Un Anno Fa…Pagelle Tirreno-Adriatico 2018: i grandi nomi deludono un po’, ma tante importanti conferme e indicazioni

Michal Kwiatkowski (Sky), 10: Parte da gregario, aspettando i capitani in pianura e lavorando per loro nei finali di tappa, ma quando arrivano le tappe dure è ancora davanti, pronto a gettarsi nella mischia. Complice la sfortuna di colui che sarebbe dovuto essere il primo uomo, si ritrova i galloni sulle spalle e non cede alla pressione, confermandosi ancora una volta un corridore di grande affidabilità, anche quando chiamato a fare risultato in prima persona. Non solo per le classiche e sempre che anche l’allergia alle grandi montagne stia passsando…

Damiano Caruso (BMC), 9: Corsa quasi perfetta per il siciliano. Anzi, lui la sua corsa perfetta in realtà la fa, chiudendo sempre con i migliori, che sia in salita pura o in tappe nervose. Concede qualcosa solo a Trevi, quando ancora non era lui il capitano, ma non avrebbe cambiato il destino della corsa, visto che da Kwiatkowski, con il quale ha condiviso quel giorno un ruolo da comprimario, perde solo otto secondi.

Marcel Kittel (Katusha-Alpecin), 9: Arrivato a Camaiore con tanti dubbi, con due volate delle sue spazza via tutte le paure di un inizio di stagione titubante. Gli equilibri e gli automatismi in squadra non sono ancora oliati come altre squadre, ma con i compagni sta trovando il giusto feeling e tempismo per poter fare gli sprint come piace a lui (ovvero vincendo).

Geraint Thomas (Sky), 8,5: Ancora una volta è la sfortuna a batterlo, altrimenti sarebbe tranquillamente primo e probabilmente staremmo commentando la doppietta di una squadra che ancora una volta conferma che i suoi gregari, o comunque luogotenenti, possono vincere e potrebbero tranquillamente guidare grandi squadre.

Tiesj Benoot (Lotto Soudal), 8,5: Il talento belga conferma un ottimo momento di forma (oltre a qualità complete fuori dal comune) correndo una settimana di altissimo livello, chiudendo in testa sui muri e in salita, per poi difendersi egregiamente anche a cronometro (ben quattro le posizioni guadagnate nella giornata conclusiva) per un quarto posto finale tutt’altro che anneddotico.

Adam Yates (Mitchelton-Scott), 8: Secondo a Trevi, per essersi fatto sfuggire l’attimo, non si fa sorprendere a Filottrano e conquista la tappa più bella di questa edizione, soprattutto a livello emotivo. In salita era stato con i migliori, per un bel quinto posto finale, a conferma che ormai la promessa si sta affermando come una consolidata realtà.

Mikel Landa (Movistar), 8: L’ultimo giorno perde tre posizioni in una crono che sicuramente non era delle più adatte a lui. Per il momento inutile rimarcare che se vuole vincere ad alti livelli dovrà migliorare nell’esercizio, ma soffermiamoci sul bel successo in salita, con annessa commossa dedica a Michele Scarponi. È stato l’unico in grado di fare realmente la differenza con il suo scatto e in salita ne aveva più degli altri, anche grazie al lavoro di ottimo Jaime Roson (7,5), che pur lavorando per lui chiude in ottava posizione.

Nicola Bagioli (Nippo-Fantini) e Jacopo Mosca (Wilier-Selle Italia), 8: Protagonisti assoluti delle fughe e delle prime parti di quasi ogni tappa, i due giovani corridori delle due formazioni Professional italiane invitate si fanno notare conquistando con caparbietà e coraggio due maglie distintive. Un bel risultato per loro e per le loro squadre.

Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 7,5: Nessun successo, ma tre secondi posti che ne mostrano comunque un ottimo stato di forma, che in vista della Sanremo è più che incoraggiante. La rimonta-show di lunedì gli dà quel qualcosa in più.

Davide Formolo (Bora-hansgrohe), 7: Non si vede molto, ma davanti nelle situazioni che contano c’è sempre. È questo che gli si chiedeva e questo ha fatto con puntualità. In salita si conferma talento in forte crescita, anche se contro il tempo soffre sempre un poi (e questo in futuro potrebbe costargli caro).

George Bennett (LottoNL-Jumbo), 7: Buona prestazione del corridore neozelandese che spera quest’anno di poter sconfiggere la sfortuna per dimostrare che questi risultati non sono casuali, ritagliandosi un posto di rilievo anche nei grandi giri.

Rigoberto Uran (EF-Drapac), 7: Alla fine dei grandi nomi è tra quelli che se la cavano meglio, anche se nella crono finale guasta quanto di buono fatto sino a quel momento, pur senza mai realmente brillare, ma con una corsa soprattutto accorta, comunque migliore di buona parte di quelli che sono, sulla carta, i suoi rivali diretti.

Fabio Aru (UAE Team Emirates), 6,5: Non era in forma, ma in salita è tra i pochi a provarci realmente, dannandosi l’anima con quel suo pedalare di cuore e pancia quando le gambe non ci arrivano più. Nelle salite più brevi fatica più, dovendo andare a cercare potenza che attualmente non ha. Chiedergli di più era difficile, per quella che è la sua preparazione e la sua stagione.

Primoz Roglic (LottoNL-Jumbo), 6,5: Vince una bella tappa con uno scatto perentorio, che non ammette repliche. Costellato comunque dalla sfortuna non riesce a fare altro, non potendo così confrontarsi in una sfida diretta con i big, ma intanto il suo l’ha fatto.

Rohan Dennis (BMC), 6,5: Fare classifica non sembra del tutto nelle sue corde, ma finché riesce a piazzare successi importanti a cronometro ha sempre un modo per salvare il suo bilancio.

Vincenzo Nibali (Bahrain-Merida), 6: Dal siciliano ci si aspetta sempre di più. Il risultato finale non è poi così malvagio, anche se ovviamente non vederlo nelle primissime posizioni sembra sempre un fallimento. Il rimpianto è probabilmente non averlo mai visto all’attacco, dovendo correre sempre all’inseguimento. Ma se non ha attaccato neanche nel giorno di Michele Scarponi è perché proprio il suo fisico in questo momento non ne aveva.

Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), 6: Dopo l’ottima Strade Bianche corsa da grandissimo protagonisti si pensava potesse essere l’uomo in grado di fare la differenza in salita. Invece anche lui resta sostanzialmente nel gruppone dei big, che corre quasi sempre assieme, senza avere modo di fare la differenza. Senza considerare la cronosquadre e la caduta nella sesta tappa sarebbe comunque un po’ più avanti in classifica.

Domenico Pozzovivo (Bahrain-Merida), 6: Anche per lui un po’ di sfortuna, ma lo stesso rammarico di altri big, dai quali si pensava poter vedere qualcosa in più. Prestazione comunque dignitosa considerando che, come per i rivali, si tratta di una corsa in cui costruire la sua forma in una stagione decisamente ricca di impegni e particolarmente lunga.

Alexey Lutsenko (Astana), 6: Ci prova più volte, soprattutto nella tappa di Michele Scarponi, dopo che nella prima parte di gara si era fatto vedere un generoso Dario Cataldo (7). Alla fine non gli riesce che qualche piazzamento, con un risultato finale non di primissimo piano, ma non era certo lui a dover fare risultato in alta montagna.

Ivan Santaromita (Nippo-Fantini), 6: Lotta e suda per un piazzamento onorevole dal primo all’ultimo giorno portando a termine la sua missione con dignità.

Rafal Majka (Bora-hansgrohe), 6: Nella tappa di salita è tra i pochi a provarci con convinzione, sfiorando il successo alle spalle di Landa dopo essere stato uno dei più attivi. In classifica finisce lontano, ma anche qui ci mette lo zampino la sfortuna. Sempre lodevole anche il suo lavoro in favore della squadra.

Ben Hermans (Israel Cycling Academy), 6: Motiva l’invito della tanto contestata squadra israeliana con una gran prestazione a Sassotetto, quando attacca senza timori reverenziali e chiude con una discreta quinta posizione che ne accresce anche lo status potenzialmente in vista Giro d’Italia.

Louis Meintjes (Dimension Data), 5,5: Il refrain è sempre quello, si avvicina al livello dei grandi, ma sembra anche in quest’occasione mancargli qualcosa. D’altro canto, altro ritornello, questa corsa era per lui soprattutto un test per valutare la forma in questo momento e capire come proseguire la preparazione. Tutto sommato, il risultato, in questo senso, non è da buttare viste le sue qualità e il percorso complessivo.

Sacha Modolo (EF-Drapac), 5,5: Si piazza in volata pure, di quelle che a lui non piacciono. Costruisce la sua forma in vista della primavera, che a partire da questo sabato spera possa regalargli importanti soddisfazioni, facendolo anche entrare in una nuova dimensione.

Miguel Angel Lopez (Astana), 5: Per quanto mostrato nelle settimane precedenti, ci si aspettava qualcosa in più. Dalla sua ha comunque il merito di essere stato il primo a dare fuoco alle polveri nella tappa di montagna, sprecando con un attacco da lontano le poche energie che si possono avere in questo momento dell’anno. Tuttavia, saper scegliere il quando è il come è un’abilità che necessita di imparare per fare il salto di qualità atteso.

Chris Froome (Sky), 5: La sfortuna ci mette anche lo zampino in un paio di circostanze, per cui il bilancio definitivo è più pesante di quello che potesse sembrare. Mettendosi anche al servizio della squadra che invece solitamente è tutta per lui, usa questa settimana soprattutto come un allenamento. La condizione non sembra delle migliori, rispetto anche ai rivali, con il peso di una situazione che, sia come sia, chiaramente non può non pesare, non solo a livello psicologico.

Bob Jungels (Quick-Step Floors), 5: Come sempre ha il merito di non essere solo un uomo di classifica, ma nelle tappe importanti praticamente non si vede. Ci si aspettava qualcosa in più, anche se non è certo un verdetto.

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 5: Per quanto mostrato ad Abu Dhabi la sua forma sembrava abbastanza discreta, con la possibilità per lui anche di farsi notare nelle tappe, ma qualcosa non è andato e resta sempre dietro. Non proprio un segnale incoraggiante per un corridore i cui grandi obiettivi cominciano ad essere vicini.

Greg Van Avermaet (BMC), 5: Aveva due tappe a disposizione, ma quest’anno le cose non vanno come dodici mesi fa. Purtroppo, paga anche questo implacabile paragone.

Caleb Ewan (Mitchelton-Scott), sv: Doveva essere una delle grandi star delle volate, invece non si vede e complici problemi fisici saluta anzitempo.

Fernando Gaviria (Quick-Step Floors), sv: Non ha realmente modo di esprimersi nella prima volata e nella seconda si autoesclude con una sventurata caduta che lo taglia fuori praticamente da tutta la primavera.

Tom Dumoulin, Wilco Kelderman (Team Sunweb), sv: Si presentano come una delle coppie più temibili, ma la strada, letteralmente, si rivela troppo dura per loro… Due cadute sfortunate portano entrambi al ritiro.

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