Tour de France 2025, il direttore Christian Prudhomme: “Ci aspettiamo che sia ancora tutto in bilico fino alle ultime due tappe alpine”
Poche ore dopo l’ufficializzazione del percorso del Tour de France 2025, il direttore di corsa, Christian Prudhomme, si gode la sua nuova creatura. Tante le particolarità di una competizione che, per la prossima edizione, sarà molto classica: neanche un chilometro di sconfinamento, numerose salite storiche che tornano a essere teatro di gara e un tracciato complessivamente senza “stranezze”, come lo sterrato visto nel 2024. Anche la conclusione del Tour de France tornerà a svolgersi dove è solita farlo, ovvero sugli Champs-Elysées della capitale Parigi, domenica 27 luglio.
“Tutto in Francia? Le Grandi Partenze all’estero sono fondamentali, perché permettono al Tour di brillare ancora di più – le parole di Prudhomme in un’intervista concessa a L’Equipe – Ma bisogna farle a patto di andare anche nelle nostre città medie e piccole. Dopo tre Grand Départ all’estero, stavolta inizieremo in terre che hanno un amore viscerale per il ciclismo. Nella prima settimana attraverseremo il Nord, la Normandia e la Bretagna, ovvero tre delle regioni che hanno fatto grande il ciclismo francese. Stiamo facendo il massimo per toccare tutte le regioni, di anno in anno. La regola che ci siamo posti è che, nell’arco di cinque anni, dobbiamo toccare ogni angolo della Francia. C’è poi l’eccezione della Corsica, ma quello è un discorso diverso”.
Prima settimana al nord significa prima settimana di pianura? “No. Pensiamo al finale della seconda tappa, a Boulogne-sur-Mer, alla rampa di Saint-Hilaire prima dell’arrivo di Rouen e anche al Mûr-de-Bretagne. Di sicuro ci sono punti per attaccare. Queste sono tappe pensate per corridori in stile Liegi-Bastogne-Liegi e, di conseguenza, per corridori che possono vincere il Tour. In totale, ci sono sei tappe per velocisti nel Tour 2025: quattro sono nei primi 10 giorni, ma su nessuna di queste c’è l’assoluta certezza che si arrivi in volata”.
Torna il Mont Ventoux, ma non c’è l’Alpe d’Huez: “Nella zona dell’Isère comprendono che da loro non c’è solo quella salita – le parole di Prudhomme – E che possiamo fare anche altre montagne, magari meno conosciute. È il caso della Planche des Belles Filles, ma anche del Col de la Loze, che conoscevano in pochi e che ormai è diventato un luogo quasi irrinunciabile per il nostro percorso”.
Aspettative, per ASO, in vista del Tour de France 2025: “Io mi aspetto che la cronoscalata di Peyragudes non sia già la svolta definitiva – il pensiero del direttore di corsa – E che anche l’arrivo in vetta al Ventoux lasci ancora in bilico la situazione in chiave Maglia Gialla, fino alle ultime due tappe sulle Alpi (giovedì 24 e venerdì 25 luglio – ndr)”.
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