Doping, un esperto rassicura riguardo l’utilizzo del verme marino: “Facile da scovare”

L’esperto di antidoping Peter Van Eenoo ha respinto le preoccupazioni sull’uso dell’emoglobina dei vermi marini come prodotto dopante. Malgrado un recente studio abbia dimostrato che oltre una finestra di 4-8 ore, a seconda della quantità di prodotto utilizzato, l’emoglobina prodotta dall’arenicola marina non potesse essere individuata, lo scienziato belga rassicura riguardo la possibilità che sia stata o che venga utilizza per migliorare le prestazioni. Diventata nota per la sua capacità di trasportare 40 volte più ossigeno dell’emoglobina umana, questa emoglobina ha messo in allarme visto che sarebbe stata utilizzata, o quantomeno potenzialmente utilizzata, almeno dal 2019, sia nello sci che nel ciclismo.

Una tesi che tuttavia il ricercatore del laboratorio di Gand respinge: “Se vedete una squadra di ciclismo che scava vermi sulla spiaggia, per favore chiamatemi – scherza con Het Nieuwsblada – Non sono a conoscenza di nessun atleta che sia riuscito a procurarsela. C’è solo un’azienda, in Francia, che sviluppa il prodotto e che lo controlla in modo molto rigoroso. È abbastanza facile da individuare. Nel sangue normale, il plasma diventa giallo quando viene analizzato. Con un’emoglobina sintetica, come l’Hemarina, diventa rossa. Al momento non sono molto preoccupato”.

Resta tuttavia il problema dei test che devono essere effettuati in tempi brevi, questo principalmente a causa della breve emivita, tempo di dimezzamento medio della concentrazione di un farmaco nel sangue, del prodotto. Attualmente, oltre ai controlli a sorpresa che possono essere effettuati nell’ambito del sistema ADAMS, i controlli ematici vengono effettuati ai corridori immediatamente dopo la corsa, ma non è raro che alcuni squadre o corridori vengano sottoposti a test antidoping a sorpresa solo un’ora prima dell’inizio di alcune gare.

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