Pagellone 2022, M-Z: Nibali, Pidcock, Pogacar, Quintana, Roglic, Van Aert, Van Der Poel, Valverde, Vingegaard e molti altri

Con il 2022 ormai agli sgoccioli e con la stagione agonistica terminata da più di un mese, è giunto il momento di tirare le somme e di valutare i risultati ottenuti nel corso di quest’anno dai corridori del gruppo. In ordine alfabetico dalla A alla Z, la redazione di SpazioCiclismo darà quindi come di consueto un proprio voto ai protagonisti (sia in positivo che in negativo) di questa annata, che ha visto il ritorno alla normalità dopo un 2020 e un 2021 resi complicati dalla pandemia di coronavirus. Il Pagellone 2022 ci permetterà così di tracciare un bilancio di quanto è accaduto in questi mesi ricchi di emozioni e colpi di scena, dalle prime gare di fine gennaio alle ultime di ottobre (qui la prima parte, con i corridori dalla lettera A alla L).

LETTERA M

Gino Mäder (Bahrain Victorious), 5,5: Stagione in calo rispetto all’eccellente 2021, rimane lontano dai migliori sui traguardi che più gli si addicono. Regge le attese solo al Giro di Romandia, dove chiude sul secondo gradino del podio. Chiamato a un solo Grande Giro, chiude la sua Vuelta senza alcun acuto. Non manca comunque il lavoro di squadra quando è chiamato in causa.

Valentin Madouas (Groupama-FDJ), 7,5: L’annata della consacrazione, su più livelli. Il francese corre da protagonista il Tour de France, entrando nella Top 10 finale, sfiorando la vittoria di tappa e svolgendo un lavoro encomiabile per il capitano David Gaudu. Si toglie le sue soddisfazioni individuali dominando il Giro del Lussemburgo e fa vedere ottime cose anche nelle corse del Nord, andando addirittura a podio nel Giro delle Fiandre. A 26 anni, pare proprio che il meglio debba ancora venire.

Rafal Majka (UAE Team Emirates), 7: Completata definitivamente la trasformazione in gregario di lusso. Al Tour de France è uomo fondamentale per Tadej Pogacar prima di doversi ritirare. Quando c’è, è sempre accanto al suo capitano, anche quando, al Giro di Slovenia, i due finiscono per spartirsi traguardi e posizioni di rilievo in classifica. In casa UAE ormai è difficilmente sostituibile.

Matteo Malucelli (Gazprom-Rusvelo/China Glory), 7: Stagione travagliata per via della situazione-Gazprom. Lui riesce comunque a cogliere le occasioni che gli si presentano, vincendo una tappa al Giro di Sicilia con la maglia dell’Italia e raccogliendo qualche buon piazzamento con la China Glory, con cui chiude l’anno. Così, il mondo delle Professional non si dimentica di lui ed ecco arrivare il contratto per il 2023 con la Bingoal.

Jakub Mareczko (Alpecin-Deceuninck), 6: Manca la vittoria di peso, ma nel complesso, al netto del poco che corre, è una delle migliori stagioni in termini di punti degli ultimi anni. Riesce comunque ad alzare le braccia al cielo in tre occasioni, ma quando il livello si alza fatica ad emergere.

Guillaume Martin (Cofidis), 7,5: Delude al Giro d’Italia, dove prova comunque a centrare un successo di tappa andando in fuga in più occasioni, ma per tutto l’anno è lì a lottare, caricandosi la squadra sulle spalle e cogliendo numerosi piazzamenti, anche in corse WorldTour. Sfortunato al Tour de France, costretto ad abbandonare per il covid.

Daniel Felipe Martinez (Ineos Grenadiers), 6,5: Rispetto al 2021, quando aveva chiuso al quinto posto il Giro d’Italia (seppur corso in supporto a Bernal), manca il risultato in un GT. Il suo Tour de France, dove si presentava al via come uno dei capitani della squadra, è abbastanza deludente (al netto di qualche problema fisico), tuttavia nel resto della stagione trova ottimi piazzamenti, conquistando la classifica finale del Giro dei Paesi Baschi e sfiorando anche il podio alla Liegi.

Enric Mas (Movistar), 8: Fino al suo ritiro dal Tour de France, la sua stagione può essere considerata insufficiente, al netto delle varie cadute che lo fanno uscire di scena in più di una corsa. Cadute, come ammesso in seguito, causate da (o causa di?) un blocco psicologico nelle discese che supera con il supporto di alcuni esperti e della squadra, che lo aiutano ad uscire da un periodo molto difficile. Da qui, fa un grande balzo in avanti e la sua annata svolta, portandolo a lottare per il successo alla Vuelta con Evenepoel, a conquistare il Giro dell’Emilia battendo Pogacar e a battagliare con quest’ultimo al Lombardia. Probabilmente, non lo si era mai visto così forte come in questo finale di stagione.

Fausto Masnada (Quick-Step Alpha Vynil), sv: Parte bene, poi le cose cominciano a a farsi difficile a causa di quella che si rivelerà essere una mononucleosi, causa anche del suo forfait al Giro. Riprendersi non è semplice, correndo una Vuelta di sofferenza in cui prova a farsi valere come può, per poi essere costretto a saltare anche le ultime corse stagionali a causa di dolori al soprasella.

Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco), 7: Anche quest’anno l’australiano riesce ad essere protagonista per tutta la stagione, cogliendo piazzamenti importanti e due successi in corse di ottimo livello. Dopo la vittoria di tappa alla Volta Catalunya corre alcune classiche del Nord, ma è soprattutto in estate che dà il meglio di sé. Dopo un Giro di Svizzera corso da protagonista raccoglie due secondi posti e un primo nelle frazioni del Tour de France. L’ultima parte della stagione è tutta incentrata sul Mondiali di casa, che chiude con una medaglia di bronzo al collo.

Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 7: Lo statunitense non era mai andato forte come in questa stagione. Nella prima parte dell’anno è protagonista soprattutto come cacciatore di tappe e corse di un giorno con lunghe fughe solitarie da lontano. Nella seconda metà si mette in mostra in supporto ai capitani sia al Tour de France che alla Vuelta a España: memorabile il lavoro fatto nella diciassettesima frazione della Grande Boucle poi vinta dal compagno Tadej Pogacar, quando, praticamente da solo, screma il gruppo dei migliori, rimanendo con lo sloveno e la Maglia Gialla Vingegaard.

Jordi Meeus (Bora-hansgrohe), 7: Continua il cammino di crescita del giovane sprinter belga. La sua progressione di risultati è costante, tanto che in estate sfiora più volte la vittoria in corse di livello WorldTour. I successi arrivano poi nella quinta tappa del Tour of Britain e alla Primus Classic.

Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert), 7,5: Dopo qualche stagione difficile, il sudafricano sembra essere tornato sui suoi livelli, con l’aggiunta dell’esperienza maturata in questi anni che gli permette di potare a casa due successi. Il primo arriva al Giro dell’Appenino, mentre il secondo è agguantato dopo una lunga fuga alla Vuelta a España. Nel mezzo un Tour de France in cui sfiora la vittoria sull’Alpe d’Huez, per poi chiudere settimo in classifica generale, suo miglior risultato alla Grande Boucle.

Tim Merlier (Alpecin-Deceuninck), 6,5: Il belga quest’anno ha vinto meno di quanto ci si potesse aspettare. Il classe 1992 chiude comunque l’anno con cinque successi, ma fatica nei palcoscenici più importanti. Pesa soprattutto l’assenza di un successo alla Vuelta a España dove più volte la squadra si è interamente sacrificata per lui.

Xandro Meurisse (Alpecin-Deceuninck), 5,5: Il belga inizia bene l’anno sfiorando la vittoria in una tappa della Tirreno-Adriatico, al GP Larciano e al Circuit de la Sarthe, poi però non è più in grado di trovare piazzamenti, centrando l’ultima top-10 stagionale ad aprile alla Freccia del Brabante. Tenta diverse volte la fuga alla Vuelta, ma non riesce a trovare il risultato che gli consenta di svoltare l’annata.

Fran Miholjevic (CT Friuli), 7,5: Una vittoria di prestigio al Giro di Sicilia è l’apice di una stagione ricca di soddisfazioni per il giovane corridore croato, la cui carriera parte in rampa di lancio e con grandissime motivazioni.

Jonathan Milan (Bahrain Victorious), 7,5: La prima parte di stagione è piuttosto complicata e lo vede restare lontano dalle corse per diversi mesi, ma nella seconda parte si scatena, soprattutto negli arrivi allo sprint. Un paio di piazzamenti in volata tra Giro di Polonia e Giro di Germania fanno da premessa ai primi due successi da professionista, entrambi ottenuti alla CRO Race. Ovviamente, non può essere dimenticato il suo rendimento su pista, dove è sempre protagonista con il quartetto ma anche a livello individuale.

Matej Mohoric (Bahrain Victorious), 8,5: L’adrenalinico trionfo alla Milano-Sanremo è ovviamente l’apice della sua stagione, e finora anche della sua vita sportiva, ma è tutta la sua primavera ad essere di alto livello, dimostrandosi capace di giocarsi le proprie carte tanto sul pavé che sulle Ardenne. Il resto dell’anno soffre, in particolare al Tour de France per colpa di un virus, ritrovandosi comunque in tempo per altri buoni piazzamenti nel finale di stagione.

Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), 7: Con la vittoria alla Vuelta a España ottiene il successo più importante in carriera, confermando grandi qualità, ma non va dimenticato che arriva in qualità di ultimo uomo, ruolo che non riesce mai realmente ad esprimere al meglio. Forse comunque meriterebbe più considerazione nelle gerarchie interne vista anche la sua capacità di superare bene le salite.

Rudy Molard (Groupama-FDJ), 6,5: Tanti piazzamenti nel corso dell’anno per un corridore sempre pronto a mettersi al servizio del team, ma anche a cogliere le sue occasioni quando capitano. Dalle Ardenne al Lombardia, passando per una splendida giornata in Maglia Rossa alla Vuelta a España, si fa così vedere con buoni risultati, sempre importanti per un team che dimostra di avere profondità di organico.

Bauke Mollema (Trek-Segafredo), 6: La grinta e la voglia, come al solito, ci sono, quest’anno tuttavia non riesce a centrare il bersaglio grosso, conquistando solo una vittoria ai campionati nazionali a crono. I rimpianti maggiori sono probabilmente al Giro d’Italia, dove su tre fughe centra tutte e tre le volte la top-10, sfiorando la vittoria a Potenza.

Michael Mørkøv (Quick-Step Alpha Vynil), 7,5: Come spesso gli è capitato in carriera non entra nel “tabellino dei marcatori”. Però, le vittorie dei velocisti della sua squadra – Mark Cavendish e Fabio Jakobsen in particolare – passano spesso dalle sue opere di guida nel finale. A 37 anni è ancora uno dei migliori specialisti del settore.

Gianni Moscon (Astana Qazaqstan), sv: Doveva essere la stagione nella quale poter finalmente presentarsi al via delle classiche con i gradi di capitano. Purtroppo, però, infortuni e malattie rovinano la sua annata. Sul finire dà qualche segnale che fa ben sperare per il futuro.

Luca Mozzato (B&B Hotels-KTM), 7: Corridore continuo e costante, non ha però le punte di velocità degli sprinter più forti, ma si fa rispettare (eccome) nelle corse di un giorno, confermando anche notevoli qualità di resistenza. Ancora non riesce a centrare la prima vittoria tra i professionisti, ma andando avanti così non tarderà ad arrivare.

LETTERA N

Oliver Naesen (Ag2r Citroen), 5: Ad eccezione del quarto posto alla Omloop Het Nieuwsblad e di un paio di altri piazzamenti in corse minori, il belga non si vede quasi masi. Troppo poco per un corridore come lui, abituato a lottare per le più grandi classiche.

Jhonatan Narvaez (Ineos Grenadiers), 5,5: Quest’anno il classe 1997 si mette meno in luce, ottenendo risultati al di sotto delle aspettative dopo le belle prestazioni degli anni passati, considerando anche che ha avuto maggiore spazio. Soprattutto in primavera ci si sarebbe potuti aspettare di più da lui, che raccoglie invece solo due sesti posti alle Strade Bianche e all’E3 Saxo Bank Classic, oltre a un quarto alla Classica di Amburgo ad agosto.

Daniel Navarro (Burgos-BH), 5: La carriera del classe 1983 sembra oramai arrivata al capolinea, anche se la squadra l’ha confermato per il 2023. Lo spagnolo difficilmente si fa vedere nel corso del 2022 e anche alla Vuelta a España fatica ad essere protagonista: solo nella terza settimana riesce ad inserirsi in un paio di fughe, ma senza mai incidere veramente sull’andamento della corsa.

Krists Neilands (Israel-Premier Tech), 5: Conferma la tendenza (negativa) delle ultime due stagioni. Il settimo posto nella seconda tappa dell’Arctic Race of Norway e l’identico risultato nella classifica finale del Giro di Ungheria sono gli unici piazzamenti degni di nota del suo 2022. Per un corridore che negli anni ha saputo mettersi in mostra e farsi trovare nel vivo dell’azione anche delle grandi corse, è decisamente troppo poco.

Vincenzo Nibali (Astana Qazqastan), 7: Il faro del ciclismo italiano negli ultimi dieci anni chiude la sua carriera con uno splendido Giro d’Italia, terminato ai piedi del podio a conferma di una competitività ancora ottima malgrado l’età. E poco importa se nel resto della stagione fa più fatica, complici problemi vari che ne condizionano la preparazione (in particolare in primavera è stato fortemente rallentato dal Covid). Splendidi gli omaggi che nel corso dell’anno si susseguono per un corridore che sicuramente mancherà a tutti noi. Anche a chi ora non ci crede.

Mikel Nieve (Caja Rural-Seguros RGA), sv: Si chiude con una stagione sfortunata la carriera di un corridore dalla grande solidità e affidabilità, tanto in prima persona che al servizio del team.

Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), 6: Tanta sfortuna nel 2022 del velocista brianzolo, che tra cadute e malanni deve fermarsi e ripartire più volte nel corso della stagione, con conseguenze facilmente immaginabili. Nonostante questo, conquista comunque diversi buoni piazzamenti, compresi un podio e altre due top-10 al Giro d’Italia (che è poi costretto ad abbandonare), oltre a una vittoria nella prima tappa della Vuelta a Castilla y Leon.

LETTERA O

Ben O’Connor (Ag2r Citroen), 7: L’australiano conferma che il quarto posto al Tour dello scorso anno non è stato solo un caso. Oltre a conquistare due vittorie, il 27enne riesce a piazzarsi in top-10 in praticamente tutte le corse a tappe WorldTour che disputa quest’anno, ottenendo anche un bel terzo posto al Delfinato alle spalle della coppia Roglic-Vingegaard. Stecca solo al Tour de France per colpa delle cadute, che lo portano poi a ritirarsi, ma si rifà alla Vuelta (nonostante una preparazione non ideale per le conseguenze delle sopracitate cadute) cogliendo l’ottavo posto finale al termine di tre settimane di grande regolarità.

Stefano Oldani (Alpecin-Deceuncinck), 7,5: Il classe 1998 fa un altro passo in avanti in questo 2022, dove finalmente riesce a rompere il ghiaccio ottenendo la sua prima vittoria tra i professionisti. E lo fa in un palcoscenico come quello del Giro d’Italia, imponendosi nella tappa di Genova al termine di una fuga da lontano. Nel resto della stagione, poi, arrivano altri buoni piazzamenti, soprattutto nelle classiche italiane di fine anno, confermando che se gli viene concesso spazio può fare buone cose.

Sam Oomen (Jumbo-Visma), 5,5: Dà il suo contributo alla causa del team, in particolare alla Vuelta in supporto a Roglic, ma ci si aspettava di più da lui, soprattutto in un Giro d’Italia dove i capitani del team non hanno brillato. Passato professionista con grandi aspettative, per ora non è riuscito a mantenere le promesse anche per colpa di un po’ di sfortuna, che comunque non è mancata neanche quest’anno.

Daniel Oss (TotalEnergies), 6: Qualche sprazzo in prima persona sia ad inizio che fine stagione (quando lotta per la vittoria al primo Mondiale di gravel, cogliendo infine l’argento), segno di una buona preparazione di base, ma un corridore come lui, quando il suo capitano non brilla, fa inevitabilmente più fatica ad emergere.

LETTERA P

Quentin Pacher (Groupama-FDJ), 6,5: Non soffre il salto di qualità e si fa subito trovare pronto, tanto in prima persona che per la squadra. Spesso all’attacco, sfiora la vittoria alla Vuelta a España e trova altri buoni piazzamenti durante l’anno.

Mark Padun (EF Education-EasyPost), 5,5: Le attenuanti delle difficoltà del suo paese vanno ovviamente considerate per valutare la sua annata, tuttavia con la nuova squadra non riesce a ripetere quanto di buono fatto nella stagione precedente, cogliendo solo un successo alla Gran Camiño, ad inizio stagione, fallendo poi gli altri appuntamenti nel resto dell’anno. Lontano dai grandi obiettivi annunciati.

Aurelien Paret-Peintre (Ag2r Citroen), 5,5: Un discreto avvio di stagione, poi finisce nell’anonimato, facendo un netto passo indietro rispetto al 2021. Considerato uno dei talenti francesi, uno degli uomini sui quali la squadra punta maggiormente per il futuro, dovrà fare di più per mantenere il suo status.

Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: Una vittoria e tanta grinta, oltre a piazzamenti promettenti, a conferma di un corridore che riesce sempre a crescere e imparare con l’esperienza, che non manca di mettere anche a disposizione dei compagni di squadra.

Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 8: Quel che non vince in una primavera nella quale comunque è presente con bei piazzamenti nelle classiche, lo recupera nel resto dell’anno. Al Tour si porta a casa una bella vittoria al termine di una fuga da lontano, ma è alla Vuelta che è straripante, con tre successi di tappa e la conquista della Maglia Verde. Chiude la stagione, la sua migliore in termini di risultati, con un bottino di nove vittorie, ma a impressionare è soprattutto la grande continuità.

Antonio Pedrero (Movistar), 6,5: La grande vetrina stagionale dello spagnolo è stato il Giro d’Italia, nel corso del quale si mette più volte in mostra centrando la fuga nella tappa di Cogne, nella quale taglia il traguardo al terzo posto, e in quella della Marmolada, dove alla fine è quarto. Il resto della stagione gli porta poi un successo nella terza tappa del Tour de l’Ain in agosto.

Simon Pellaud (Trek-Segafredo), 5,5: Paga l’impatto con il WorldTour, facendo fatica ad ambientarsi nella sua nuova squadra, e, complici anche alcuni problemi fisici, riesce raramente a mettersi in mostra, soprattutto in quello che è il suo cavallo di battaglia, le fughe.

Hermann Pernsteiner (Bahrain Victorious), 5,5: Non selezionato per alcuna delle tre grandi corse a tappe, si perde nell’anonimato, se si eccettua il quarto posto in Giappone, nell’ultima corsa dell’anno. Eppure non più tardi di due anni fa aveva centrato la top10 al Giro d’Italia.

Simone Petilli (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: La stagione parte con il botto grazie alla grande prova sfoderata alla Strade Bianche, dove chiude in top-10. Con il passare delle settimane non arrivano altri risultati, ma rimane una risorsa importante per la squadra, dimostrando di poter essere anche un uomo sul quale è possibile puntare, oltre che per il suo servizio al team.

Adrien Petit (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: Protagonista di un’ottima primavera, dà il meglio alla Roubaix, che chiude con un eccellente sesto posto, ribadendo ancora una volta le sue qualità al Nord e al sua affidabilità. Prezioso uomo nel treno dei velocisti, è ormai uno dei corridori cardini del nuovo ciclo della formazione belga.

Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), 8: Lascia il segno in tutte le occasioni in cui era chiamato a farlo: dopo numerosi piazzamenti si prende finalmente due tappe al Tour de France (compresa quella finale sugli Champs-Élysées), undici successi complessivi e la conferma al massimo livello nel panorama dei velocisti.

Andrea Piccolo (Gazprom-Rusvelo/Drone Hopper-Androni/EF Education-EasyPost), 7,5: Triplo cambio di maglia, a testimonianza di una stagione travagliata, ma nonostante le difficoltà fa vedere ottime cose anche in appuntamenti di alto livello, soprattutto una volta sistematosi alla EF. Tanti i piazzamenti nel finale di stagione, sfiora la vittoria in qualche occasione (secondo al Circuito de Getxo e alla Japan Cup, terzo alla Agostoni), ma forse pesa di più l’undicesima piazza al Lombardia, sua prima Monumento della carriera.

Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), 7,5: Non corre tantissimo e forse a volte ci si aspettava qualcosa in più, ma regala momenti di altissimo ciclismo e quel successo al Tour de France, nientemeno che in cima all’Alpe d’Huez, vale molto, anche in prospettiva futura. È comunque da sottolineare il suo impegno nel ciclocross (dove conquista la maglia iridata) e nella MTB, a conferma di un talento assolutamente fuori dal comune.

Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), 6,5: Dopo un paio di stagioni molto travagliate dal punto di vista fisico, con conseguenze anche mentali e morali, si rivedono sprazzi del talento dello scalatore transalpino, autore finalmente di un’annata senza problemi. Oltre ai due successi (una tappa al Tour of the Alps e una al Giro di Svizzera), il 32enne riesce soprattutto a portare a termine i due Grandi Giri a cui partecipa, il Tour e la Vuelta, non riuscendo a lasciare il segno con una vittoria ma provandoci in più occasioni. Una buona base dalla quale ripartire in vista di un 2023 nel quale proverà a ritrovarsi ad alti livelli.

Lucas Plapp (Ineos Grenadiers), 7: Ottima stagione di esordio tra i professionisti per l’ancora 21enne talento australiano che inizia subito benissimo vincendo la prova in linea dei Campionati Nazionali il 16 gennaio. Il resto della stagione è un continuo migliorarsi con il nono posto al Giro di Romandia, il terzo al Giro di Norvegia e, soprattutto, il completamento della Vuelta. Risultato tutt’altro che banale per un giovanissimo alle prime esperienze nel WorldTour.

Wout Poels (Bahrain Victorious), 6: Il neerlandese inizia bene la stagione conquistando una tappa e la classifica finale della Vuelta a Andalucia e ottenendo buoni piazzamenti a Parigi-Nizza e Volta a Catalunya. Poi, qualche problema fisico non gli permette di arrivare al meglio alle classiche delle Ardenne, mentre al Giro, corso in supporto a Landa, non riesce a cogliere un risultato personale nelle giornate di libertà. Alla Vuelta, invece, è messo ko dal covid, ma quanto fatto nella prima metà dell’anno gli consente di guadagnarsi un rinnovo biennale con la squadra.

Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), 9,5: Altra stagione di altissimo livello per il fenomeno sloveno, capace di vincere da febbraio a ottobre e di mettersi alla prova anche su terreni nuovi, come il pavé delle classiche del Nord, dove non sfigura nella maniera più assoluta giocandosi la vittoria al Fiandre. Certo, nel bilancio della stagione non si può non tener conto della mancata vittoria del Tour de France, dove però è battuto da una corazzata come la Jumbo-Visma (e, probabilmente, dagli unici errori commessi in prima persona nella tappa del Col du Granon). Alla fine conquista comunque tre tappe, ma anche nelle pochissime occasioni nelle quali viene sconfitto il 24enne riesce lo stesso a dare spettacolo e a esaltare i tifosi. La perla della sua stagione è probabilmente l’esaltante vittoria alla Strade Bianche al termine di un attacco solitario di 50 chilometri, ma anche negli altri successi (in totale sono 16) è sempre protagonista di splendide azioni e di grandi attacchi. Perché lui non vuole solo vincere, ma vuole farlo divertendo e divertendosi.

Jan Polanc (UAE Team Emirates), 6,5: Torna al successo dopo cinque anni conquistando un Trofeo Laigueglia dominato dalla sua squadra. Nel resto dell’anno è spesso al servizio dei compagni di squadra, ma nonostante questo riesce anche a concludere la Vuelta appena fuori dalla top-10.

Nils Politt (Bora-hansgrohe), 5,5: Le vittorie al campionato nazionale e alla Rund um Köln non bastano per salvare la stagione del 28enne tedesco, che delude soprattutto nelle classiche (anche a causa di qualche malanno) e al Tour de France, dove tenta più volte, senza successo, di replicare la vittoria ottenuta un anno fa al termine di una fuga.

Richie Porte (Ineos Grenadiers), 6: Non riesce a lasciare il segno nella sua ultima stagione, corsa però soprattutto al servizio dei compagni di squadra. Dopo un bel quarto posto alla Tirreno-Adraitico, al Giro si mette a disposizione di Carapaz ma è costretto ad abbandonare a poche tappe dal termine per problemi intestinali. Poi, lo si rivede solo a settembre al Tour of Britain, dove fa in tempo a salutare i tifosi e il ciclismo.

Lukas Pöstlberger (Bora-hansgrohe), sv: L’austriaco non riesce a mettersi molto in evidenza quest’anno per colpa del covid (positivo ben tre volte, due nel pieno della preparazione pre-stagionale) e di una commozione cerebrale dopo una caduta.

Neilson Powless (EF Education-EasyPost), 7: Lo statunitense si conferma su buoni livelli dopo il bel 2021, anche se rispetto allo scorso anno manca la vittoria di peso (successo che comunque arriva nell’ultima corsa della stagione, la Japan Cup). Degni di nota sono l’ottava piazza alla Liegi e il dodicesimo posto finale al Tour, dove sfiora anche la Maglia Gialla nelle prime tappe.

Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), 7,5: La sfortuna non lo abbandona neanche quest’anno, con due cadute a frenarlo nei suoi due migliori momenti dell’anno. Nonostante questo, coglie due top-10 nelle classifiche finali di Giro d’Italia e Giro di Svizzera e buoni piazzamenti nel finale di stagione. A 40 anni dimostra di poter dire ancora la sua nel ciclismo che conta.

Vadim Pronsky (Astana Qazaqstan), 6,5: Si fa le ossa lavorando per il team nelle gradi corse e si prende anche qualche buon risultato in prima persona.

LETTERA Q

Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), 7: Giudizio difficile da esprimere, per motivi extra-sportivi. Al Tour de France ha fatto buone cose, rimanendo spesso nel vivo dell’azione e chiudendo al sesto posto della generale – risultati però cancellati dall’UCI. In precedenza era stato eccellente protagoniste sullo scenario delle brevi corse a tappe, fruttando tantissimi punti fondamentali per la sua squadra, con la quale rompe malgrado il rinnovo già firmato.

LETTERA R

Dušan Rajović (Team Corratec), 7: Con le sue volate, in particolare nelle corse di livello .2, è stato uno dei volti vincenti della giovane squadra italiana ed è riuscito a meritarsi una chance nel WorldTour con la Bahrain Victorious.

Simone Ravanelli (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 6: Qualche tentativo di fuga, soprattutto al Giro d’Italia, in una stagione complessivamente avara di soddisfazioni. Continua il suo apprendistato, che purtroppo ora rischia di interrompersi nel modo più duro.

Edward Ravasi (Eolo-Kometa), 5,5: Un piazzamento al Giro di Slovenia e poco altro. Non riesce a trovare tempi e modi per mettersi in luce, anche a causa di diversi guai fisici.

Jhonathan Restrepo (Drone Hopper-Androni Giocattoli) 6: Penalizzato nel momento più importante della stagione da una caduta, che lo ha tenuto lontano dalle gare per parecchi mesi, ha comunque lasciato il segno nel “tabellino marcatori” vincendo una tappa al Tour of Rwanda. Resta comunque uno dei corridori più importanti del team.

Alexandr Riabushenko (Astana Qazaqstan), 5,5: Tanti giorni di corsa, ma pochissima resa. Rimane lontano dalle buone cose mostrate in passato con la maglia della UAE, non trovando la giusta continuità nella sua nuova squadra.

Remy Rochas (Cofidis), 6: Non si ripete sui livelli della stagione precedente, ma finisce in crescendo, ottenendo un brillante secondo posto al Giro del Veneto e restando un elemento fondamentale nel supporto dei suoi capitani.

Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers) 7,5: Annata in grande crescita per il giovane asso spagnolo, sempre competitivo e autore di una Vuelta a España con vista podio fino agli ultimi giorni, nei quali è vittima di un leggero calo di forma. La Ineos lo ingaggiò tre anni fa rischiando molto, ma ora inizia a vedere i risultati di una scelta lungimirante.

Oscar Rodriguez (Movistar), 5,5: Il primo anno in Movistar del basco è piuttosto anonimo. Non partecipa ad alcun Grande Giro e il miglior risultato è soltanto il secondo posto nell’ultima tappa del Giro di Svizzera. Troppo poco per un talento che sembra essersi un po’ perso nelle ultime stagioni.

Primož Roglič (Jumbo-Visma), 7: Annata in chiaroscuro per il campione sloveno che dopo una stagione perfetta fino al Giro del Delfinato, non riesce a concludere né il Tour de France che la Vuelta a España a causa di due cadute, entrambe con conseguenze importanti. In ogni caso, le vittorie a Parigi-Nizza e Giro del Delfinato salvano, seppur parzialmente, la sua stagione.

Pierre Rolland (B&B Hotels-KTM), 6: Quella che sarà, purtroppo per lui e per i suoi numerosi tifosi, l’ultima stagione in gruppo dello scalatore francese è avara di soddisfazioni. Uscito molto bene dal Delfinato, dove vince la maglia di miglior scalatore, è autore di un Tour de France anonimo e sfortunato che lo ha visto ben lontano dall’obiettivo prefissato della Maglia a pois.

Diego Rosa (Eolo-Kometa), 6: Annata nella media per lo scalatore piemontese, anche lui prossimo al ritiro, che si concede comunque un buon Giro d’Italia nel corso del quale riesce più volte a mettersi in mostra, chiudendo al quarto posto la classifica dei migliori scalatori. Sicuramente

Lorenzo Rota (Intermarché-Wanty-Gobert), 7,5: Questa stagione ha segnato una vera e propria svolta per il corridore bergamasco che si è dimostrato competitivo ad alti livelli per tutto l’anno. Già in top20 alla Sanremo, conclude bene il Giro d’Italia con anche un secondo posto di tappa a Genova, per poi proseguire con il secondo posto agli Italiani, una top10 a San Sebastian e il successo al Sazka Tour, senza dimenticare l’ottima prestazione mondiale. Una buona base per un 2023 che si preannuncia ancora più interessante.

Luke Rowe (Ineos Grenadiers), 6: Niente di particolare da segnalare per l’esperto britannico, ormai lontano dal suo livello migliore nelle classiche, trovando ancora comunque modo di essere prezioso per il team: è infatti tra le spalle più importati per Geraint Thomas al Tour de France.

Einer Rubio (Movistar), 6: Lenta, ma costante, crescita per il giovane colombiano che si mette alla prova in brevi corse a tappe, agganciando la top10 al Romandia. Ci si attende ulteriori miglioramenti la prossima stagione.

Clement Russo (Arkéa-Samsic), 6,5: Buona stagione per il corridore francese che, pur non vincendo, si fa notare in più occasioni portando a termine la Vuelta e risultando molto utile per la promozione nel WorldTour.

LETTERA S

Peter Sagan (TotalEnergies), 5,5: In una prima parte di stagione costellata di problemi non riesce a cogliere più che qualche piazzamento, poi in estate firma l’ennesima vittoria al Giro di Svizzera, che rimarrà poi l’unica stagionale visto che al Tour non va oltre alcuni piazzamenti. Amaro anche il finale, con poche corse e una condizione precaria che comunque lo vede chiudere in settima posizione il mondiale. Pur al di sotto delle aspettative, oltre alla sua preziosa esperienza, porta punti importanti al team, che torna così a prendersi l’invito automatico per il prossimo anno

Luis León Sánchez (Bahrain Victorious), 6: Tanto prezioso lavoro per il team, senza riuscire quasi mai a prendersi le sue giornate di libertà. Artista della fuga, tra i migliori interpreti della sua generazione, si deve accontentare di un terzo posto al Tour come miglior risultato, correndo poi una Vuelta ordinata, ma senza acuti, chiudendo 16°.

Marc Sarreau (Ag2r Citroen), 6,5: Nelle corse “locali” francesi è una sentenza: se non è vittoria è piazzamento praticamente sicuro da Top 10. Veloce e resistente, sembra aver trovato la sua dimensione per costruire una onesta carriera.

Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), sv: Un anno complicato che si chiude troppo presto, costretto a saltare le classiche di fine stagione dopo aver dovuto rinunciare alle primaverili. Unici sprazzi delle sue qualità al Giro di Svizzera, mentre anche al Tour le cose non girano per il verso giusto.

Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vynil), 7: Il classe 1999 elvetico conferma le buone cose fatte vedere nella scorsa annata, quando si impose in una tappa del Giro. Quest’anno, il successo alla Corsa Rosa lo sfiora solamente, ma in compenso si mette in evidenza anche nel resto della stagione, centrando due vittorie, cogliendo diversi piazzamenti e conquistando la medaglia d’oro ai Mondiali nella CronoStaffetta Mista.

Florian Sénéchal (Quick-Step Alpha Vynil), 7: Altra stagione ad alternare con profitto lavoro al servizio del team con un ruolo da comprimario che può offrire momenti di gloria. Il risultato finale lo vede quest’anno trovare meno fortuna a livello internazionale, pur con qualche piazzamento di prestigio, ma può comunque sfoggiare il suo tricolore per dodici mesi.

Eduardo Sepulveda (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 6: Se al Giro non trova mai la giornata giusta, poche settimane prima si era preso una vittori importante, confermando buone qualità in salita e nelle brevi corse a teppe, ribadendo poi il concetto a fine stagione con il piazzamento in Malesia. Risultati che gli sono valsi la chiamata della Lotto.

Magnus Sheffield (Ineos Grenadiers), 7,5: Al primo anno nella massima categoria il talento britannico si fa notare rapidamente. La prima vittoria arriva così dopo neanche dieci giorni di corsa, aprendo ad una splendida primavera coronata con prestazioni di altissimo livello nelle grandi classiche, anche WorldTour. Il successo in una corsa complicata come la Freccia del Brabante appare come un antipasto per una carriera brillante, in cui avrà molte occasioni per mostrare il suo talento poliedrico e la sua grinta.

Quinn Simmons (Trek-Segafredo), 6,5: Costantemente all’attacco, in quasi tutte le occasioni a disposizione. Così facendo, essere presente al momento di giocarsi il successo è più difficile, ma lo statunitense dimostra di essere pedalatore dalle notevoli qualità. Chiude la stagione portando a casa anche le maglie di miglior scalatore alla Tirreno-Adriatico e al Giro di Svizzera, oltre che un buon settimo posto in una corsa esigente come le Strade Bianche.

Julien Simon (TotalEnergies), 7: Vive una stagione quasi interamente sulle strade di casa, che lo vedono trionfare tre volte e ottenere un gran numero di piazzamenti, con i quali trascina il suo team ai vertici nazionali, ma soprattutto punti importanti per il ranking annuale che vale una wildcard garantita per il prossimo anno a tutti gli eventi WorldTour.

Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), 6,5: Costante nella sua carriera, la sfortuna ci mette lo zampino, ma trova comunque modo di mostrare le sue qualità, tanto al servizio del team quanto in prima persona. I risultati migliori arrivano in estate, con il secondo posto alla Clasica San Sebastian e il trionfo alla Vuelta a Burgos, che fanno da preludio ad un discreto inizio di Vuelta a España, quando è nuovamente un ritiro a fermarlo.

Mattias Skjelmose Jensen (Trek-Segafredo), 7: Stagione di grande costanza e presenza per il 22enne danese, che brilla in quasi tutte le corse a tappe a cui partecipa, ottenendo così ben quattro podi e cinque Top in altrettante corse a tappe portate a termine da febbraio a ottobre prima di conquistare il Giro del Lussemburgo. A livello WorldTour si vede un po’ meno, pur con qualche buon piazzamento e lavorando soprattutto per i compagni, ma l’aver corso il suo primo GT della carriera sarà uno step importante per il suo sviluppo.

Toms Skujiņš (Trek-Segafredo), 6,5: Ennesima stagione generosa per il grintoso corridore lettone, che si prende numerosi piazzamenti nel corso della intera stagione, trovando soprattutto in estate i suoi risultati migliori, anche in importanti corse WorldTour.

Dion Smith (Team BikeExchange-Jayco), 5,5: Qualche buon piazzamento, ma quel salto di qualità al quale lo si attende negli ultimi due anni sembra al momento ancora non arrivare.

Matteo Sobrero (Team BikeExchange-Jayco), 7: Il trionfo vestito del tricolore a Verona è chiaramente l’apice di una stagione in cui conferma le sue ottime qualità, a cronometro ma non solo, come dimostra anche il quarto posto finale al Giro di Polonia.

Marc Soler (UAE Team Emirates), 7: Quando ha spazio prova a lasciare il segno e anche quando non vince non si può dire che non ci riesce. L’apice della sua stagione è alla Vuelta, quando invece una tappa e ne sfiora altre tre, centrando in tutto sette volte la fuga di giornata.

Iván Ramiro Sosa (Movistar), 6: Arrivato alla formazione spagnola per esserne la terza punta in salita, è lontano dai livelli sperati, ma nell’arco della stagione riesce comunque a raccogliere un discreto bottino di punti preziosi per il team, concludendo l’anno con il successo al Tour de Langkawi, in cui vince tappa e maglia come fatto a maggio alla Vuelta Asturias.

Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck), 6,5: Un picco, quello del Giro di Vallonia, in una stagione in cui è stato chiamato in causa da febbraio a ottobre, mostrandosi spesso e volentieri.

Jake Stewart (Groupama-FDJ), 6,5: Un successo e tanti piazzamenti per un corridore che ha dimostrato resistenza e continuità. Alla Vuelta pareva pronto per andare a caccia del bersaglio grosso, ma è stato costretto al ritiro dopo una settimana.

Michael Storer (Groupama-FDJ), 6,5: Arrivato per dimostrare di poter fare anche classifica dopo gli exploit dello scorso anno in salita, on riesce del tutto nel suo intento vista la consacrazione di David Gaudu, ma è pronto a mettersi efficacemente al suo servizio al Tour de France. In precedenza comunque aveva colto un buon secondo posto al Tour of the Alps, trovando qualche altro piazzamento nel corso dell’anno.

Corbin Strong (Israel-Premier Tech), 6,5: Una delle note più liete nella complicata stagione della squadra. Protagonista al Tour of Britain, con tanto di prima vittoria da professionista, dimostra qualità interessanti in volata e una buona resistenza.

Zdeněk Štybar (Quick-Step Alpha Vynil), 5: Decisamente non la sua migliore stagione, venendo spesso superato nelle gerarchie interne, fino ormai a cambiare squadra per tentare di avere più possibilità. Pur con qualche attenuante, decisamente deludente la sua campagna di primavera.

Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), 6: Per la prima volta dal 2015 non vince neanche una corsa, non riuscendo così a fare seguito ai bei trionfi delle passate stagioni (Omloop e Sanremo), ma non per questo fallisce completamente la stagione, raccogliendo comunque piazzamenti discreti nelle grandi corse di primavera, a conferma di una buona costanza e affidabilità, anche quando le cose non vanno al meglio.

Ben Swift (Ineos Grenadiers), 5: L’esperto britannico si vede davvero poco, con appena un piazzamento nei dieci nell’intera stagione, durante la quale fatica anche a dare il giusto contributo al suo team. La sua duttilità questa volta non trova sfogo.

LETTERA T

Rein Taaramae (Intermarché-Wanty-Gobert), 6: Annata ricca di impegni per l’esperto corridore estone che porta a termine il Giro d’Italia in appoggio a Hirt e Pozzovivo, ma non la Vuelta nella quale si deve arrendere nel corso della diciassettesima tappa. Nel frattempo vince anche il suo sesto campionato Nazionale a cronometro.

Harold Tejada (Astana Qazaqstan), 6: Lo scalatore colombiano si mette anche quest’anno alla prova nelle corse a tappe e riesce a portare a termine sia il Giro che la Vuelta, seppur senza risultati esaltanti.

Niki Terpstra (TotalEnergies), 5,5: Ultima stagione tra i professionisti decisamente anonima per il vincitore della Parigi-Roubaix 2014, che conclude ultimo, ma felice, alla Parigi-Tours a causa di una caduta.

Natnael Tesfatsion (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 7,5: Annata della consacrazione per il 23enne eritreo che grazie a due vittorie e molti piazzamenti si guadagna la chiamata della Trek-Segafredo. Vincitore del Tour du Rwanda a inizio stagione, si piazza spesso e volentieri in volata anche al Giro d’Italia. Superata indenne una caduta in discesa nel corso della nona tappa quando era in fuga, viene fermato soltanto da problemi intestinali dopo il settimo posto di Cogne, sempre attaccando da lontano. Poi arriva anche secondo al Giro dell’Appennino e vince a Cima Grappa alla Adriatica Ionica Race dimostrando di essere potenzialmente un corridore a tutto tondo.

Mike Teunissen (Jumbo-Visma), 6: Il 2022 del neerlandese non è particolarmente spumeggiante con una campagna del Nord lontano dai primissimi e soltanto la Vuelta che lo porta agli onori delle cronache grazie al successo nella cronosquadre inaugurale e il seguente quarto posto nella prima tappa in linea che gli vale un giorno in maglia Roja.

Dylan Teuns (Bahrain Victorious/Israel-Premier Tech), 7,5: Stagione con due maglie per il belga. Dopo una grande campagna delle Ardenne conclusa con la vittoria nella Freccia Vallone, il decimo posto all’Amstel e il sesto alla Liegi, e un Tour, concluso ottimamente al 18° posto, decide di accasarsi alla Israel-Premier Tech, non riuscendo tuttavia ad aiutarli ad evitare la retrocessione, complici problemi fisici e di salute.

Edward Theuns (Trek-Segafredo), 6: Nessuna vittoria quest’anno per l’esperto belga che si butta in volata spesso e volentieri, raccogliendo i risultati migliori nel finale di stagione, chiudendo proprio alla Parigi-Tours con il secondo posto alle spalle di Arnaud Démare.

Gerben Thijssen (Intermarché-Wanty-Gobert), 7,5: Il giovane talento belga si rilancia con il cambio di maglia, che lo rivitalizza e gli fa alzare le braccia al cielo per le prime volte in carriera alla 4 Giorni di Dunkerque, Giro di Polonia e Gooikse Pijl. Sono i primi squilli di un velocista che farà ancora parlare di sé, fondamentale già da ora nella crescita complessiva del team.

Benjamin Thomas (Cofidis), 7: Nella prima stagione con la Cofidis, il transalpino mette subito in mostra le sue doti di corridore veloce che tiene bene anche nelle salite non troppo impegnative. Apre infatti bene l’anno all’Etoile de Besseges, vincendo una tappa e la classifica generale, per poi continuare a raccogliere altri piazzamenti nel corso di tutta la stagione. Alla Boucles de la Mayenne vince di nuovo una frazione e la generale, mentre tra Tour de France e Vuelta a España raccoglie quattro settimi posti parziali, mettendosi in mostra in un’ampia varietà di terreni. A questi bisogna aggiungere i risultati ottenuti su pista, tre ori e un argento tra Europei e Mondiali.

Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), 8: A 36 anni il gallese si regala una nuova stagione da protagonista. Partito in sordina ad inizio anno, il nativo di Cardiff conquista in estate il Giro di Svizzera. Questa vittoria è il viatico per un Tour de France in cui continuità ed esperienza gli permettono di tornare di nuovo sul podio alle spalle dei due inarrivabili Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar.

Antonio Tiberi (Trek-Segafredo), 6,5: Prosegue l’apprendistato del giovane ciclista azzurro. Il 2022 è l’anno della sua prima vittoria in carriera (la tappa regina del Giro di Ungheria) e del suo primo Grande Giro, la Vuelta a España, dove si mette in mostra soprattutto in supporto ai capitani.

Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team), 6,5: Alcuni buoni piazzamenti nelle corse in Belgio, che si uniscono alla vittoria del titolo nazionale, rendono positiva la stagione del norvegese, che si sta specializzando sempre di più nelle classiche.

Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), 6: Il lombardo riesce a strappare la sufficienza grazie ad alcuni piazzamenti e al lavoro svolto per i compagni di squadra. Se non brilla in prima persona, coglie comunque bene la sua grande occasione in una formazione professional, meritando la conferma in vista di un 2023 in cui può legittimamente puntare a qualcosa in più.

Antwan Tolhoek (Trek-Segafredo) 5,5: Stagione anonima per il classe 1994 che fatica a mettersi in mostra. L’unico risultato di rilievo è il sesto posto nella prima tappa della Volta Valenciana all’esordio stagionale, poi dopo il vuoto.

Torstein Træen (Uno-X Pro Cycling Team), 6,5: Il classe 1995 in questo 2022 ha evidenziato buone doti da scalatore e, anche se non alza mai le braccia al cielo, la sua vittoria più grande nel 2022 è la partita vinta contro il cancro ai testicoli. Dopo aver chiuso nono la Volta Catalunya, infatti, a maggio si ferma per curarsi, ma fa in tempo a tornare per il finale di stagione, dove è settimo alla CRO Race e terzo al Tour de Langkawi.

Jan Tratnik (Bahrain Victorious), 7: Lo sloveno lavora tanto per la squadra, ma riesce a ritagliarsi anche i suoi spazi personali. In particolare nel 2022 dimostra di essere portato anche per le classiche: chiude nono sia la Milano-Sanremo che la Dwars door Vlaanderen, prima di sfiorare un piazzamento in top 10 anche al Fiandre, al termine di una corsa spesso all’attacco.

Matteo Trentin (UAE Team Emirates), 7: Non ha molte occasioni per fare la gara, ma quando le ha prova a sfruttarle al meglio, cogliendo qualche piazzamento di spessore. Per lui anche tre vittorie che fanno sempre bene al morale. Il classe 1989 è poi il migliore dei nostri al Mondiale di Wollongong, chiuso al quinto posto.

Ben Tulett (Ineos Grenadiers), 7: La prima stagione in maglia Ineos Grenadiers è di assoluto spessore per il britannico: dopo la vittoria di tappa e il secondo posto in classifica generale alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, il classe 2001 chiude in quinta posizione le due cronometro del Giro d’Italia. Nell’ultima parte di stagione riesce ancora ad essere protagonista, con il quinto posto al Giro di Polonia.

Ben Turner (Ineos Grenadiers), 7,5: L’esordio tra i professionisti è decisamente positivo per il classe 1999. Il britannico comincia subito forte ed è grande protagonista nelle classiche di primavera: spesso, infatti, riesce a rimanere davanti nei finali e si sacrifica per i compagni, ma coglie anche alcuni importanti piazzamenti come l’ottavo alla Dwars door Vlaanderen, il quarto alla Freccia del Brabante e l’undicesimo alla Parigi-Roubaix.

LETTERA U

Cian Uijtdebroeks (Bora-hansgrohe), 7,5: Il momento più alto della stagione lo raggiunge dominando con la maglia della nazionale tra i pari età al Tour de l’Avenir. Al di là di questo risultato comincia comunque a farsi vedere subito anche tra i big con buoni piazzamenti: in particolare è ottavo al Giro di Norvegia e terzo al Sibiu Tour, mostrando anche un buon piglio in corsa.

Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 7: Il toscano va a segno per la 13esima stagione consecutiva, conquistando il GP Larciano con una bella azione nel finale e vincendo una tappa al Tour du Limousin. Nel resto dell’anno, poi, trova numerosi piazzamenti (a parte al Giro d’Italia, dove in passato è stato quasi sempre protagonista) nonostante una doppia positività al covid, che soprattutto a febbraio lo tiene fermo a lungo. Da sottolineare anche il lavoro che svolge per i compagni di squadra, mettendo a loro disposizione la sua esperienza.

Santiago Umba (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 6: Continua il percorso di crescita del giovane colombiano, che mette da parte tanta esperienza nelle corse europee. A livello di risultati, però, non riesce a replicare l’ottimo 2021, anche a causa di un infortunio a marzo che lo tiene lontano dalle corse per quasi tre mesi.

Rigoberto Uran (EF Education-EasyPost), 6,5: Dopo aver fallito al Tour de France comincia male anche la Vuelta a España, ma nell’ultima settimana si riscatta ampiamente. Grazie ad una lunga fuga, infatti, riesce a conquistare la diciassettesima tappa del GT iberico, issandosi anche in nona posizione in classifica generale: piazzamento che riuscirà a conservare fino a Madrid. Arrivano poi anche un paio di buoni piazzamenti nelle classiche di fine stagione in Italia e punti preziosi nella lotta per non retrocedere.

LETTERA V

Michael Valgren (EF Education-EasyPost), sv: Stava entrando in condizione, ma una brutta caduta a giugno alla Route d’Occitanie lo ha in pratica tolto dalle scene per tutta la stagione. E non rientrerà in gara prima di maggio.

Attila Valter (Groupama-FDJ), 6,5: Si conferma prospetto interessante, tanto da meritarsi la chiamata della Jumbo-Visma. Vince il titolo nazionale e si rende protagonista di un inizio di stagione eccellente, con tanto di quarto posto alla Strade Bianche. Poco da segnalare, invece, nella seconda metà di stagione.

Alejandro Valverde (Movistar), 8: Chiude una carriera da favola con una stagione, ancora a 42 anni, eccellente. Secondo alla Freccia Vallone, settimo alla Liegi, lascia il segno in corse spagnole e conclude l’anno con una serie di notevoli piazzamenti nelle classiche italiane (sesto al Lombardia). È un Monumento del ciclismo che esce di scena.

Wout Van Aert (Jumbo-Visma), 8,5: In alcuni momenti della stagione pare inarrestabile. Il suo Tour de France è spaziale e nel resto dell’annata è una costante di efficacia e spettacolo, con ben 25 top-3 in 48 giorni di gara. Vince nove volte, comprese tre tappe alla Grande Boucle e l’E3 Saxo Bank Classic, ma gli manca ancora il grande colpo nelle Monumento sulla carta più adatte a lui, quelle del pavé. Al Mondiale, poi, deve forzatamente cedere il posto sotto i riflettori al connazionale Evenepoel, chiudendo comunque la corsa iridata al quarto posto.

Tom Van Asbroeck (Israel-Premier Tech), 5: Tanti giorni di corsa ma davvero pochi risultati, se si eccettuano un paio di piazzamenti che non aiutano la sua squadra a evitare la retrocessione dal WorldTour.

Greg Van Avermaet (Ag2r Citroen), 5: Ha ancora ambizioni, ma il viale del tramonto sembra imboccato, almeno per quel che riguarda le corse del massimo livello. Nelle Classiche ci sono tanti corridori che paiono avere una marcia in più e la squadra non lo porta ad alcuno dei tre Grandi Giri.

Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers), 8,5: Vince la Roubaix, che è cosa che da sola basta per nobilitare una carriera. Lui si conferma corridore di enorme solidità, mettendo sul piatto stagionale anche il secondo posto al Fiandre e prestazioni di alto profilo in quasi tutte le classiche a cui partecipa. Quando serve, poi, lavora per la squadra, tanto in salita quanto in pianura, rivelandosi pedina preziosa per i compagni come sempre.

Taco Van Der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: Attaccante indomito, sfiora il capolavoro al Tour, venendo battuto solo da Clarke nella tappa del pavé. Il suo marchio lo lascia comunque trionfando alla Brussels Classic al termine di una fuga entusiasmante.

Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Deceuninck), 8: Altro fenomeno del ciclismo attuale, non manca di regalare spettacolo, anche quando non è al top della forma. Pur con una preparazione invernale complicata dai problemi alla schiena, alla prima corsa stagionale, la Milano-Sanremo, riesce comunque a cogliere il terzo posto a un soffio dal vincitore. È poi grande protagonista nelle classiche del Nord, dove si ripete al Giro delle Fiandre resistendo alle sfuriate di Pogacar, e al Giro d’Italia, dove vince la prima tappa indossando per tre giorni la Maglia Rosa e sfiorando il successo in altre occasioni (tra cui le due crono). Chiede però troppo al suo corpo e al Tour de France è costretto ad abbandonare dopo 11 tappe, stanco e completamente fuori forma, fissando nel Mondiale l’obiettivo di fine stagione. In Australia, però, le cose non vanno come sperato per le note vicende della nottata precedente la gara.

Tosh Van Der Sande (Jumbo-Visma), 5,5: L’approdo in una squadra ricca di ottimi corridori per le classiche non sembra giovare al classe 1990 che fatica a trovare il suo spazio. Dopo un 2021 costellato di ottimi piazzamenti, nel 2022 non riesce a raccogliere nessun risultato degno di nota, complice anche la frattura del gomito nella E3 SaxoBank Classic. L’infortunio lo costringe a saltare buona parte delle corse del Nord e poi non viene convocato nemmeno per i grandi giri.

Jos Van Emden (Jumbo-Visma), 6: Tanto lavoro per la squadra e un paio di piazzamenti salvano la stagione del classe 1985 che, comunque, fatica ad essere ancora competitivo. I risultati più importanti della stagione sono l’ottavo posto nella cronometro di apertura della Tirreno – Adriatico e il nono alla prova contro il tempo degli Europei di Monaco.

Dries Van Gestel (TotalEnergies), 7,5: Positiva l’annata del 28enne belga, che torna ad alzare le braccia al cielo dopo cinque anni imponendosi alla Ronde van Drenthe. È poi protagonista durante l’anno con diversi piazzamenti, il più rilevante dei quali è il terzo posto alla Gand-Wevelgem. È l’uomo del suo team a raccogliere il maggior numero di punti nel corso della stagione, rivelandosi fondamentale per ottenere l’invito automatico alle corse WT 2023.

Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), 6: Non ottiene risultati personali, ma si dimostra utile in più occasioni al servizio dei compagni di squadra.

Bert Van Lerberghe (Quick-Step Alpha Vinyl), 6: Il belga lavora tanto per la squadra, ma, soprattutto nella prima parte di stagione, appare molto pimpante tanto da prendersi la responsabilità di fare risultato in alcune corse minori.

Brent Van Moer (Lotto Soudal), 5: Dopo i brillanti risultati ottenuti nel 2021, nel 2022 non riesce mai a mettersi in mostra, tanto da chiudere tutte le corse lontano dai primi.

Danny Van Poppel (Bora-hansgrohe), 7: Stagione ottima per il neerlandese, anche se non porta a casa il successo tanto cercato. Dopo aver sfiorato più volte la vittoria in primavera, infatti, in estate partecipa a Tour de France e Vuelta a España. Alla Grande Boucle è il velocista designato della sua formazione e si piazza quattro volte in top 10; sulle strade spagnole, invece, fa da ultimo uomo per Sam Bennett prima del ritiro di quest’ultimo: a questo punto fa le volate in proprio, ottenendo buoni risultati (il migliore è il secondo posto nell’undicesima frazione).

Ilan Van Wilder (Quick-Step Alpha Vinyl), 7: Il classe 2000 continua il suo percorso di crescita. Apre subito bene la stagione con il sesto posto al Tour de la Provence, per poi collezionare altri interessanti piazzamenti nel corso dell’anno. Alla Vuelta a España si sacrifica poi per aiutare Remco Evenepoel a portare a casa la Roja.

Kenneth Vanbilsen (Cofidis), 5,5: Stagione tendenzialmente anonima, che si trasforma nel canto del cigno vista la sua decisione di chiudere la carriera a fine anno.

Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), 6: Il belga riesce a strappare la sufficienza grazie a qualche piazzamento raccolto qua e là. La giornata migliore della sua carriera la vive al Giro d’Italia, quando si infila nella fuga che caratterizza la tappa di Napoli e realizza un ottimo gioco di squadra con il compagno Thomas De Gendt, che poi vincerà la frazione.

Sep Vanmarcke (Israel-Premier Tech), 5,5: Il successo alla Maryland Cycling Classic, prima vittoria dopo tre anni di digiuno, non basta a salvare la stagione del belga, che è anche sfortunato in primavera quando è costretto a saltare buona parte delle classiche per problemi fisici.

Mauri Vansevenenant (Quick-Step Alpha Vinyl), 6: Il classe 1999 si mette in mostra soprattutto con attacchi da lontano al Giro d’Italia e con altri piazzamenti in corse minori. Ci si aspettava tuttavia probabilmente qualcosa in più quando il livello sale.

Kévin Vauquelin (Arkéa-Samsic), 7: Il suo primo anno tra i professionisti gli permette di far vede subito le sue doti da scalatore. Al Tour of Oman rimane con i migliori in salita e nel resto della stagione ottiene qua e là risultati interessanti, comportandosi molto bene anche a cronometro. Queste qualità gli permettono di chiudere in seconda posizione il Tour Poitou-Charentes e il Giro del Lussemburgo.

Simone Velasco (Astana Qazaqstan), 6: Il classe 1995 prova a mettersi in mostra dove e quando può: una lunga fuga gli regala il terzo posto in una frazione della Tirreno-Adriatico, mentre chiude quarto la penultima tappa della Volta a Catalunya. Anche al Tour de France, suo primo Grande Giro della carriera, si lancia in fuga in un paio di occasioni, concludendo la corsa al 30esimo posto (migliore degli italiani).

Andrea Vendrame (Ag2r Citroen), 6: Non arriva la vittoria nel 2022 (anche se c’è molto dispiacere per l’incidente nell’ultima curva della diciannovesima tappa del Giro d’Italia che gli ha impedito di giocarsi il successo), ma ancora una volta il corridore veneto si dimostra un atleta solido, affidabile e adatto a più terreni.

Clément Venturini (Ag2r Citroen), 6,5: Vero e proprio uomo da punti, si piazza spesso nella prima pagina degli ordini d’arrivo, soprattutto quando si corre in territorio francese, anche se non trova vittorie.

Florian Vermeersch (Lotto Soudal), 5,5: La scorsa stagione aveva sfiorato il successo alla Parigi-Roubaix, quest’anno invece la sua campagna del Nord è abbastanza anonima. Ottiene un successo, il primo della carriera, alla Antwerp Port Epic, ma per il resto lo si vede poco. Ma è ancora giovane e avrà tempo di crescere e migliorare.

Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), 7: Spesso al servizio del team, quando ha libertà di fare corsa per sé riesce a trovare qualche piazzamento e anche un successo. A fine anno riesce poi a conquistare l’oro ai primi Mondiali di Gravel.

Ethan Vernon (Quick-Step Alpha Vinyl), 7: Tre vittorie (una a livello WorldTour) e altri piazzamenti alla prima stagione tra i pro’ sono un bel biglietto da visita per il 22enne britannico. Sarà interessante seguirne l’evoluzione nei prossimi anni.

Carlos Verona (Movistar), 7: Dopo tanti anni passati a fare il gregario, il 30enne spagnolo trova la sua giornata al Delfinato, dove coglie la prima vittoria tra i professionisti al termine di una fuga resistendo alla rimonta di Roglic. Anche nel resto della stagione, comunque, riesce a trovare qualche buon piazzamento, compreso un podio di tappa al Tour.

Alessandro Verre (Arkéa-Samsic), 6,5: Il classe 2001 si mette in evidenza con alcuni buoni piazzamenti, soprattutto nella prima metà di stagione. Il suo impatto con il professionismo può sicuramente essere considerato positivo.

Louis Vervaeke (Quick-Step Alpha Vinyl), 6: Sempre al servizio della squadra, è uno degli scudieri di Evenepoel nella vittoriosa Vuelta.

Davide Villella (Cofidis), 5,5: Il quinto posto nella tappa di Potenza al Giro d’Italia è il miglior risultato stagionale del 31enne, che nel resto dell’anno non riesce a brillare.

Jay Vine (Alpecin-Deceuninck), 7,5: Dal successo nel ciclismo virtuale a quello nel ciclismo reale: è così che si può riassumere la stagione dell’australiano, vincitore della prima edizione della Zwift Academy (e della seconda edizione dei Mondiali di esport). Nel suo secondo anno tra i pro’, il 27enne fa un bel passo in avanti, cogliendo diversi piazzamenti prima di conquistare due tappe arrivi in salita alla Vuelta a España. E si sarebbe portato a casa anche la maglia di miglior scalatore senza una caduta in una delle ultime tappe.

Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), 9: Il 2022 è per lui l’anno della consacrazione. Il danese comincia subito bene la stagione chiudendo secondo la Tirreno-Adriatico alle spalle di Tadej Pogacar, rinnovando poi la sfida con lo sloveno al Tour de France. Arriva alla Grande Boucle come co-capitano assieme a Primoz Roglic, ma sono in tanti a pensare che in salita il migliore dei due sia proprio lui (soprattutto dopo la vittoria di tappa e il secondo posto in classifica generale al Delfinato alle spalle del compagno di squadra). Il capolavoro arriva in occasione dell’undicesima frazione, quando, grazie a un’ottima strategia di squadra, il 26enne riesce a staccare Pogacar, vincere la frazione e indossare la Maglia Gialla, che non lascerà più fino a Parigi (conquistando anche un altro successo di giornata e la Maglia a Pois). Nel finale di stagione vince ancora alla CRO Race, ma al Lombardia dimostra di dover lavorare ancora un po’ per le corse di un giorno.

Attilio Viviani (Bingoal Pauwels Sauces WB), 5,5: Altra annata a secco di vittorie, ma ha l’attenuante di aver iniziato tardi la stagione dato che trova squadra solo a fine marzo. Durante l’anno trova qualche piazzamento e sfiora la vittoria in una tappa del Giro di Grecia.

Elia Viviani (Ineos Grenadiers), 6,5: I risultati in pista compensano le delusioni in strada, dove riesce ad alzare le braccia al cielo solo in due occasioni in corse minori, senza partecipare ad alcun Grande Giro. Storico l’oro europeo su pista nell’eliminazione ottenuto qualche ora dopo aver corso la prova in linea, il veronese riesce poi a ripetersi anche ai Mondiali nella stessa gara.

Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), 7,5: Annata di grande sostanza per il russo, che in primavera è uno dei corridori più costanti del gruppo. Quasi sempre in top-10 in tutte le gare alle quali partecipa, trova la vittoria nella classifica finale della Vuelta Valenciana e, soprattutto, del Giro di Romandia. Sfortunato al Giro di Svizzera, costretto ad abbandonare in maglia di leader per covid, si riprende in tempo per il Tour de France, che chiude al quinto posto.

Alexis Vuillermoz (TotalEnergies), 6,5: Dopo alcune annate no, il transalpino si ritrova a buoni livelli in questo 2022 cogliendo piazzamenti sin dalla prima gara e trovando il successo in una tappa del Delfinato al termine di una fuga.

LETTERA W

Matthew Walls (Bora-hansgrohe), sv: Lo sprinter britannico, che nel 2021 aveva conquistato il Gran Piemonte e l’oro olimpico su pista nell’omiunm, non riesce a ripetersi in questa stagione, conclusa in anticipo ad agosto per le conseguenze di una brutta caduta in pista ai Giochi del Commonwealth.

Max Walscheid (Cofidis), 6: Il 29enne tedesco è protagonista a marzo con un successo al GP Denain e alcuni piazzamenti in classiche minori, ma proprio nel suo momento migliore è vittima di un incidente in allenamento che, pur non procurandogli fratture, lo costringe a saltare la campagna del Nord. Sfortunato anche al Tour, che deve abbandonare per la positività al covid.

Tim Wellens (Lotto Soudal), 5,5: Parte bene, lasciando il segno nelle semiclassiche spagnole di apertura e brillando anche al Tour du Var. Si piazza nei primi dieci alle Strade Bianche, poi, come troppo spesso accadutogli in carriera, si spegne, riemergendo dall’anonimato solo in occasione del Giro del Belgio (secondo posto nella generale). A quel punto sembra poter vivere una buona seconda metà di stagione, ma una positività al covid e alcuni problemi cardiaci lo costringono a fermarsi, senza più ritrovare la condizione necessaria.

Stephen Williams (Bahrain Victorious), 6,5: Corre pochissimo, ma riesce a mettersi in mostra con una vittoria e con quattro giorni al comando della classifica generale di una corsa esigente come il Giro di Svizzera.

Michael Woods (Israel-Premier Tech), 5,5: Annata con più bassi che alti per l’esperto canadese, che è anche sfortunato nella seconda parte dell’anno tra covid e cadute. Riesce a portare a casa tre vittorie in corse minori, un podio di tappa al Tour e qualche altro piazzamento, ma il suo contributo non è sufficiente a salvare il team dalla retrocessione dal WolrdTour.

Fred Wright (Bahrain Victorious), 7,5: Settimo al Fiandre, poi diventa protagonista fra Tour de France e, soprattutto, Vuelta a España, dove sfiora più volte il successo di tappa, mostrandosi capace di eccellere in diverse tipologie di percorso e candidandosi come uno dei riferimenti assoluti per le fughe. Procede spedito verso il 2023, anno che potrebbe essere quello della sua definitiva consacrazione.

LETTERA Y

Adam Yates (Ineos Grenadiers), 5,5: Sono diversi i piazzamenti di buon livello del britannico, che durante l’anno alza le braccia al cielo in due occasioni portandosi a casa tappa e classifica finale del Giro di Germania, ma a mancare è sempre il colpo grosso. La sua occasione ce l’ha al Tour de France, dove nelle gerarchie di squadra parte davanti a Geraint Thomas; sulla strada, però, finisce alle spalle del gallese, chiudendo in top-10 ma molto lontano dal podio.

Simon Yates (Team BikeExchange-Jayco), 7,5: Il classe 1992 vive la sua annata migliore in termini di vittorie (assieme a quella 2018) grazie agli otto centri stagionali, ma è sfortunato negli appuntamenti cruciali del suo 2022. Al Giro, dove partiva con grandi ambizioni e dove aveva mostrato un’ottima condizione nelle prime giornate con il successo nella crono di Budapest, è vittima di una caduta sulla strada verso il Blockhaus che lo costringe ad abbandonare ogni velleità di classifica e che, nonostante una splendida vittoria nella tappa di Torino, lo porta infine a ritirarsi nel corso della terza settimana. Alla Vuelta, invece, si ritrova in piena lotta per il podio dopo dieci tappe, ma la positività al covid lo obbliga ad abbandonare la corsa, complicandogli il finale di stagione assieme a una caduta in allenamento che lo costringe a saltare anche Il Lombardia.

LETTERA Z

Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), 6,5: Positivo l’impatto con il professionismo del classe 2001, che in questa sua prima stagione tra i grandi ha mostrato buone doti in salita. Già a maggio è protagonista con un buon quarto posto finale al Giro d’Ungheria, ma è però soprattutto alla Vuelta a España, suo primo GT, che il giovane azzurro si mette in evidenza, chiudendo al terzo posto la tappa con arrivo a Les Praeres dopo una fuga. All’attacco in altre due occasioni durante la corsa spagnola, portata a conclusione, sfiora poi anche il podio al Gran Piemonte e partecipa al Lombardia, facendo già delle belle esperienze che gli saranno utili per il futuro.

Filippo Zana (Bardiani CSF Faizanè), 7,5: Il 23enne fa un altro bel passo in avanti in questa stagione, che in realtà, nella prima metà, lo vede faticare a trovare la condizione migliore, tanto che al Giro d’Italia non riesce a incidere. Dopo la Corsa Rosa, però, è protagonista alla Adriatica Ionica Race, chiusa con il successo nella classifica finale, e soprattutto al Campionato Italiano, dove conquista la maglia tricolore prevalendo in uno sprint a quattro al termine di una bella azione negli ultimi chilometri. Trova poi qualche altro piazzamento nella seconda parte dell’anno, ma il risultato principale è la firma di un triennale con la BikeExchange-Jayco che lo porterà a sbarcare nel WorldTour nel 2023.

Edoardo Zardini (Drone Hopper-Androni Giocattoli), 5,5: Lo scalatore veneto, da buon combattente qual è sempre stato, ci prova in qualche occasione al Giro d’Italia, centrando tre volte la fuga ma non riuscendo a lasciare il segno. Coglie un paio di piazzamenti nel resto della stagione, ma alla fine arriva la decisione di appendere la bici al chiodo.

Georg Zimmermann (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: Si conferma corridore adatto a finali complicati, dove servono gambe. Manca l’appuntamento con la vittoria di spessore, ma è spesso protagonista con bei piazzamenti, soprattutto nelle corse di un giorno.

Axel Zingle (Cofidis), 7: Stagione di notevole crescita per il giovane francese. Vince tre volte e gli resta il rammarico per la classifica generale del Giro di Norvegia, svanita negli ultimi chilometri dell’ultima tappa. Sembra pronto per un ulteriore passo in avanti, anche al livello più alto.

Super Top Sales Ekoï! Tutto al 60%: approfittane ora!
Ascolta SpazioTalk!
Ci trovi anche sulle migliori piattaforme di streaming

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio