Mondiali Kigali 2025, si accumulano i problemi per la trasferta in Rwanda: “Servirà il vaccino contro la febbre gialla, ma per tanti corridori non ci sarà tempo per farlo”

I Mondiali di Kigali 2025 dovrebbero essere un momento storico per il ciclismo internazionale, dato che dovrebbero essere la prima edizione dei Campionati iridati a svolgersi nel Continente africano. Il percorso di avvicinamento alle gare che avranno luogo in Rwanda si sta comunque rivelando decisamente accidentato, per diversi motivi, tanto che da qualche settimana ha iniziato a circolare la possibilità di un “piano-B”, ovvero di un Mondiale che venga dirottato in un altro luogo. La lista dei problemi annoverava già i costi per la trasferta, tanto che alcune Nazionali hanno già annunciato che invieranno delegazioni ridotte, e la sicurezza generale, data il conflitto armato in corso oltre la vicina frontiera fra Rwanda e Repubblica Democratica del Congo.
Ad aggiungersi alla lista ci sono stati i disagi con le strade emersi durante il recente Tour du Rwanda 2025 e ora iniziano a levarsi alcune perplessità anche sulle necessarie precauzioni sanitarie da prendere prima di partire. Uno dei requisiti per poter recarsi in Rwanda, per i cittadini di alcuni Stati, è l’obbligatorietà di ricevere il vaccino contro la febbre gialla. Ma, stando alle parole di un direttore sportivo riportate da Relevo, in gruppo ci sono diverse perplessità in merito: “Nei giorni immediatamente successivi alla vaccinazione si possono avere alcuni effetti collaterali e per i corridori sarebbe complicato gestire la cosa nell’ambito di un calendario pieno di corse, viaggi e periodi di allenamento. Non c’è un momento buono per farlo”.
Non solo: “Oltre al vaccino per la febbre gialla, dobbiamo tenere in conto altri aspetti – le parole di Filipe de Lima, medico della UAE Emirates XRG – Ad esempio, a Kigali non ci sono problemi con la malaria, ma nelle zone rurali vicine sì. E bisognerà stare attenti anche con la qualità dell’acqua e del cibo”.
Come detto, alcune Federazioni hanno già stabilito di partire con delegazioni ridotte. Altre, come la Spagna, hanno già prenotato per la “intera comitiva”, ma avvalendosi di una clausola che prevede la restituzione dei soldi versati per la caparra, in caso di cancellazione dell’evento. E per quel che riguarda le tensioni internazionali in corso, era stato, fra gli altri, il direttore sportivo della UAE Emirates XRG Joxean Matxin Fernández a sollevare più di qualche dubbio, durante lo svolgimento del Tour du Rwanda. Secondo quel che riporta Relevo, però, il Ministero dello Sport rwandese ha risposto con una lettera ufficiale in cui si riconoscevano i problemi in corso nella zona del Kivu, ma si assicurava anche “il raggiungimento di un accordo per la fine delle ostilità, in modo che non ci fossero problemi potenziali per la corsa”.
Per quel che riguarda l’eventuale riposizionamento del Mondiale, le voci che circolano riguardano la Svizzera e, in second’ordine, la Francia. Una data importante in tal senso sarà quella del prossimo 21 marzo, giorno in cui sono fissate le elezioni per la presidenza del Comitato Olimpico Internazionale, carica a cui si candida David Lappartient, ovvero l’attuale numero 1 dell’Unione Ciclistica Internazionale. Lappartient conterebbe sull’appoggio di numerosi Comitati africani e non vorrebbe privare l’Africa di un evento di tale portata.
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