Austria, la famiglia di André Drege torna a parlare dopo il tragico incidente: “La caduta è stata causata da una foratura avvenuta nel posto sbagliato al momento sbagliato”

A distanza di sette mesi dal tragico incidente al Giro d’Austria 2024 torna a parlare la famiglia di André Drege. Lo scorso 6 luglio, durante la quinta frazione della corsa a tappe austriaca, il corridore del Team Coop-Repsol era deceduto a causa di una caduta ad alta velocità durante la discesa dal Großglockner, a seguito della quale neanche gli immediati soccorsi erano riusciti a rianimare il corridore che era parso da subito in condizioni critiche. Se nelle ore immediatamente successive all’accaduto la famiglia si era espressa, ringraziando la formazione norvegese e tutto il gruppo per l’affetto dimostrato per il figlio, nei mesi successivi i parenti di Drege si sono chiusi nel lutto e nel silenzio, decidendo di non commentare più l’incidente nonostante le tante indiscrezioni trapelate.

Solo nella giornata di oggi, ad oltre sette mesi dall’accaduto, i familiari del norvegese sono tornati a parlare, raccontando i dettagli dell’accaduto come emersi dalle indagini e dall’autopsia, mettendo così la parola fine sulle voci riguardo all’incidente: “Per noi come famiglia è stato fondamentale fare affidamento sui fatti e non contribuire ad ulteriori speculazioni sulla morte di nostro figlio – spiega il padre di Drege, Jørgen, intervistato dal sito norvegese vg.no – In accordo con la squadra di André, la Coop-Repsol, abbiamo quindi deciso di non rilasciare nessun commento pubblico fino a quando non fossimo in possesso dei rapporti ufficiali dei periti, dell’investigazione della polizia e dell’autopsia. Ci sono state voci che dicevano che la ruota si era staccata dalla bici, ma non è stato così. C’è stata una foratura in un punto sbagliato e in un momento sbagliato, dopodiché è avvenuta la caduta”.

Il padre di Drege spegne anche le polemiche di chi accusava i soccorsi di aver impiegato troppo tempo per accorgersi dell’incidente e per raggiungere il corridore, spiegando che i servizi di emergenza si sono attivati immediatamente ma, nonostante la loro celerità, i medici non hanno potuto fare altro che accertare la morte di André, avvenuta ufficialmente 72 minuti dopo l’incidente.

“Per noi è stato uno shock profondo, ma fortunatamente la Coop-Repsol ci è stata a fianco e ci ha supportato sin dal primo istante. Nonostante tutto è stato un periodo difficilissimo, e ricevere il rapporto dell’autopsia è stato come ritornare a quel giorno e rivivere tutto, è stato traumatico. Noi però siamo contenti che André abbia almeno potuto vivere l’esperienza di firmare il contratto con la Jayco AlUla. Abbiamo la consapevolezza che fosse felice e che anche in quella tragica giornata avesse il sorriso”.

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