Riforma del Ciclismo, Bugno: “Il gruppo vuole avere voce in capitolo, no ulteriore riduzione dei corridori”

La Riforma del Ciclismo si sta costruendo, ma si è ancora lontani dall’arrivare ad u accordo. Numerose le riunioni già effettuate a vari livelli fra le varie parti in causa, per un totale sinora di circa 25 incontri da novembre 2017 a giugno 2018, eppure ancora manca un sostanziale accordo che possa portare, nel 2020, ad una soluzione condivisa. Se a fine mese il Comitato Direttivo dell’UCI, a margine del Mondiale di Innsbruck 2018 è destinato a riunirsi per discutere anche di questo, tra coloro che sembrano maggiormente delusi dalla situazione ci sono i corridori, come illustra Gianni Bugno, presidente dell’Associazione Internazionale Ciclisti Professionisti.

Il gruppo vuole avere voce in capitolo e dare il proprio contributo tramite il CPA – spiega dunque il numero uno dell’associazione –  Una riforma profonda e concreta per migliorare il mondo delle due ruote è assolutamente ben accetta se porterà una ventata di freschezza all’ambiente e lo farà crescere per quanto riguarda il business economico e la visibilità. La bicicletta non è mai stata così di moda. Il prodotto ciclismo è eccezionale, ma va valorizzato e su questo siamo tutti d’accordo.

In un dettagliato comunicato, si cerca dunque di fare il punto delle richieste e dei punti d’interesse dei corridori. Tanti i punti del contendere, per i quali i ciclisti professionisti sono disposti a trattare con l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI) e le altre componenti. Quello che sta più a cuore ai corridori è chiaramente legato al numero dei posti di lavoro in gioco. “Nei precedenti meeting degli stakeholders sono stato l’unico, a nome degli atleti, a contestare con decisione la riduzione del numero dei partecipanti nei grandi giri e nelle classiche, il mio è stato l’unico voto contrario alla proposta avanzata e adottata da quest’anno dall’UCI. Quest’iniziativa è stata giustificata da ragioni di sicurezza, ma è evidente che le cadute in gara continuano ad accadere anche con le squadre che schierano un corridore a testa in meno rispetto al passato. A conti fatti, bisogna ritornare sull’argomento. Non è ammissibile che si perdano ulteriori posti di lavoro, anzi a nostro avviso dovremmo tornare alla situazione precedente a questo cambiamento. Detto questo, dobbiamo fare tutto il possibile perché gli organizzatori delle manifestazioni di ogni livello tutelino al massimo delle loro possibilità i partecipanti. La buona riuscita di un evento non può prescindere dalla sicurezza dei suoi protagonisti» prosegue il due volte campione del mondo.

Il CPA nei mesi scorsi ha raccolto le richieste e i suggerimenti dei corridori della massima categoria per portare le loro istanze e idee nell’incontro che il prossimo 13 settembre riunirà a Madrid i rappresentanti di tutte le componenti del mondo del ciclismo prima del Consiglio del Ciclismo Professionistico (CCP). “Abbiamo proposte concrete e costruttive per lo sviluppo del ciclismo, tutte ruotano attorno alla migliore qualità della vita e di lavoro dei corridori, che rappresentano le nostre priorità. Ho stretto un patto con i ragazzi che voglio mantenere. I posti di lavoro non dovranno essere ridotti ulteriormente, anzi mi batterò per riportarli almeno a quelli di un anno fa. Se non vogliamo aumentare il numero di partecipanti per squadra, dobbiamo almeno fare in modo che al via delle corse più importanti ci siano almeno dei team in più. Le squadre soffrono e abbiamo già tante situazioni difficili da fronteggiare, ci sono corridori di formazioni che a fine stagione chiuderanno i battenti che rischiano che i loro contratti non vengano rispettati, quindi di non ricevere gli stipendi concordati. Ci stiamo dando da fare per tutelarli. A livello istituzionale non si può accettare un’ulteriore stretta sul numero dei corridori” conclude Bugno. 

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