Intermarché – Wanty, Tom Paquot si ritira dal professionismo a 26 anni: “Il modello di business del ciclismo deve cambiare”
Tom Paquot decide di terminare la sua carriera da corridore professionista. Il portacolori della Intermarché – Wanty, rimasto senza contratto dopo la fusione della sua squadra con la Lotto, ha annunciato la propria decisione giovedì 27 novembre con un video sul suo profilo Instagram ufficiale. Un messaggio lungo tre minuti, in cui il belga ripercorre la carriera dagli inizi, ricordando tanto le difficoltà quanto le gioie, e ringrazia il mondo del ciclismo, confermando che non appenderà più un numerino sulla schiena. Da professionista ha corso 5 stagioni: nel 2021 e 2022 con la Bingoal Pauwels Sauces, poi con la Intermarché – Wanty. La decisione è stata resa necessaria dalla mancanza di un contratto per la prossima stagione, dopo la fusione dei due team WorldTour e la chiusura di altre squadra professionistiche come la Arkéa B&B Hotels e la Wagner-Bazin-WB.
Oltre al video pubblicato su Instagram (che trovate in fondo all’articolo), il classe ’99 ha spiegato la sua scelta in un’intervista a Rtbf: “Alla fine, la decisione di fermarmi è stata un po’ più semplice di quanto pensassi. Ho tentato di tutto per trovare una squadra, ma sfortunatamente, nelle condizioni attuali, ci sono tantissimi corridori sul mercato. Siamo a fine novembre, non mi faccio più illusioni sulla possibilità di trovare un posto in cui correre nel 2026. Devo dunque cambiare mentalità, anche se ho 26 anni, e concentrarmi sulla mia riconversione professionale”.
Tom Paquot riconosce che la chiusura di due squadre ha influito sulle sue possibilità di trovare un nuovo contratto: “Fin da quando a luglio ci sono stati i primi rumor sulla fusione ho cercato di muovermi sul mercato, ma le chiusure dell’Arkéa B&B Hotels e della Wagner Bazin-WB hanno davvero complicato le mie ricerche. Più le settimane avanzavano, più i nomi dei corridori sul mercato aumentavano… E poi c’è un altro problema: sono un gregario, un ottimo compagno di squadra, ma non un leader, e di corridori con il mio stile, con i miei valori, ce ne sono tanti liberi”.
Il belga condivide anche una riflessione su come funziona il nostro sport: “Il modello di business nel ciclismo deve cambiare. Così diventa veramente difficile trovare gli sponsor. La nostra epoca è complicata. Chi vuole dare milioni di euro senza garanzia di avere in cambio della visibilità? Nel 2025, se non sponsorizzi una delle cinque più grosse squadre del circuito World Tour la visibilità è praticamente nulla. Le strutture più importanti non fanno che ingrandirsi e le più piccole, di conseguenza, muoiono. Nessuno vuole guardare un Tour de France con solamente cinque squadre e una cinquantina di corridori alla partenza. Non avrebbe alcun senso. Per evitare un situazione del genere in futuro, bisogna rivedere il modello economico del nostro sport”.
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