Israel-Premier Tech, Derek Gee: “Era impossibile per me continuare a lavorare in quella situazione – Ora la squadra vuole 30 milioni di euro di danni”
Prima ancora delle proteste di strada alla Vuelta a España 2025 e dei ritiri, più o meno intenzionali, dalle varie corse di fine stagione, l’atmosfera in casa Israel-Premier Tech si era fatta pesante per via della decisione di Derek Gee di uscire dal contratto con la squadra Professional di licenza israeliana. Il canadese era uno dei corridori più importanti in organico, ma, poco prima di partire proprio per la Vuelta, aveva comunicato la decisione di aver interrotto il contratto che lo legava alla squadra con cui aveva raggiunto risultati molto importanti, fra cui il quarto posto finale al Giro d’Italia 2025.
Gee non aveva rivelato espressamente i motivi che lo avevano portato al divorzio, ma ora ha aggiunto più di qualche dettaglio alla vicenda. Il corridore canadese, infatti, ha affidato i suoi pensieri a un post su Instagram: “Ci tengo a fare chiarezza su alcune voci che stanno girando sulla mia situazione – ha scritto Gee – Il mio caso è attualmente in esame al Tribunale di Arbitrato dell’UCI. So che molti si aspettano degli aggiornamenti e, anche se non posso commentare i procedimenti attualmente in corso, sento che è molto importante condividere il mio punto di vista”.
Il canadese racconta: “Ho concluso il mio contratto per giusta causa, dato che ognuno ha il diritto di farlo quando diventa impossibile continuare a lavorare in determinate circostanze. La decisione non è stata presa a cuor leggero ed è arrivata dopo una rottura irreparabile con il direttore della squadra, oltre che dopo aver maturato serie preoccupazioni nel correre con quella maglia, sia in termini di sicurezza che per convinzioni personali, che pesavano tantissimo sulla mia coscienza”.
Gee sottolinea: “Quello che mi colpisce di più in questo momento è che il denaro improvvisamente, in una situazione come questa, diventa la preoccupazione più grande. Ma il denaro non è stata la ragione per cui ho chiuso anticipatamente il mio contratto. Lasciare la squadra significava rischiare di rimanere a piedi e senza neppure una copertura, in caso mi fossi infortunato. Ho corso quel rischio, e continuo a correrlo, semplicemente perché non potevo più gareggiare per quella squadra“.
Il contenzioso fra il corridore e la Israel-Premier Tech è ancora lontano dall’essere risolto: “Da quello che so, c’è una richiesta di danni che va oltre i 30 milioni di euro – le parole scritte da Gee – E questo solo perché ho esercitato i miei diritti fondamentali, di professionista e di essere umano. Di certo queste non sono le cifre, e neppure la situazione, che un atleta sogna di vivere quando vuole diventare un ciclista professionista. E penso che questo sia in netto contrasto con i valori che lo sport dovrebbe promuovere. E queste azioni rispecchiano precisamente i problemi che hanno portato alla rottura del rapporto. Non fanno altro che rinforzare la mia convinzione che lasciare la squadra sia stata la scelta giusta, nonostante i recenti annunci di cambi di nome e di aggiustamenti superficiali alla struttura“.
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