#SpazioTalk, Luca Coati: “Speravamo tutti che la Qhubeka potesse continuare, non ci dicevano niente”

Luca Coati dovrà aspettare per fare il grande salto nel professionismo. Il classe ’99 aveva firmato un contratto con la Qhubeka-NextHash, intenzionata a portarlo nella squadra World Tour dopo la buona stagione nella formazione Continental. L’impossibilità, per la formazione africana, di trovare i fondi per partecipare a questa stagione ha però posto il giovane di fronte a un bivio, risolto con la scelta di rimanere nel team per cui ha corso nel 2021. Ai microfoni di SpazioCiclismo, Luca Coati ha raccontato tutti i passaggi di questa scelta non semplice: potete ascoltare un estratto dell’intervista, che qui riportiamo integrale, nell’ultima puntata di SpazioTalk.

A livello contrattuale, è stato un fine 2021 particolare per te. Saresti dovuto passare nella Qhubeka World Tour, che però ha chiuso. Quindi hai scelto di restare nella Continental. Come mai? Ci sono rimpianti?
Ci speravo, mi sembrava che potessero riuscire a fare la squadra. Un po’ mi ero illuso. Verso metà dicembre, quando è venuto fuori che la Qhubeka era rimasta fuori dalla lista della World Tour, mi hanno chiamato per chiedermi se volessi fare un altro anno in Continental. Mi sono preso qualche giorno per riflettere, poi ho dato conferma.

Ti eri preso qualche giorno per decidere anche perché speravi di passare subito in una Professional o World Tour?
Sicuramente, se avessi ricevuto un’offerta in una Professional o World Tour, la Qhubeka non avrebbe avuto problemi a lasciarmi andare. Sono sempre stati chiari su questo, non avrebbero mai impedito che io potessi firmare un contratto da professionista.

Ma eventualmente pensi a questa possibilità in futuro?
Non ne abbiamo parlato. Ora penso solo a fare bene con la Continental quest’anno. Poi tireremo le somme e vedremo cosa fare.

Per te comunque il 2021 ha riservato grosse soddisfazioni. Qual è stato il momento migliore? E quando hai capito di poter fare un passo in più?
Sì, è stata la migliore stagione da quando ho iniziato a correre. Anche perché ho avuto la possibilità di correre in diverse occasioni con la maglia della nazionale. Mi hanno dato molta fiducia e spero di averli ripagati in qualche modo. Penso che la corsa migliore per me sia stata la Firenze-Viareggio, quella a cui il nostro direttore sportivo teneva di più.

A livello personale è arrivato anche un altro piazzamento importante, il quarto posto nella semitappa della Coppi e Bartali, in cui ha vinto Mareczko davanti a Cavendish. Anche quello è stato un momento importante per te?
Diciamo che quella è stata una parte del mio processo di crescita. L’anno scorso sono stato molto continuo, da inizio a fine stagione. Da stagista con la World Tour ho corso sia in Slovacchia sia in Norvegia, e qui ho fatto settimo nella seconda tappa. C’era una startlist impegnativa, con Sagan e Hodeg, gente che ha fatto grandi cose.

Hai già un programma di massima per il 2022?
Inizierò a correre a fine febbraio, ma non ho ancora un obiettivo per le corse. Mi aspetto che arrivino appuntamenti importanti o con la nazionale o facendo corse internazionali. Spero di avere qualche occasione quest’anno.

Che ruolo pensi di poter avere all’interno del gruppo?
Al momento, da quello che vedo, penso di essere un passista veloce. Vado abbastanza bene sia in volata sia a cronometro, cercherò di difendermi su entrambi i terreni.

Secondo te perché non è ancora arrivata la possibilità di passare in una Professional o in una World Tour?
Non so darmi una spiegazione. Verso dicembre avevo avuto un momento un po’ più buio, prima avevo sempre avuto fiducia. Non sono andati bene tanti piccoli eventi, una serie di cose.

Ma quindi voi corridori Qhubeka eravate convinti che la squadra si sarebbe fatta, fino a dicembre?
C’erano notizie buone, quindi ci si sperava. Ma noi corridori non sapevamo niente di più di quanto usciva sui giornali. Quello infatti mi ha fatto stare un po’ male. Chi mi conosceva mi chiedeva notizie e io non sapevo cosa rispondere. Quando non sai la situazione che stai vivendo diventa più brutto.

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