Esclusiva – Adriano Amici: “Escludere la Israel dall’Emilia non è stata una mia scelta. In Italia i campioni scappano all’estero per guadagnare”
Il 2025 è stato un altro anno positivo per il GS Emilia. La società che organizza alcune corse del calendario italiano, tra cui la Settimana Coppi e Bartali e il Giro dell’Emilia, ha visto la partecipazione di diversi corridori importanti, come Jay Vine nella competizione a tappe e Isaac Del Toro e Tom Pidcock nella classica, con il solito spettacolare arrivo a San Luca. Il presidente del gruppo sportivo Adriano Amici non può che essere soddisfatto di fronte al livello proposto dalle sue corse, nonostante qualche imprevisto come la necessità di escludere la Israel-Premier Tech dal Giro dell’Emilia su richiesta del Comune di Bologna a causa dello sponsor dello Stato israeliano.
Parlando in esclusiva a SpazioCiclismo (la prima parte dell’intervista è disponibile qui), lo stesso numero uno del gruppo sportivo emiliano ha tirato le somme del 2025: “Siamo stati soddisfatti soprattutto perché per tutta la stagione non abbiamo avuto particolari incidenti o cadute. Questo è il primo risultato che ci teniamo ad avere alle corse, non avere nulla di grave. Ci vuole anche tanta fortuna: siamo stati privilegiati da questa fortuna”.
Non può che esserci soddisfazione per aver visto trionfare corridori di alto livello, già a cominciare dal sigillo di Juan Ayuso al Trofeo Laigueglia di inizio marzo: “Abbiamo avuto vincitori importanti, anche al Laigueglia. Nella prima giornata di gara in Italia c’è stato tanto pubblico. E la Coppi e Bartali è stata altrettanto dignitosa, pur essendo una piccola corsa a tappe abbiamo avuto bei vincitori che poi si sono affermati nel tempo, come Vingegaard e Ayuso in passato. Per noi questo è un successo. Se vediamo i risultati degli albi d’oro delle corse fatte, abbiamo corridori importanti”.
Inevitabile una battuta sull’esclusione dell’Israel-Premier Tech dal Giro dell’Emilia: “Abbiamo trovato il modo di collaborare con la direzione della squadra e con le amministrazioni, in particolare quella di Bologna. Dispiace perché per me i corridori sono come i miei figli, pertanto mi ha fatto male non averli fatti correre. Di fatto ci è stato imposto di non farli gareggiare, non abbiamo fatto una scelta noi né loro. Abbiamo trovato una quadra per gestirla bene”.
Riflettendo più in generale sul ciclismo in Italia, Adriano Amici indica il problema del nostro movimento nell’assenza di un campione che faccia da faro: “Sono stati fatti passi avanti nel rinnovarsi nel ciclismo. Purtroppo però non abbiamo ancora il campione in Italia e se lo abbiamo non corre in una squadra italiana. Se possono guadagnare qualcosa, cercano uno stipendio adeguato ai grandi sacrifici che una carriera da professionista comporta. Il problema è che adesso non abbiamo una, due o tre squadre italiane World Tour”.
Il confronto con il passato sembra impietoso: “I primi anni in cui ho fatto il Giro dell’Emilia avevamo 10-12 squadre World Tour, di cui 7 o 8 italiane. Avevamo squadre importanti e venivano campioni stranieri a gareggiare in Italia. Adesso anche corridori discreti, buoni, vanno a gareggiare per squadre dove possono avere un dignitoso ritorno. E non credo si possa risolvere tanto facendo pagare il biglietto in una corsa in linea”.
Il problema è proprio l’assenza di un grande sponsor italiano, che possa garantire investimenti importanti: “Le nazioni con i soldi hanno sempre il privilegio di prendere corridori migliori. Anche se uno è italiano, non va in una squadra italiana, perché prende uno stipendio alto in una squadra emiratina”. Il riferimento, anche senza fare nomi di team e di corridori, sembra abbastanza chiaro.
| Ascolta SpazioTalk! |
Ci trovi anche sulle migliori piattaforme di streaming ![]() ![]() |









