Tour de France 2021, Matej Mohoric: “Mi sono spinto al limite. Due giorni fa trattati come dei criminali”
Matej Mohoric di nuovo grande protagonista al Tour de France 2021. Il corridore della Bahrain-Victorious ha conquistato la diciannovesima tappa della Grande Boucle con una fuga delle sue, attaccando a 25 chilometri dalla conclusione per uscire dal gruppo di attaccanti che si erano avvantaggiati dopo una prima parte decisamente combattuta. Il campione nazionale sloveno ha così potuto concedere il bis, dopo che aveva già vinto la settima frazione di quest’edizione. Un uno-due micidiale che rilancia in maniera decisa la sua carriera e arricchisce in modo importante un palmarès già pieno di successi di spessore. Tutto questo, a un paio di giorni dal blitz della polizia nell’hotel della squadra per controllare l’eventuale utilizzo di sostanze dopanti.
“Non ci posso credere – ha dichiarato appena dopo il traguardo – ho solo cercato di fare il mio meglio. Ho cercato in ogni modo di entrare nelle fughe. Pensavamo che Alpecin o Deceuninck potessero controllare per lo sprint, ma visto il percorso era meglio stare davanti. Quando sono andato via con gli altri ragazzi, abbiamo fatto un grandissimo sforzo. Sapevo di avere ottime gambe, ma sapevo anche che sarebbe stata dura. Dicevo ai miei compagni di fuga di tenere alta la velocità, finché il gruppo non ha mollato. Poi nel finale dovevo provare a fare qualcosa, c’erano alcuni sprinter nel gruppo. Non avevo compagni di squadra, ho cercato di risparmiare un po’ di energie per provare ad attaccare nel finale. Mi sono spinto al limite, ho dovuto fare uno sprint per prendere il mio vantaggio. Poi mi sono voltato e ho visto che non c’era nessuno dietro. Nel finale stavo morendo, ma avevo un vantaggio più che sufficiente“.
Infine Matej Mohoric è tornato sulla vicenda del blitz antidoping della polizia: “Due giorni fa ci hanno trattato come dei criminali. È una cosa buona che ci siano dei controlli, e non hanno trovato niente perché non abbiamo niente da nascondere. Ma è sbagliato il sistema. Quando irrompe la polizia, sei visto con sospetto, ti prendono il cellulare con le foto della tua famiglia… Questa è una violazione, sono cose personali. Ripeto, non abbiamo nulla da nascondere. Ma alla fine dei conti, non mi interessa molto”.
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