AIOCC, il nuovo presidente Javier Guillén: “Il ciclismo su strada deve restare gratuito per gli spettatori – One Cycling? Non so nemmeno se abbiano mai presentato un progetto…”

Javier Guillén è da poco stato eletto presidente dell’Associazione Internazionale Organizzatori di Corse Ciclistiche (AIOCC). Lo spagnolo è il direttore di corsa alla Vuelta a España e ha ormai una lunga esperienza nel settore, dato che guida il Grande Giro spagnolo dal 2008. Per lui, e anche per i suoi omologhi, il periodo non è dei migliori, visto che spesso rimbalzano sulla scena notizie di difficoltà organizzative. Per di più, l’intero ciclismo su strada si sta domandando come reperire, e magari redistribuire, risorse maggiori rispetto a quelle che sono attualmente disponibili sui vari piatti.

Per questo, nell’ultimo periodo si sta parlando molto della possibilità di introdurre un “biglietto di accesso” per le persone che vogliono andare a seguire una gara a bordo strada. Il dibattito è aperto e sul tema stanno intervenendo in tanti. Dal canto suo, Guillén entra vigorosamente nel “fronte del no”: “Non sono per nulla d’accordo – le parole dello spagnolo riportate da CyclingNews Il ciclismo è uno sport gratuito, si svolge su strade aperte al pubblico, su cui gli spettatori possono guardare liberamente quello che succede. Uno dei miei compiti, da nuovo presidente dell’Aiocc, sarà preservare questa situazione. L’introduzione di un biglietto da pagare non è assolutamente sulla nostra agenda”.

Qualcosa, però, dal punto di vista economico, andrà fatto? “So che si sta parlando molto di un eventuale tetto alle spese – aggiunge Guillén – E penso che la cosa vada approfondita, perché è giusto discuterne. Non sappiamo poi queste discussioni dove porteranno, ma il ciclismo deve affrontare i problemi che ci sono. Quindi, è un argomento che andrebbe affrontato, sia con l’UCI che con le squadre“.

Un altro tema che periodicamente ritorna è quello legato a One Cycling, ovvero a quello che dovrebbe essere un nuovo calendario di gare, di interesse mondiale, da introdurre sulla spinta di nuovi investitori. Guillén è abbastanza secco nel suo giudizio attuale: “Non posso parlare di una cosa che non conosco. So che l’UCI ha avuto dei contatti con questi nuovi investitori, ma credo che non sia stato presentato neppure un progetto. Quindi, con il dovuto rispetto, io non so neanche cosa significhi One Cycling e di cosa si dovrebbe trattare. Se non so cos’è, non posso dire se sono favorevole o meno”.

Lo spagnolo interviene poi sul concetto della redistribuzione, in direzione delle squadre, degli introiti delle gare: “Dividere la ‘torta’? Se ne parla da tempo, ma bisogna essere onesti: se dividiamo la torta che c’è sul tavolo ora, nessun protagonista del mondo del ciclismo sarà più forte di quello che è ora. Dovremmo invece condividere l’impegno per allargare il nostro mondo e trovare nuovi ricavi. Io comunque sono aperto al dialogo e a trovare nuove soluzioni, ma sono meno disposto a seguire strade ‘vecchie’, che abbiamo visto non portare da nessuna parte”.

Per quel che riguarda è la “sua” corsa, la Vuelta a España, Guillén ha vissuto un 2025 a dir poco difficile, con tre settimane enormemente condizionate dalle proteste contro la Israel-Premier Tech. Visti i recenti sviluppi, con la squadra israeliana che di fatto ha cambiato tutto, bandiera compresa, c’è da aspettarsi maggiore tranquillità? “I cambiamenti li hanno visti tutti – il commento del dirigente spagnolo – Non è solo una questione di nazionalità, ma anche di proprietà. È chiaro che questa nuova situazione dovrebbe darci una mano. Noi vogliamo tranquillità e normalità e penso che questo cambiamento contribuirà a ridarci il ciclismo che abbiamo sempre avuto. Possiamo essere ottimisti, sotto questo aspetto”.

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