Tour de France 2023, Matej Mohoric commosso: “Il ciclismo è uno sport crudele, tutti in gruppo meriterebbero di vincere una tappa”

Matej Mohoric commosso e commovente dopo la sua vittoria al Tour de France 2023. Vincitore allo sprint su Kasper Asgreen (Soudal-QuickStep), il corridore della Bahrain – Victorious si è lasciato andare ad un pianto liberatorio subito dopo aver ricevuto la notizia del successo dopo il verdetto del fotofinish. Il terzo successo in carriera dello sloveno alla Grande Boucle è stato probabilmente il più duro per lui e gli resterà impresso, per tutto quel che è successo in queste settimane che ha scaturito in lui emozioni fortissime, per le quali non si è nascosto ai microfoni dei giornalisti dopo il traguardo, rispondendo con grande onestà e sincerità.

Questa vittoria significa molto per me – spiega, ancora visibilmente commosso – Essere un ciclista è duro e crudele, soffri molto nella preparazione, sacrifichi la tua vita e la tua famiglia per essere pronto per essere qui. Poi dopo un paio di giorni realizzi che tutti sono così forti e a volte anche solo seguire le ruote è difficile. Due giorni fa, sul Col de la Loze, ero completamente distrutto e vuoto, sapevo che dovevo arrivare in cima, arrivare al traguardo e poi ricominciare il giorno dopo. Poi vedi lo staff che si sveglia alle sei mattina e finiscono di lavorare a mezzanotte perché ogni giorno ci sono mille cose da fare, come cambiare le ruote e il materiale o i massaggi. A volte senti che non meriti di essere qui, perché tutti sono così forti e fai fatica a seguire le ruote”.

“Anche oggi ci pensavo tutto il giorno – prosegue – Sai che anche chi tira sta soffrendo… Quando è partito Kasper è stato fortissimo, ieri ha attaccato e vinto e avere oggi la determinazione per farlo di nuovo, senti davvero di non meritare di essere qui… L’ho seguito, sapevo di dover fare tutto alla perfezione. Ho fatto del mio meglio, non solo per me, ma anche per Gino e per la mia squadra. Alla fine senti quasi come se hai tradito coloro con cui hai corso, perché li hai battuti. Ma lo sport professionistico è così…”

Il classe 1994, aggiunge altra umanità al suo racconto: “Ogni giorno corro per non avere rimpianti quando torno al bus a fine giornata. Non vinco spesso perché non sono forte come altri, ma resto freddo e focalizzato nei momenti cruciali. Quando Kasper ha attaccato sapevo che era il momento decisivo, non so come sono riuscito a seguirlo fino in cima. Ho anche provato a contribuire, perché se non lo avessi fatto non saremmo rimasti davanti. Ad un certo punto mi sono sentito quasi in colpa per Ben O’Connor, che sapevo non aveva possibilità in volata, ma anche lui voleva giocarsela pur sapendo che avrebbe probabilmente perso. Quando è partito nel finale quella era la sua ultima possibilità. Lo sapevo e sapevo che Asgreen avrebbe reagito perché era di gran lunga il più forte. Non sono molto veloce, ma dopo una giornata così dura non puoi mai saperlo. Sono felice per me, per la squadra e per tutto quello che è successo nell’ultimo mese”.

“Per tutto il giorno volevo solo fare del mio massimo – conclude – So di poter vincere una tappa al Tour perché ne ho già vinte due, so che sono abbastanza forte, ma so che anche altri 150 possono farlo. Tutti oggi meriterebbero di vincere una tappa, ho visto le facce nel gruppetto del Col de la Loze, so cosa hanno affrontato e vorrei che tutti potessero vincere una tappa perché so come può cambiarti la vita. Purtroppo non è possibile ed è per questo che è così crudele”.

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