Pagelle Tour de France 2024: Pogačar scrive indimenticabili pagine di storia, Vingegaard campione oltre le sofferenze, Evenepoel convince – Ineos a mani vuote, Van der Poel e Van Aert sbiaditi

Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), 10 e lode: Più di cosi, non si può. O forse sì, dato che la stagione gli mette davanti ancora parecchio da vincere. Torna al successo al Tour de France dopo due secondi posti, dando una dimostrazione di superiorità in alcuni momenti disarmante e prendendosi tutte le vittorie che le sue immense qualità gli permettono di prendersi. Scrive pagine di storia ciclistica e, più in generale, sportiva a ogni pedalata e non ha ancora compiuto 26 anni. Il futuro potrà essere ancora, a lungo, suo, ma nel presente è indubbiamente il più forte di tutti.

Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), 10: Probabilmente, neppure nei suoi sogni più ambiziosi poteva immaginare di vincere ben tre tappe (più due secondi posti) e di portare a casa la classifica a punti, eppure il talentuoso corridore eritreo si dimostra uno dei due velocisti più forti di questo Tour nonostante non sia uno sprinter puro. Estremamente costante nelle prime due settimane, il 24enne non si fa poi prendere dal panico quando una caduta riapre la questione Maglia Verde nell’ultima settimana, restando attendo e concentrato fino alla fine per conquistare un risultato importantissimo per tutto il movimento ciclistico africano.

Jonas Vingegaard (Visma | Lease a Bike), 9,5: Sulla sua strada si è messo prima un incidente tremendo e poi un rivale, Tadej Pogačar, mai così forte. Su di lui c’erano perplessità, sia sul piano della condizione che su quello della tenuta, ma il danese ha saputo dimostrarsi straordinario campione. Vince una tappa, fa quattro volte secondo e, soprattutto, sale ancora sul podio del Tour, allungando a quattro la serie (due vittorie e due secondi posti). Considerando da dove ha dovuto ripartire, quello che ha saputo fare ha quasi del miracoloso. L’impressione è che nel 2025 vorrà tornare a confrontarsi con lo sloveno, con la voglia di tornargli davanti.

Remco Evenepoel (Soudal-QuickStep), 9,5: Il belga ha zittito parecchi detrattori con questo Tour. Alla vigilia i dubbi sulla sua capacità di reggere il palcoscenico di un Tour così altamente qualificato si sprecavano, ma lui ha risposto da campione, andando a prendersi un podio finale che vale tantissimo, integrato da un successo di tappa e da una presenza, nell’arco delle giornate più importanti, mai banale. I due che hanno condiviso con lui la foto-ricordo di Nizza hanno ancora qualcosa in più, ma l’impressione è che Remco possa fare ancora qualche passetto, non trascurabile, avanti nel suo percorso di crescita.

João Almeida (UAE Team Emirates), 9: Dà il suo contributo all’economia di squadra, spendendosi per il compagno più illustre, ma ha anche la capacità di rimanere vigile e determinato quando il lavoro finisce, riuscendo a completare il Tour con un quarto posto che ha il sapore dell’eccellenza. Di sette Grandi Giri disputati, ne ha chiusi 6 fra i migliori 10, con una regolarità impressionante. Gli manca forse lo spunto per ambire a qualcosa in più, ma dal punto di vista delle qualità è corridore indiscutibile.

Derek Gee (Israel-Premier Tech), 9: È il terzo canadese a chiudere fra i migliori 10 della generale del Tour de France. Conferma un processo di crescita iniziato al Giro d’Italia 2023 e proseguito al Delfinato di quest’anno. In salita sa stare con i migliori, a cronometro viaggia molto bene e, almeno in questo Tour, non ha patito cali fisici nell’arco delle tre settimane. Tutto sommato, è ciclisticamente molto giovane e viene quindi da chiedersi fino a quale livello può ancora arrivare.

Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), 9: La Maglia Gialla indossata per un giorno dopo l’arrivo di Torino, una vittoria di tappa a Superdévoluy, la conquista della Maglia a Pois e tante giornate all’attacco, specialmente nell’ultima settimana, che gli valgono anche il premio di Supercombattivo di questo Tour. Anche se non in grado di fare classifica, uscendone già nella quarta frazione, la Grande Boucle del campione olimpico è di sicuro un successo, soprattutto di tenacia e di grinta.

Adam Yates (UAE Team Emirates), 8,5: Si conferma votato in tutto e per tutto alla missione di squadra e risulta uomo importante per Tadej Pogačar, nell’arco delle giornate di gara. L’inglese riesce anche ad assorbire qualche malanno fisico che lo colpisce a metà percorso, tiene botta e porta a casa anche il sesto posto nella generale, confermando la sua affidabilità.

Matteo Jorgenson (Visma | Lease a Bike), 8,5: Chiude il suo Tour in crescendo, andando a caccia di un successo di tappa che gli viene negato solo dall’onnivoro Pogačar. La sua crescita è costante e davvero notevole, considerando che va forte da febbraio e che questa era la prima grande corsa a tappe che lo vedeva coinvolto al massimo livello, sia come uomo di supporto che come risorsa per la classifica. Anche lui è giovane e anche nel suo caso il limite è ancora tutto da scoprire.

Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), 8,5: Gli si rimprovera spesso la sua condotta di gara nelle volate, ma in quei frangenti, attualmente, se non è il migliore al mondo, pochissimi gli stanno davanti. Chiude con tre vittorie (e il conto al Tour ora dice 9), due secondi posti e anche un declassamento che alla fine pesa tantissimo nella lotta per la Maglia Verde, che lo vede superato dal collega Girmay.

Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), 8: È vero che vince “solo” una tappa, la quinta, e poi negli altri sprint non lo si vede mai, ma quella è la vittoria, cercata e inseguita negli ultimi anni, che lo consegna definitivamente alla storia e gli consente di superare Eddy Merckx come più vincente di tutti i tempi alla Grande Boucle. Inoltre, non si può non sottolineare e apprezzare, sin dalla prima giornata, la sua capacità di soffrire, ma resistere, quando la strada sale, riuscendo sempre a concludere nel tempo massimo (grazie anche al supporto di compagni di squadra come Davide Ballerini e Cees Bol) e portando così a conclusione il suo ultimo Tour.

Mikel Landa (Soudal-QuickStep), 8: Probabilmente il miglior Tour della sua carriera lo corre da gregario di Evenepoel. Oltre ad essere preziosissimo ultimo uomo in salita per il giovane belga, riesce ad avere energie anche per curare la sua classifica. In salita dimostra di aver una gran gamba, inferiore solamente ai tre fenomeni di questo Tour, e chiude la cronometro finale, non propriamente la sua specialità, con un ottimo settimo posto.

Romain Bardet (Team dsm-firmenich PostNL), 7: Il suo ultimo Tour inizia con il botto, con la vittoria nella tappa inaugurale che gli consente, per la prima e unica volta in carriera, di indossare la Maglia Gialla. Nelle restanti tre settimane cerca in qualche altra occasione di andare a caccia di un altro successo attaccando da lontano, ma chiude con poche energie e senza altri risultati degni di nota, pur non mancando di mostrare quello spirito da lottatore che lo ha portato ad essere apprezzato e amato da tanti tifosi.

Victor Campenaerts (Lotto Dstny), 7: Quando Prudhomme abbassa la bandierina che indica l’inizio di tappa, il belga è spesso tra i primi a scattare, ma la fuga giusta la prende nella diciottesima frazione, quando va a conquistare un emozionante successo a Barcelonnette. A questo si aggiunge il gran lavoro che svolge per il compagno di squadra Arnaud De Lie nelle giornate per velocisti.

Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla), 7: Batte un solo colpo, a Dijon, ottenendo il sesto successo alla Grande Boucle, ma è più che sufficiente vista la concorrenza e quelli che erano gli obiettivi a inizio corsa. È meno presente nelle altre volate, non riuscendo più a lottare per la vittoria ma conquistando comunque altre tre top10.

Anthony Turgis (TotalEnergies), 7: Si impone in una delle giornate più affascinanti di questo Tour, la tappa degli sterrati di Troyes, correndo con grande intelligenza e in maniera tatticamente perfetta, tornando così ad alzare le braccia al cielo dopo cinque anni e regalando alla sua squadra un successo che, alla Grande Boucle, mancava da sette edizioni.

Kevin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels), 7: Tra i corridori più giovani e promettenti al via di questa edizione del GT francese, il 23enne dimostra di non essere ancora pronto a lottare per fare classifica ad alti livelli, uscendo dalla contesa già il primo giorno, ma evidenzia grande carattere e qualità andando in fuga già nella seconda tappa e andandosi a prendere una bella vittoria a Bologna.

Pascal Ackermann (Israel-Premier Tech), 6,5: È mancato solo il successo al velocista tedesco, reduce da alcune annate con più bassi che alti. Si piazza praticamente in tutte le tappe con arrivo allo sprint, ottenendo tre terzi posti e un totale di sette top-10.

Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 6,5: Perde la top10 proprio all’ultimo giorno in quello che comunque, a livello di piazzamento finale, è il migliore Tour della sua carriera. Fino alla fine lotta per un piazzamento in classifica generale, sacrificando così le sue possibilità di vincere una tappa. Ottiene come migliori risultati due quinti posti in tre settimane finite leggermente in calando.

Oier Lazkano (Movistar), 6,5: Conferma quanto di buono aveva fatto al Giro del Delfinato. Spesso in fuga, tanto da essere premiato come più combattivo della seconda settimana durante la quale è andato in fuga in tre delle sei tappe disputate. Non è riuscito a vincere una tappa ma ha confermato di essere un ottimo attaccante mostrando qualità interessanti.

Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck), 6: Venuto al Tour soprattutto per preparare l’appuntamento olimpico, il campione del mondo trova ben poche occasioni per mettersi in evidenza in prima persona, in un percorso che non offriva molte tappe intermedie per corridori con le sue caratteristiche. Ancora una volta, però, si mette a disposizione del compagno di squadra Philipsen come ultimo uomo del suo treno per le volate, anche se il meccanismo rimane lontano dai livelli di perfezione visti nel 2023.

Ben Healy (EF Education-EasyPost), 6: La sufficienza la merita perché con la sua generosità anima più di una tappa. Però con un po’ più di accortezza nella gestione dello sforzo e, soprattutto, tempismo nel lanciare gli attacchi, avrebbe potuto vincere anche una tappa. Soprattutto nella prima parte di Tour aveva dimostrato di avere una gran gamba ma spesso i suoi attacchi sono stati velleitari e, alla fine, ha raccolto decisamente poco rispetto agli sforzi fatti.

Egan Bernal (Ineos Grenadiers), 5,5: Anche il colombiano è rimasto coinvolto nel difficile Tour della formazione britannica. Pur senza brillare riesce per circa due settimane a rimanere attaccato alla top10 ma poi, covid o influenza, si ammala e le sue prestazioni crollano.

Arnaud De Lie (Lotto Dstny), 5,5: Al suo primo Tour de France ci prova ma non riesce a lasciare il segno. Ottiene due terzi posti, un quarto e due quinti in volate in cui non si è certo tirato indietro. A volte anche un po’ sfortunato e senza un treno adeguato, avrà sicuramente avuto modo di fare esperienza che gli tornerà molto utile nei prossimi anni.

Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 5,5: Partito con ambizioni di podio, finisce con un anonimo settimo posto senza lasciare particolari tracce della sua presenza. Lo scorso anno impressionò riuscendo a prendersi una tappa in cui riuscì a staccare Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, quest’anno, invece, ha sempre perso le ruote dei migliori quando il ritmo cominciava a salire.

Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe), 5: Lontanissimo da quello che vinse il Giro d’Italia 2022. Sulla carta sarebbe dovuto essere il primo scudiero di Primoz Roglic con licenza di curare un buon piazzamento in classifica. In realtà esce presto di classifica già dopo il Galibier e nemmeno dopo che lo sloveno è costretto al ritiro non riesce a cambiare le sorti del suo Tour che chiude in maniera anonima.

Guillaume Martin (Cofidis), 5: Continua a non riuscire a trovare la sua dimensione. Non riesce a rimanere a lungo in classifica né, poi, a lottare concretamente per un successo di tappa. Chiude in netto calo, un Tour dove ha sempre faticato molto.

Simon Yates (Team Jayco AlUla), 5: Dice addio praticamente subito alle ambizioni di classifica generale. Dopo una prima parte di Tour decisamente anonima, prova ad andare a caccia di un successo di tappa nell’ultima settimana ma non riesce a centrare nemmeno questo obiettivo. Ci va vicino a Superdévoluy ma trova sulla sua strada un Carapaz decisamente più in forma, ma questo non basta a raddrizzare una Grande Boucle decisamente negativa.

Magnus Cort (Uno-X Mobility), 5: A lui, come ad altri corridori con le sue caratteristiche, sono probabilmente mancate le tappe “mosse”, buone per mettersi in mostra al meglio. Ci prova, tentando spesso l’attacco da lontano e provando a inventarsi qualcosa di creativo, ma alla fine raccoglie ben poco.

Alexander Kristoff (Uno-X Mobility), 5: Diversamente dal compagno sopra citato, per lui le tappe propizie erano parecchie, ma sul conto finale del velocista norvegese ci sono due terzi posti e poco altro. Non è tutto da buttare, ma forse lui e la squadra speravano in qualcosa in più, al netto dell’età che avanza.

Wout Van Aert (Visma | Lease a Bike), 5: Come il compagno di squadra Vingegaard arrivava all’appuntamento con tanti dubbi sulla sua condizione. Alla fine, i dubbi erano più giustificati su di lui che non sul danese. Si piazza nelle volate e fa bella mostra di sé anche nella prima tappa, ma alla fine quel che c’è nel piatto non è entusiasmante. Rimane lontano da quel corridore capace di fare il bello e il cattivo tempo su tutti i percorsi e la cosa finisce per rendere meno ampio l’arsenale a disposizione della sua squadra.

Felix Gall (Decathlon Ag2r La Mondiale), 4,5: Si presentava a questo Tour con l’intenzione di ripetere quanto di buono fatto un anno fa, quando conquistò una tappa e chiuse in ottava posizione. Quest’anno invece non riesce mai a mettersi in mostra pur restando quasi sempre alle soglie della top10 che poi vede inesorabilmente allontanarsi nelle ultime tappe.

David Gaudu (Groupama-FDJ), 4,5: Ancora una cocente delusione. Esce di classifica il primo giorno quando perde quasi mezz’ora e non si riprende più. Sicuramente il covid preso dopo il Giro del Delfinato ha influito, però il transalpino non riesce mai a farsi vedere nel corso di tre settimane complessivamente deludenti per la formazione transalpina ancora a secco di vittorie. Ci prova in più di un’occasione un generoso Romain Gregoire (6), spesso all’attacco, mentre Lenny Martinez (5) è apparso ancora acerbo per questo tipo di palcoscenici.

Enric Mas (Movistar), 4,5: Sono davvero lontani i tempi in cui sembrava potesse puntare addirittura al podio finale. Questo è stato un Tour da dimenticare per lo spagnolo che ha fatto fatica praticamente in tutte le tappe di montagna, il suo terreno ideale, ad eccezione della frazione di ieri quando ha dato vita a un bel duello (anche se tatticamente discutibile) con Richard Carapaz. Decisamente troppo poco per le ambizioni con cui si presentava alla partenza.

Juan Ayuso (UAE Team Emirates), sv: Il covid lo costringe ad alzare bandiera bianca. Fino ad allora era stato prezioso scudiero di Tadej Pogacar e, soprattutto, era pienamente in lotta per un buon piazzamento in classifica. Sicuramente quello che ha fatto intravedere, soprattutto nella tappa del Galibier, al suo primo Tour fa ben sperare per il futuro. Unica piccola macchia all’interno di una squadra che è stata perfetta.

Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), sv: Sfoggia una bellissima maglia tricolore che, però, non riesce a far brillare come avrebbe voluto nella sua Toscana. Col pensiero rivolto ai Giochi Olimpici di Parigi si ritira nella quattordicesima tappa per non sovraccaricare il motore di eccessiva fatica.

Pello Bilbao (Bahrain Victorious), sv: In un Tour con poche gioie per la sua squadra, il basco finisce nel reparto dolori. Parte con la solita regolarità, ma poi deve arrendersi ai malanni ed è costretto al ritiro a metà percorso.

Mads Pedersen (Lidl-Trek), sv: Decisamente sfortunato il Tour dell’ex iridato, che prova a lottare con il dolore dopo la brutta caduta in volata nella quinta tappa, ma è poi costretto ad alzare bandiera bianca.

Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), sv: Esce di classifica nella quarta tappa e prova poi ad andare a caccia di un successo parziale, sfiorandolo a Troyes. Ammalatosi, il suo Tour termina prima della fine della seconda settimana, preferendo recuperare in vista delle Olimpiadi.

Primož Roglič (Red Bull-Bora-hansgrohe), sv: Prosegue il rapporto complicato e sfortunato con la Grande Boucle per lo sloveno. Apparso non brillantissimo già dalle prime giornate, pur restando pienamente in lotta per il podio, il 34enne assaggia poi l’asfalto per due giorni di fila, decidendo quindi di non ripartire il giorno dopo e di ritirarsi per il terzo Tour di fila. Forse era la sua ultima occasione di lottare per la Maglia Gialla, anche se contro questo Pogacar ci sarebbe stato ben poco da fare.

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