissimo livello per il team giallo-nero, che nei mesi seguenti ha invece dovuto fare i conti con più di una sfortuna a frenarne le ambizioni.
Lo statunitense, approdato in squadra all’inizio di quest’anno, è stato tra le note più positive del team e proprio nella gara a tappe transalpina ha messo in mostra le sue qualità portandosi a casa la vittoria finale davanti nientemeno che a Remco Evenepoel. Un successo costruito nella sesta tappa, dove è stato in grado di guadagnare un minuto sul belga, e poi finalizzato nella frazione finale, quando è stato l’unico a resistere alle accelerazioni del 24enne e, accontentandosi del secondo posto di giornata, è riuscito a strappare la maglia di leader a McNulty. Ben diversa la Tirreno di Vingegaard, che nelle due giornate altimetricamente più dure ha inflitto importanti distacchi a tutti gli altri e ha conquistato nettamente il Tridente di Re dei Due Mari, confermandosi tra i migliori corridori da corse a tappe del gruppo.
4000 metri a 60,212 km/h di media: Milan sul tetto del mondo
Chiudiamo questa rassegna con un record che non appartiene al ciclismo su strada, ma a quello su pista: parliamo ovviamente del nuovo primato mondiale dell’Inseguimento individuale, fatto segnare da Jonathan Milan nella finale dei Mondiali di Ballerup. Per la rassegna iridata, il classe 2000 friulano aveva puntato tutto su questa prova e, dopo aver chiuso al secondo posto le qualifiche alle spalle del giovanissimo e sorprendente Josh Charlton, proprio l’atto finale è un capolavoro di potenza e resistenza da parte del Toro di Buja, che parte subito fortissimo e dà tutto fino alla fine, sfrecciando a 60,212 km/h di media e fermando il cronometro in 3’59″153.
Oltre alla medaglia d’oro e al titolo iridato, resta così in Italia anche il record sui 4000 metri dopo che, per qualche ora, aveva preso la direzione della Gran Bretagna, con Charlton che nelle qualifiche aveva migliorato di più di due decimi il tempo fissato da Filippo Ganna due anni fa. Milan è stato in grado di limare un altro decimo e mezzo ed è così salito sul tetto del mondo, concludendo al meglio una stagione nella quale il 24enne si è affermato tra i migliori corridori italiani sia su pista che su strada.
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