Uno-X Mobility, Søren Wærenskjold non ha voluto partecipare all’AlUla Tour per ragioni morali: “È una questione di diritti umani. L’Arabia Saudita è forse uno dei paesi peggiori”
Ieri ha preso il via l’AlUla Tour, ma quest’anno Søren Wærenskjold ha deciso di non parteciparvi. Il corridore della Uno-X Mobility aveva preso parte alle ultime due edizioni della corsa mediorientale, conquistando un successo di tappa in ciascuna, tuttavia questa volta ha scelto di non volare in Arabia Saudita e di restare invece in Spagna, dove correrà il Challenge Mallorca. Non ci sono però questioni di tipo sportivo dietro la decisione del 24enne norvegese, che un paio di anni fa aveva fatto parlare di sé rivelando di aver rinunciato a una ricca offerta della UAE Team Emirates per motivi morali ed etici e che ha spiegato a TV2 di aver preso questa scelta per le stesse ragioni, sostenendo che il paese saudita non rispetta i diritti umani.
“Ho detto che non volevo tornarci e la squadra l’ha rispettato – le parole di Wærenskjold – Se la squadra mi avesse detto che dovevo andare, non avrei potuto dire nulla. Sono loro che comandano. Ma per quanto mi riguarda, cercherò di stare dalla parte più ‘corretta’, per così dire“.
“È una questione di diritti umani – ha proseguito il 24enne – Ci sono prove di persone imprigionate e uccise a causa delle loro opinioni politiche. Diritti degli omosessuali, diritti delle donne… ci sono molti problemi. Se si ha l’opportunità, credo sia positivo prendere un po’ le distanze. Ma poi c’è A.S.O. (che organizza la gara, ndr), che è un organizzatore molto grande che ha sacco di affari laggiù, quindi diventa subito un po’ complicato”.
Il giovane corridore norvegese non vuole però mettersi a capo di alcuna protesta contro A.S.O. o contro la corsa, ma ha solo preso una decisione in coscienza: “Io sono un semplice ciclista che può fare una scelta semplice. I cambiamenti sistematici sono probabilmente difficili da realizzare. E non credo che prendere le distanze abbia alcun effetto. Ma lo faccio per la mia coscienza“.
La squadra ha rispettato la scelta di Wærenskjold: “Devo rispettare il fatto che gli atleti abbiano desideri diversi e prendano posizione su questioni così importanti – ha dichiarato il general manager Thor Hushovd – Partecipare non significa sostenere il regime. E ora molte delle più grandi competizioni sportive si svolgono in diversi tipi di Paesi. Ma naturalmente rispettiamo il fatto che alcuni atleti scelgano di non correre lì”.
“Bisogna fare attenzione a distinguere tra i Paesi del Medio Oriente – ha aggiunto Wærenskjold – Alcuni sono più ‘occidentalizzati’ di altri, ma l’Arabia Saudita è forse uno dei Paesi peggiori. Quindi cerco di prenderne le distanze”. In Medio Oriente, tuttavia, continua a crescere l’interesse verso il ciclismo, tanto che nel 2028 si svolgeranno i Mondiali ad Abu Dhabi. In tal caso, il norvegese parteciperà? “Dovrò vedere. Non oso rispondere ora”, ha concluso il corridore della Uno-X.
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