Lidl – Trek, Quinn Simmons fiducioso per il 2025: “Se riuscirò a correre una stagione completa posso essere al livello dei migliori”
Non è stato un 2024 facile per Quinn Simmons. Lo statunitense della Lidl – Trek, dopo aver gareggiato in Australia e in Francia nei primi due mesi della stagione, è stato vittima di un brutto incidente alla Strade Bianche, finendo a terra e riportando gravi conseguenze che lo hanno costretto ai box per oltre cinque mesi. Questo stop ha rappresentato un altro momento di arresto nello sviluppo del 23enne che era già alle prese con il recupero da una commozione cerebrale rimediata al Tour de France 2023 che aveva già condizionato la seconda metà della passata stagione. Dopo le difficoltà, però, sembra finalmente essere arrivato il momento di ritornare al 100% per lo statunitense che, dopo il rientro alle corse ad agosto, ha collezionato un’ottima top-10 ai Mondiali di Zurigo che fa ben sperare per il 2025.
“È bello vedere di essere finalmente tornato, erano quasi due anni che non ero davanti in una corsa così importante come il mondiale – spiega il nativo di Durango intervistato da Velo nel corso del Tour of Guangxi – Riguardando oggi a quella corsa realizzo di quanto sono arrivato al limite per provare a seguire Pogacar. Mi sono staccato quando mancavano due giri, riuscire a lottare e concludere nono… È un piccolo risultato, ma l’ho ottenuto nel modo più inefficiente possibile. Gli altri ragazzi che hanno provato a seguirmi non sono neanche arrivati al traguardo. Sono sicuro quasi al 100% che se avessi corso meglio, avrei potuto lottare per una medaglia. È stato un mio errore, non un problema di condizione. Le mie gambe erano pronte per lottare per il podio”.
Per il prossimo anno l’obiettivo è quindi quello di affermarsi al livello dei migliori, esperienza già provata da Simmons nelle categorie giovanili ma che mai è riuscito a ripetere dopo il suo passaggio tra i professionisti: “Non voglio svalutarmi, vedo quello che riesco a fare in allenamento e so che non ci sono molti corridori che sono in grado di farlo. Ma so anche che ci sono molti corridori in grado di fare più di me. Mentirei se non dicessi di essere un po’ frustrato, tra gli juniores ero uno dei migliori corridori mai visti. Io ho corso insieme a Remco da giovane ed ero al suo livello, ma poi sono io a non aver ancora il passo tra i professionisti”.
Coronavirus, cadute ed infortuni hanno condizionato i primi anni da professionista di Simmons, che però si dice assolutamente convinto di poter riuscire a raggiungere i livelli dei migliori al mondo e di poter ambire a vincere anche le corse più importanti del panorama mondiale: “Devo anche ammettere di non aver avuto un percorso facilissimo: il mio anno da neo professionista è stato rovinato dal Coronavirus, poi ho avuto molti incidenti, molti problemi. Sono ancora convinto che quando riuscirò a correre una stagione completa posso essere al livello dei migliori. Sicuramente non farò cose come quelle che fanno quei pazzi, ma sono convinto di poter riuscire a vincere almeno una grande gara. Nel momento in cui smetterò di credere in questa possibilità smetterò di correre. Per me non c’è motivo di essere qui se non sono convinto di poter vincere le corse più importanti”.
Nella ancora giovane carriera dell’americano c’è un momento che lo ha condizionato in maniera determinante, la tragica morte di Gino Mader, che per stessa ammissione dello stesso nativo del Colorado, lo ha quasi portato ad abbandonare le due ruote: “Assistere a quell’incidente mi ha condizionato. E poi c’è stato il mio incidente al Tour, ho colpito la testa molto forte ma sono rimasto in corsa. Tra lo stress emotivo e quello fisico ho provato a ripartire troppo in fretta e ho praticamente distrutto il mio corpo. Quando sono tornato a correre in primavera riuscivo ad avere ottimi numeri, ma i controlli medici mi hanno detto che tutto era più o meno distrutto: la mia testa, il mio corpo, i miei ormoni”.
Dopo l’incidente alla Strade Bianche Simmons ha quindi deciso di rallentare il suo rientro per permettere al suo corpo di recuperare al meglio possibile: “Avevo bisogno di prendermi una pausa perché sentivo ancora gli effetti della commozione cerebrale. Alcuni giorni in allenamento non senti nulla, ma poi entri in gruppo e comincia a girarti la testa e ad avere un sacco di problemi. Nel ciclismo siamo sempre spinti a continuare quando cadiamo, secondo me è una cosa molto stupida. Credo che come corridori noi dobbiamo prendere posizione e smettere di accettare questa situazione. Ma alla fine è stata una mia scelta quella di risalire in bici. Ed è una scelta che mi pento di aver preso perché mi è costata un’intera stagione”.
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