Groupama-FDJ, Ignatas Konovalovas racconta il calvario che gli ha impedito di correre nella sua ultima stagione: “Dal dolore, non riuscivo a stare in piedi per molto tempo”

Dopo 17 stagioni tra i professionisti, Ignatas Konovalovas ha appeso la bici al chiodo nelle scorse settimane. Il quasi 39enne lituano, che in carriera si è distinto soprattutto come gregario, ma è riuscito anche a togliersi la soddisfazione di conquistare la tappa finale del Giro d’Italia 2009, aveva già deciso di ritirarsi lo scorso inverno, quando aveva firmato per un ultimo anno con la Groupama-FDJ, tuttavia il suo 2024 non è assolutamente andato come sperato. L’ex campione nazionale a cronometro, che in ogni caso resterà nel ciclismo avendo ottenuto il patentino UCI come procuratore, non ha infatti potuto correre nemmeno un giorno in questa stagione a causa di un serio problema alla schiena che lo ha afflitto per molti mesi e che non solo gli ha impedito di andare in bici, ma anche di avere una normale vita quotidiana.

Tutto è iniziato a gennaio in Australia, dove Konovalovas avrebbe dovuto partecipare alla gara di apertura della stagione, il Tour Down Under: “Una volta arrivato lì, è stato fantastico. Faceva caldo, ci siamo goduti il sole, abbiamo mangiato il gelato mentre in Europa era inverno. Tuttavia, dopo il primo allenamento, ho notato che qualcosa non andava nella mia schiena. Ho avuto due ernie lombari durante la mia carriera, quindi sapevo cosa fare. Ho fatto esercizi, stretching, e mi hanno dato sollievo, così il giorno dopo sono andato a fare un altro allenamento, ma dopo due ore e mezza mi sono reso conto che non riuscivo più a pedalare. Dal secondo giorno, tutti i miei piani sono andati in fumo“.

Dopo alcune visite, l’esperto corridore lituano è dovuto quindi ritornare in Europa: “Non riuscivo nemmeno a lasciare l’albergo per il dolore. Non riuscivo a stare in piedi per molto tempo. Ho provato a camminare per tenermi in movimento, sperando che mi aiutasse, ma non riuscivo a stare in piedi per più di 15-20 minuti“. La situazione non è purtroppo migliorata una volta tornato a casa: “A volte non avevo abbastanza forza nelle gambe per l’intensità del dolore. Anche da sdraiato sentivo dolore, e questo 24 ore al giorno. È stato molto, molto difficile, anche se le iniezioni avrebbero dovuto darmi sollievo. È stato il momento più difficile della mia carriera, ma a quel punto non pensavo nemmeno alla mia carriera. Pensavo solo a poter camminare, a tenere in braccio i miei figli, ad avere una vita normale. Non potevo fare assolutamente nulla”.

Dopo aver passato diverse settimane per lo più a letto, prima nella seconda casa in Spagna e poi in Lituania, il classe 1985 è infine riuscito a tornare in bici: “In primavera ho ricominciato a pedalare all’aperto. Qualche volta ho persino superato i cento chilometri, ma a un ritmo molto facile. Non mi sono mai sentito in grado di spingere una marcia superiore. E poi, le cose sono cambiate. Una settimana mi sentivo bene, poi nei 3-4 giorni successivi non riuscivo a salire sulla bici. A volte uscivo di casa pensando di fare un allenamento di tre ore, ma tornavo indietro dopo quindici minuti perché sentivo che non era fattibile”.

All’inizio di giugno mi sono incontrato con la squadra per parlare di un possibile intervento chirurgico – ha proseguito Konovalovas – Se avessi avuto 24-25 anni e tutta la carriera davanti a me, avremmo potuto prendere la decisione di farlo, dimenticare la stagione 2024 e pensare a quelle successive. Ma, dato che era il mio ultimo anno, abbiamo convenuto che non era ragionevole fare tutto questo solo per fare qualche gara a ottobre. Quindi il verdetto è arrivato a giugno. Sapevo che non avrei più corso come professionista”.

“Da un lato, mi sono sentito un po’ sollevato – ha ammesso il quasi 39enne – Una parte di me sapeva che alla fine era la soluzione migliore. Avevo dato tutto, ma non era più possibile. D’altra parte, ero ancora un po’ triste. Ho un solo rimpianto nella mia carriera: non essere riuscito a concludere quest’ultima stagione, soprattutto con questa squadra. La Groupama-FDJ mi ha dato molto, ci siamo dati molto l’un l’altro. Rimarrà per sempre nel mio cuore e nella mia mente come la mia famiglia ciclistica. Mi sarebbe piaciuto poter uscire dalla porta principale“.

Nonostante questa conclusione, il lituano è soddisfatto del suo percorso nel ciclismo: “Sono molto orgoglioso della mia carriera e del modo in cui si è sviluppata. All’inizio, crescendo, tutti sogniamo di diventare campioni, di vincere le gare. Poi si capisce subito se quella è la propria strada o no. Io ho capito subito che non era la mia. Già prima della mia vittoria al Giro sapevo che sarei stato un gregario, e questo non mi preoccupava affatto. Arnaud (Démare, ndr) o Thibaut (Pinot, ndr) potrebbero confermare che mi piace correre per qualcun altro. Sono contento della mia carriera, perché rimanere in gruppo per diciassette anni quando si viene da un Paese molto piccolo non è facile. Significa che non sono stato lì per niente, e soprattutto non perché mio padre o mio zio conoscevano qualcuno… Significa che sono stato apprezzato per le mie capacità, per quello che potevo portare, dal punto di vista sportivo e umano. Sono orgoglioso soprattutto di questo: di aver trascorso diciassette anni a questo livello e di aver sempre trovato il mio posto. Ho avuto una grande carriera. Ricordo solo gli aspetti positivi“, ha concluso Konovalovas.

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