Monossido di carbonio, l’azienda che produce i macchinari usati dalle squadre: “È uno strumento diagnostico, non va usato per migliorare le prestazioni”

Il tema del monossido di carbonio e del suo utilizzo da parte delle squadre professionistiche da mesi sta rimbalzando qua e là sulla scena del ciclismo mondiale. In corrispondenza dell’inizio del Tour de France 2024 ha iniziato a farsi strada la possibilità che dei macchinari, studiati inizialmente come strumenti diagnostici, possano essere usati per inalare il gas, pratica che aumenterebbe la capacità di un atleta di “rendere” sotto sforzo. Di voce in voce, si è arrivati al punto in cui il Movimento per il Ciclismo Credibile (MPCC) ha pubblicato un comunicato in cui viene ribadito il “no” alla pratica, che al momento non risulta fra quelle vietate dalle varie autorità antidoping.

Di certo c’è che alcune squadre hanno in dotazione i macchinari che vengono utilizzati per il cosidetto “rebreathing” (in italiano “ri-respirazione”), forniti, fra le altre, dall’azienda Detalo Health. Sul tema si è espresso proprio il direttore generale dell’azienda, Carsten Lundby: “Sono d’accordissimo sul fatto che l’inalazione del monossido di carbonio, fatta con l’intento di aumentare l’emoglobina, sia da sconsigliare. È una cosa che deve essere molto chiara e su cui ci siamo già espressi più volte in passato. Ma l’utilizzo del monossido di carbonio come strumento diagnostico è una cosa completamente diversa. E quello non deve essere vietato, anzi non può essere vietato. Quindi, ci deve essere un trattamento ben distinto fra le due casistiche”.

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