Alpecin-Deceuninck, il vincitore della Zwift Academy 2024 Louis Kitzki chiude la carriera a 21 anni: “Dopo le morti di Drege e Privitera non riesco a reggere le corse”
In pochi mesi, Louis Kitzki è passato dall’entusiamo per l’approdo nel ciclismo dei “grandi” alla decisione di chiudere la sua carriera. Il 21enne tedesco aveva vinto il concorso Zwift Academy 2024, che gli aveva permesso così di entrare nell’organico della squadra di sviluppo della Alpecin-Deceuninck, con la prospettiva di passare poi professionista proprio con la squadra di Mathieu van der Poel e Jasper Philipsen. Da allora ai giorni più recenti aveva fatto le sue esperienze, fra gare giovanili e alcune puntate in appuntamenti da professionisti; nell’arco di questo periodo, però, il tedesco ha vissuto da vicino due lutti che hanno scosso il mondo del ciclismo.
Kitzki era infatti fra i partecipanti sia del Giro d’Austria 2024, gara durante la quale avvenne la morte del norvegese André Drege, sia del più recente Giro della Valle d’Aosta 2025, che tu triste teatro della scomparsa di Samuele Privitera. I tragici eventi hanno segnato il rapporto del 21enne tedesco Kitzki con il ciclismo, tanto da spingerlo a ritirarsi, da subito. “Dopo aver preso parte al Giro della Valle d’Aosta, e dopo la morte di Privitera, ho deciso di porre fine alla mia carriera”, ha scritto l’ormai ex corridore sul suo profilo Instagram.
“Già dopo il Giro d’Austria dell’anno scorso, dove era morto un altro corridore, mi erano venuti dei seri dubbi sulle corsa ed ero arrivato vicino a lasciare – le parole di Kitzki – Poi, però, ho continuato, schiacciando da qualche parte quel che era successo. Ma dopo quella corsa non sono più tornato il corridore che ero. Ho iniziato a preoccuparmi sempre di più della mia sicurezza e mi sono sentito sempre meno a mio agio in gara, cosa che a lungo andare ha causato il fatto di non essere più in grado di proporre in una gara quello per cui avevo fatto tanta fatica in allenamento”.
Kitzki aggiunge: “Con il passare del tempo, le gare erano diventate un lato fastidioso del ciclismo, che però devi accettare se vuoi guadagnare facendo questo sport. Ma io avevo perso tutto il piacere di una corsa, e più queste diventavano caotiche e più io stavo male mentalmente. Sfortunatamente, il corpo funziona male senza il sostegno della mente. Quello che poi è successo al Giro della Valle d’Aosta è stata la conferma definitiva della mia decisione e in questi giorni mi rendo conto di quanto io sia stato meglio dopo aver chiuso la carriera. Mi dispiace non essere stato in grado di reggere le attese che c’erano sul mio essere ciclista professionista e che la mia collaborazione con la Alpecin-Deceuninck è arrivata alla fine. Ma, in ogni caso, sono certo che fermarsi sia stata la decisione giusta”.
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