Pagellone 2021, M-Z: Moscon, Nizzolo, Pidcock, Pogacar, Roglic, Sagan, Van Aert, Van Der Poel e molti altri
Prosegue il nostro appuntamento con il Pagellone 2021. La stagione è ormai conclusa, dunque è giunto il momento di tirare le somme, valutando i risultati ottenuti nel corso di quest’anno così particolare dai corridori in gruppo. Come di consueto, la redazione di SpazioCiclismo proporrà un proprio voto all’anno vissuto dai principali protagonisti di questa annata ancora abbastanza particolare. Il Pagellone 2021 ci permetterà così di tracciare una linea di quanto è accaduto in questi mesi ricchi di emozioni e colpi di scena, stagione comunque ancora atipica visti i numerosi cambiamenti a cui siamo stati costretti ad assistere.
LETTERA M
Jordi Meeus (Bora-hansgrohe), 7: Il 2021 lo vede passare dalla SEG Racing Academy, formazione continental, alla Bora-Hansgrohe. Un calendario completamente diverso, con avversari molto più ostici. Per il classe 1998 però sembra cambiare ben poco. Affronta sin da subito le competizioni più importanti ottenendo grandi risultati. Vince in Ungheria e in Francia, arriva quarto al campionato nazionale belga, si piazza in un’infinità di corse e fa un figurone alla Vuelta a España dove sfiora la vittoria arrivando secondo dietro al rivale Fabio Jakobsen. Chiude la stagione tra settembre e ottobre con due secondi posti, un terzo e una vittoria alla Paris Bourges. Quando c’è da sprintare si fa trovare sempre pronto.
Louis Meintjes (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: Riconoscerlo è veramente molto facile: prendete una tappa di montagna, aspettate che il gruppo si riduca a poche unità e controllate l’ultima posizione del gruppetto di testa. Lo troverete sempre lì. Ultimo ma non degli ultimi. La costanza è la sua forza, e il 2021 è un anno che lo vede migliorare dopo alcuni anni bui. Fa sia Tour che Vuelta ma non è molto fortunato. Con il suo consueto stile, nel Gt francese arriva 14esimo nella generale, mentre nella corsa iberica si vede un po’ di più, fino a quando una caduta lo costringe al ritiro, lasciando la lotta per la top ten proprio quando sembrava star bene.
Tim Merlier (Alpecin-Fenix), 8,5: Una stagione da incorniciare. Nove vittorie, e che vittorie. Al Giro d’Italia vince la seconda tappa, mettendo dietro di sé grandi nomi sulla carta favoriti. Al Tour de France si ripete, realizzando un uno-due insieme al compagno Philipsen in una tappa che alla Alpecin-Fenix ricorderanno per decenni. Quando corre in Belgio poi diventa quasi imbattibile visto che dei nove successi, sette li ottiene nel suo paese. Se vogliamo trovare una pecca alla sua stagione, sicuramente il non aver terminato i due grandi giri. Avrebbe sicuramente potuto lottare per la classifica a punti. Ma era alla prima esperienza, non va dimenticato.
Jonathan Milan (Bahrain-Victorious), 8,5: Uno dei corridori a cui, in quanto italiani, dobbiamo dire grazie. É stato uno dei protagonisti indiscussi della spedizione italiana a Tokyo 2020. Con delle prestazioni sontuose ha portato la nazionale italiana a vincere l’oro olimpico nell’inseguimento a squadre, prestazione che poi ha ripetuto ai Mondiali di Roubaix qualche mese più tardi, quando gioca la maglia iridata nell’inseguimento individuale, ma viene battuto da Ashton Lambie. Nonostante questo, il suo rimane un colpo di pedale di incredibile bellezza.
Sacha Modolo (Alpecin-Fenix), 6,5: Dopo anni difficili torna a vincere al Giro di Lussemburgo con una bella volata presa in testa. Le sue lacrime dopo il traguardo fanno capire quanto abbia sofferto negli ultimi anni e chiudere con un successo l’annata lascia sperare in un 2022 dei migliori. Dopo una bella Vuelta a España in cui si vede spesso davanti, non viene rinnovato dal team. Il prossimo anno vestirà così la maglia della Bardiani-Csf-Faizanè, un cambio casacca che lo riporta dalla famiglia Reverberi, da quelle persone che lo hanno lanciato nel professionismo. Nuovi stimoli e una vittoria sono quello che ci vuole per ricominciare.
Matej Mohoric (Bahrain-Victorious), 8: La spettacolare caduta al Giro non rovina la sua stagione. Il meglio infatti arriva al Tour de France, con due splendidi successi di tappa che ne confermano la poliedricità. Corridore capace di sacrificarsi per il team, così come di guidare le truppe quando è chiamato in causa, il terzo uomo della Slovenia dà l’impressione di avere ancora margine di crescita e di poter ambire a molti traguardi.
Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates), 7: Preso come uomo di fiducia di Fernando Gaviria, prova quando possibile a farne le veci viste le difficoltà del connazionale. Nel finale di stagione gode di maggiore libertà e riesce a farla fruttare, confermando di essere un velocista molto resistente, adatto a a traguardi impegnativi. Potrebbe meritare più spazio.
Bauke Mollema (Trek-Segafredo), 7,5: Inizia benissimo la stagione con due belle vittorie tra febbraio e marzo, per poi continuare a livelli importanti. Corridore generoso e tenace, conferma le caratteristiche che gli hanno permesso di raggiungere grandi risultati in carriera con una ennesima vittoria di peso al Tour de France per poi sfiorare anche il podio olimpico. Sempre prezioso anche nelle dinamiche di squadra, conquista anche due podi con la nazionale nella cronostaffetta mista.
Michael Morkov (Deceuninck-QuickStep), 8,5: Ormai considerato praticamente all’unanimità il miglior ultimo uomo del gruppo, il danese vive una stagione di altissimo livello lanciando i suoi compagni ai successi più importanti. Una garanzia che anno dopo anno si ripete e non delude. Accanto alle splendide prestazioni su strada, ci infila anche uno splendido oro su pista a Tokyo, dove trionfa nell’americana.
Jacopo Mosca (Trek-Segafredo), 6,5: Sempre pronto a lavorare per il team, si dimostra solido e costante nella prima metà dell’anno, cercando anche di cogliere le poche occasioni a sua disposizione. Una terribile caduta nel corso della crono dei campionati italiani segna poi sostanzialmente la fine del suo 2021.
Matteo Moschetti (Trek-Segafredo), 6: Una vittoria, la storica prima edizione della Per Sempre Alfredo, e qualche buon piazzamento sparso nell’arco della stagione, compreso al Giro d’Italia, gli garantiscono la sufficienza. Tuttavia, gli è mancato quel qualcosa che ci si aspetta ormai da lui.
Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), 7,5: Spesso sacrificato all’altare della squadra che serve con grande dedizione mostrando la sua eccezionale duttilità, il corridore trentino quest’anno trova nuovamente alcune prestazioni di altissimo livello anche in prima persona. Su tutte ovviamente la splendida cavalcata alla Parigi – Roubaix, che senza foratura e caduta sarebbe probabilmente finita in modo completamente diverso. Una occasione in cui mostra anche di reagire con intelligenza e maturità, scacciando anche le numerose polemiche e quell’etichetta che da troppo tempo si porta appresso suo malgrado.
Luca Mozzato (B&B Hotels p/b KTM), 6,5: Cresce con costanza e tanti piazzamenti, dimostrandosi una pedina importante in una squadra in cui troverà sicuramente maggiore spazio il prossimo anno. Sprinter coriaceo, il classe 1998 non ha paura di gettarsi nella mischia anche nelle grandi occasioni contro rivali di spessore, riuscendo spesso a lasciarsene qualcuno alle spalle. La strada è quella giusta.
LETTERA N
Oliver Naesen (Ag2r Citroën), 5: Un tracollo che inizia nel 2020 e si protrae per tutto il 2021. Una stagione con un solo piazzamento in top 5, all’E3 Saxo Bank Classic e niente più, in cui si fa fatica a riconoscere quel corridore combattivo che tutti ricordano, quello del secondo posto alla Milano-Sanremo, del podio alla Gand, della top ten al Fiandre e di tante azioni offensive. In un’intervista durante la Vuelta a Espana rivelò di essere in stato di sovrallenamento a causa della vicinanza delle ultime due stagioni condizionate dal Covid. L’augurio è che riesca ad evitare questo errore nel 2022.
Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), 5,5: Si rompe il polso a tre settimane dal via del Giro d’Italia, ma non demorde e si presenta ai nastri di partenza. Alla Corsa Rosa non è mai protagonista, ma va elogiato il fatto che l’abbia portata a termine (per certi versi a suo stesso scapito). Partecipa successivamente anche al Tour de France in vista delle Olimpiadi di Tokyo, entrando nelle fughe per il successo parziale, ma la gamba non gira come vorrebbe. Ai Giochi Olimpici si mette poi a disposizione della squadra, anche se la spedizione azzurra si ferma con i crampi di Alberto Bettiol. A luci ormai quasi spente centra la vittoria al Giro di Sicilia in chiusura di stagione, tornando al successo dopo tantissimo tempo. Per i tifosi e per il suo morale una boccata vitale d’ossigeno. A 37 anni non è più quello di un tempo, ma dimostra che lo squalo può mordere ancora.
Mikel Nieve (Team BikeExchange), 5,5: È un corridore che tutti vorrebbero avere in squadra, anche se quest’anno non è riuscito a dare il suo consueto contributo. Corridore di grande esperienza, che spesso ha saputo togliere le castagne dal fuoco al team sia come gregario che con azioni in prima persona, in questa stagione non è quasi mai riuscito a essere all’altezza. Unico risultato da segnalare è il quarto posto nella terza frazione della Vuelta Burgos dietro a Bardet, Pozzovivo e Landa, senza mai trovare la giornata giusta nelle grandi occasioni.
Giacomo Nizzolo (Qhubeka NextHash), 7: In palla sin da subito, nelle prime due gare di stagione all’Etoile de Besseges arriva quarto e terzo. La vittoria si fa attendere pochi giorni, arrivando alla Clasica de Almeria al sesto giorno di gara. Arrivato con grandi ambizioni, resta deluso dalla Milano-Sanremo, che conclude 18°, ma al Giro d’Italia, l’altro grande obiettivo stagionale, dopo due secondi posti riesce finalmente a vincere a Verona per quella che è la sua prima vittoria nella Corsa Rosa, segnando così la fine di una maledizione. Questo successo potrebbe dargli una grande spinta emotiva, ma nell’arco della seconda metà di stagione fa più fatica, raccogliendo soltanto un’altra vittoria al Circuit de Getxo. Da sottolineare tuttavia l’affinità che si sta creando con le classiche in terra belga, come dimostra il secondo posto ottenuto alla Gand-Wevelgem.
LETTERA O
Ben O’Connor (Ag2r Citroën), 7,5: Dopo la vittoria in una tappa del Giro d’Italia dello scorso anno, lo scalatore australiano alza ulteriormente il suo livello in questa stagione andando a conquistare la nona frazione del Tour de France al termine di una fuga, grazie alla quale riesce anche a balzare fino al secondo posto nella generale. Nelle due settimane seguenti non è in grado di difendere il piazzamento, ma dimostrando costanza e tenacia riesce a rimanere comunque in classifica, chiudendo con un quarto posto difficilmente pronosticabile a inizio Tour, sebbene il 26enne avesse già mostrato in altre gare della stagione di essere cresciuto.
Stefano Oldani (Lotto Soudal), 6,5: Diversi piazzamenti, anche in corse di un certo livello, rendono sicuramente positiva la stagione del 23enne, bravo a mettersi anche a disposizione dei compagni di squadra. Al Giro d’Italia, in particolare, è uno dei due corridori della formazione belga che riesce a portare a termine la corsa, durante la quale ottiene tre top 10 in tre volate, riuscendo anche a mettersi in mostra in fuga nelle tappe più movimentate, dimostrando quindi di non avere solo un discreto spunto veloce ma di essere anche un corridore piuttosto resistente.
Sam Oomen (Jumbo-Visma), 5,5: Alla prima stagione con la formazione neerlandese, il 26enne dà il suo contributo alla causa lavorando abbastanza bene al servizio dei compagni di squadra, ma nelle poche occasioni in cui riesce ad avere un po’ più di libertà non è in grado di mettersi in mostra. Per quello che ha mostrato da giovane, è un talento che rischia di perdersi.
Daniel Oss (Bora-hansgrohe), 6: Il corridore trentino si dimostra ancora una volta solido e prezioso gregario per i capitani del team, in particolare per Peter Sagan, di cui ormai è l’angelo custode (tanto che lo seguirà nella sua nuova avventura al Team TotalEnergies), che scorta e protegge nelle classiche, al Giro e al Tour.
LETTERA P
Mark Padun (Bahrain Victorious), 7: Un’ottima stagione per il corridore ucraino, che finalmente ottiene dei risultati degni delle sue capacità. Al Giro del Delfinato torna a casa col bottino pieno: due meravigliose azioni da lontano lo portano a vincere i due tapponi di montagna e la maglia a pois di miglior scalatore. Fa bene anche alla Vuelta Burgos dove chiude terzo in classifica generale. Mancano i risultati in un Grande Giro ma confidiamo nel 2022, anno nel quale dovrà anche provare a trovare un po’ più di continuità.
Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: Si piazza con continuità per tutta la stagione. Il suo rendimento è costante sia nelle corse più importanti, che in quelle minori, a conferma del suo carattere molto combattivo. Al Giro d’Italia entra in top ten in tre tappe, e per essere la sua prima volta nella Corsa Rosa è un buon risultato. Alla fine, nel 2021 gli manca solo la vittoria, sfiorata più volte nel finale di stagione, dove mostra una buona condizione.
Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 6,5: Tre vittorie e diversi piazzamenti nel 2021 dell’ex campione del mondo, al quale manca però il successo di peso. Il 25enne ottiene il meglio quasi sempre nelle volate, nelle quali non sfigura quasi mai anche al cospetto dei velocisti più forti. La sua stagione delle classiche, invece, è abbastanza deludente (Kuurne-Bruxelles-Kuurne a parte) soprattutto a causa delle cadute, e anche al Tour de France non riesce quasi mai a mettersi in evidenza nonostante il lavoro che Stuyven fa in suo favore. Decisamente migliore è invece il suo agosto, dove ottiene due successi tra Giro di Danimarca e Giro di Norvegia, mentre nel finale di stagione è nuovamente sfortunato, in particolare alla Roubaix.
Simon Pellaud (Androni-Sidermec), 7: Anche quest’anno, lo svizzero è protagonista di tante fughe al Giro d’Italia (dove infatti vince la classifica dedicata), e pur non arrivando mai vicino al successo, si dimostra corridore sempre combattivo. Nel resto della stagione riesce ad alzare le braccia al cielo alla Vuelta al Tachira e a ottenere due piazzamenti ai campionati nazionale e al GP di Lugano, guadagnandosi anche la convocazione con la nazionale elvetica agli Europei e, soprattutto, un contratto nel WorldTour nel 2022.
Simone Petilli (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: Il 28enne si segnala soprattutto per il contributo dato ai propri capitani durante la stagione, in particolare alla Vuelta a España a sostegno di Eiking. Buono anche il suo Giro d’Italia, dove prova ad attaccare da lontano, ottenendo un ottavo posto nella difficile tappa di Bagno di Romagna.
Jasper Philipsen (Alpecin-Fenix), 8: Se lo scorso anno si parlava di velocista promettente, quest’anno si può dire che il 23enne belga ha mantenuto le promesse. Il passo indietro (ma lo è per davvero nel caso dell’Alpecin?) da una squadra WorldTour a una Professional gli permette di trovare più spazi, e lui ne approfitta subito conquistando ben nove vittorie, due delle quali ottenute alla Vuelta. Al Tour de France, invece, solo uno scatenato Cavendish gli impedisce di alzare le braccia al cielo; ma, visti i piazzamenti e l’ulteriore crescita che potrà avere da qui in avanti, l’appuntamento è probabilmente solo rimandato.
Tom Pidcock (Ineos Grenadiers), 9: Nonostante fosse solo alla prima stagione tra i professionisti, il 22enne ha già iniziato a mettere in mostra tutto il suo talento. Già nelle classiche di primavera è protagonista con buoni piazzamenti a Kuurne, Strade Bianche, Milano-Sanremo e, soprattutto, Freccia del Brabante (vinta), Amstel (secondo per questione di millimetri, se non micron) e Freccia Vallone. La seconda metà dell’anno lo vede invece meno protagonista su strada (ma riesce comunque a terminare il primo GT della sua carriera e a concludere al sesto posto la prova in linea dei Mondiali) in quanto concentrato sulla prova di MTB alle Olimpiadi di Tokyo, dove conquista la medaglia d’oro. Il futuro sembra essere dalla sua parte.
Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), sv: La sfortuna continua a perseguitare lo scalatore transalpino, ancora tormentato da diversi problemi fisici, che gli impediscono di rendere al meglio nella prima parte dell’anno e lo costringono a saltare sia il Giro che il Tour. Torna alle gare nel finale di stagione ottenendo qualche piazzamento, ma la sua annata è ovviamente ingiudicabile.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), 9,5: Stagione praticamente perfetta quella del fenomeno sloveno, che vince in quasi tutte le corse alle quali si presenta al via. A fine anno sono ben tredici i suoi successi, tra i quali spiccano naturalmente il bis al Tour de France, dominato dall’inizio alla fine, e le sue due prime classiche Monumento, la Liegi e il Lombardia, senza ovviamente dimenticare la medaglia di bronzo nella prova in linea dei Giochi Olimpici di Tokyo o il successo alla Tirreno-Adriatico. A soli 23 anni è già probabilmente il corridore più forte del mondo e uno dei più completi: dove potrà arrivare nei prossimi anni?
Andrii Ponomar (Androni-Sidermec), 7: Più giovane corridore a partecipare al Giro da quasi un secolo a questa parte, il talentuoso ucraino riesce anche a portare a termine la Corsa Rosa, provando altresì a mettersi in evidenza in un paio di tentativi di fuga. Tre settimane dopo l’arrivo a Milano ottiene anche il primo successo da professionista, ai campionati nazionali.
Nils Politt (Bora-hansgrohe), 6,5: Dopo una buona partenza tra Etoile de Besseges, Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne, il forte passista tedesco non riesce a lasciare il segno nelle classiche del Nord. La sua annata, tuttavia, ha una svolta positiva al Tour de France, dove va a vincere la 12esima tappa al termine di una fuga. Nel finale di stagione, poi, ottiene altri due successi (tappa e classifica) al Giro di Germania e sfiora la top 15 ai Mondiali, mentre alla Roubaix (dove fu secondo nel 2019) non riesce a rendere al meglio per via di un raffreddore.
Richie Porte (Ineos Grenadiers), 6: Tornato nel suo vecchio team, l’australiano si mette soprattutto a disposizione dei compagni, ma la formazione britannica è talmente forte che, anche da seconda linea, il 36enne riesce a chiudere al secondo posto sia la Volta a Catalunya che il Giro di Romandia (in entrambi i casi alle spalle di un compagno di squadra) e a vincere il Giro del Delfinato, una delle corse di una settimana che mancavano nel suo palmares. Al Tour, invece, anche a causa delle solite cadute non riesce sempre a dare il suo contributo alla causa di Carapaz, e la stanchezza (e le botte) accumulate si fanno poi sentire anche alle Olimpiadi e nel finale di stagione.
Domenico Pozzovivo (Qhubeka NextHash), sv: Per lo scalatore lucano vale un po’ lo stesso discorso fatto per Pinot, con la sfortuna che anche quest’anno non gli concede tregua. Il sesto posto nella generale al Giro di Svizzera e il secondo in una tappa della Vuelta a Burgos sono gli unici due risultati in un’annata da dimenticare. Sperando che non sia stata l’ultima…
Neilson Powless (EF Education-Nippo), 7: Una delle sorprese di questo 2021, che nella prima parte lo vede in realtà poco protagonista, con un quinto posto finale all’UAE Tour come migliore risultato. Sicuramente meglio, invece, nella seconda metà dell’anno: dopo un Tour corso in appoggio a Uran, infatti, lo statunitense conquista una corsa prestigiosa come la Clasica San Sebastian, ottenendo poi qualche altro buon piazzamento nel finale di stagione, tra cui spicca il quinto posto ai Campionati Mondiali.
Salvatore Puccio (Ineos Grenadiers), 6,5: Per la seconda annata di fila è uno dei preziosi gregari che scortano il proprio capitano al successo al Giro d’Italia (nel 2020 Geoghegan Hart, quest’anno Bernal). Il suo lavoro a favore dei leader del team lo ha reso ormai una presenza insostituibile nei Grandi Giri (e non solo).
LETTERA Q
Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), 5,5: Un’altra stagione anonima per l’ex ragazzo prodigio dei tempi della Movistar. Il grande obiettivo stagionale era il Tour de France ma nonostante qualche fuga da lontano, che lo ha portato a battagliare temporaneamente per la maglia a pois, non sono arrivati risultati di rilievo. Nel complesso una stagione dignitosa ma ben lontana dai suoi standard migliori.
LETTERA R
Davide Rebellin (Work Service-Marchiol-Dynatek), sv: All’alba dei 50 anni, l’eterno campione veneto riesce a portarsi a casa qualche piazzamento qua e là fino alla frattura di tibia e perone durante il Memorial Marco Pantani. La sua carriera però non poteva finire così e quindi tornerà in sella anche l’anno prossimo.
Jonathan Restrepo (Androni-Sidermec), 6,5: Buona stagione per il velocista colombiano che si è ben disimpegnato quando è stato chiamato in causa, vincendo anche una cronometro individuale al Tour du Rwanda. Il resto dei piazzamenti sono arrivati soprattutto nel calendario italiano, tra cui spiccano un secondo posto alla Settimana Ciclistica Italiana e un terzo alla Veneto Classic.
Aleksandr Riabushenko (UAE Team Emirates), 5,5: Quarta stagione in maglia UAE praticamente senza acuti. Il secondo posto in volata nella quarta tappa della Settimana Ciclistica Italiana e il terzo nella prima del Tour of the Alps sono le uniche note di merito di un’annata ampiamente sotto le aspettative.
Max Richeze (UAE Team Emirates), 5,5: Ultima stagione da professionista per lo più votata al lavoro di squadra. Il 38enne argentino è come sempre l’uomo di fiducia di Fernando Gaviria, anche se di fatto lo porta fino alla vittoria soltanto in un’occasione.
Remi Rochas (Cofidis), 6,5: Il 25enne transalpino è riuscito ad aumentare notevolmente il proprio rendimento nel corso del 2021. Quindicesimo assoluto alla Vuelta, è fondamentale soprattutto in appoggio al capitano Guillaume Martin che riesce a centrare la top-10. Il suo risultato migliore è il terzo posto nella tappa di apertura della Volta a Catalunya.
Primož Roglič (Jumbo-Visma), 8,5: Se la sfortuna non lo avesse tolto di mezzo al Tour de France, staremmo parlando probabilmente di una stagione trionfale. Esclusa la Grande Boucle, è difficile trovare crepe in una stagione che lo ha visto trionfare per il terzo anno consecutivo alla Vuelta, al Giro dei Paesi Baschi e nella prova a cronometro dei Giochi Olimpici.
Pierre Rolland (B&B Hotels p/b KTM), 6: Tanta grinta ed esperienza al servizio della squadra soprattutto durante il Tour de France. Alla fine non arrivano risultati di rilievo, se non un successo di tappa al Tour du Rwanda, ma la voglia di esserci è quella di un ragazzino alle prime armi.
Diego Rosa (Arkéa-Samsic), 5,5: L’ultima stagione in Francia non è particolarmente proficua per il 32enne piemontese che si dedica principalmente alle corse di un giorno. A conti fatti non arriva neanche un piazzamento tra i primi dieci.
Lorenzo Rota (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), 7: Bella annata per il 26enne azzurro che esordisce nel WorldTour con grande tenacia e voglia di fare. Lavora tantissimo per i compagni e quando ha la possibilità di mettersi in proprio riesce a ritagliarsi un ruolo importante come alla Clasica San Sebastian dove riesce a portarsi a casa un ottimo quarto posto.
LETTERA S
Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 6: La vittoria nella tappa di Foligno e la conquista della maglia ciclamino al Giro d’Italia salvano la stagione del 31enne slovacco, che tuttavia, per numero di successi, è stata migliore rispetto alle ultime due annate. Oltre che alla Corsa Rosa, l’ex campione del mondo alza le braccia al cielo anche al Catalunya, al Romandia e in Slovacchia, dove torna a vincere il titolo nazionale e dove si impone per la prima volta nel giro casalingo. È però dalle classiche che, ancora una volta, non arrivano grandi risultati, con l’ennesimo quarto posto alla Sanremo (il terzo di fila, il quinto in totale) a costituire l’unico piazzamento di rilievo nelle corse di un giorno. Sfortunato, invece, il suo Tour de France, che si conclude anticipatamente a causa di un’infezione al ginocchio causata da una caduta in una delle prime tappe.
Luis Leon Sanchez (Astana-Premier Tech), 6,5: Il tempo passa e il 38enne non riesce più ad incidere molto in prima persona, tanto che quest’anno arriva un solo successo, alla Prueba Villafranca, davanti al talentino Juan Ayuso. La sua esperienza e il suo lavoro per i capitani del team sono tuttavia come sempre preziosi, e proprio per questo motivo la Bahrain Victorious non se l’è lasciato sfuggire, offrendogli un contratto per le prossime due stagioni.
Marc Sarreau (Ag2r Citroën), 6: Il cambio di squadra ha portato più libertà di azione e possibilità, che tuttavia non lo vede andare oltre buoni piazzamenti, senza quel salto di qualità sperato. Il miglior risultato della stagione è senza dubbio il secondo posto ottenuto al Circuit de Wallonie alle spalle del connazionale Christophe Laporte.
Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix), 6: Il toscano della Alpecin-Fenix lavora molto per la squadra, mentre la sfortuna non gli permette di mettersi in mostra in prima persona. Tuttavia nelle poche occasioni in cui la dea bendata è dalla sua parte e la squadra gli dà fiducia, riesce anche ad ottenere alcuni risultati importanti come il settimo posto alla Amstel Gold Race. Nel finale di stagione c’è ancora spazio per qualche piazzamento in top 10 tra le tappe del Tour of Britain e Memorial Pantanti e Coppa Agostoni.
Maximilian Schachmann (Bora-hansgrohe), 6,5: Nella prima parte di stagione è grande protagonista, vincendo per il secondo anno consecutivo la Parigi-Nizza e chiudendo nei dieci tutte e tre le classiche delle Ardenne (alla Amstel Gold Race riesce anche a salire sul terzo gradino sul podio). Tuttavia non arriva il salto di qualità che oramai tutti si attendono da lui e la seconda parte di stagione, nonostante il quarto posto al Giro di Svizzera e la vittoria del titolo nazionale, vede calare sempre di più le sue prestazioni. Il decimo posto nella prova in linea di Tokyo 2020 rappresenta l’ultimo piazzamento di rilievo dell’anno.
Ide Schelling (Bora-hansgrohe), 7: Il 2021 porta al giovane olandese una vittoria e tanti piazzamenti che fanno ben sperare per il suo futuro. Il classe 1998 riesce, infatti, a mettersi in mostra su più terreni, chiudendo quinto il Gp Industria & Artigianato di Larciano, quarto la Freccia del Brabante, quinto il Giro del Belgio e primo il Gp d’Aragau. La sua grande tenacia e combattività gli permettono anche di indossare la maglia a pois nella prima settimana del Tour de France. Dopo la Grande Boucle c’è ancora spazio per dei buoni risultati come il secondo posto al Tour of Norway.
Mauro Schmid (Qhubeka NextHash), 7: La vittoria di tappa a Montalcino in occasione del Giro d’Italia vale la stagione del neo professionista svizzero. Dopo essere riuscito ad entrare nella prima fuga di giornata, infatti, resiste al forcing di Alessandro Covi e lo batte in volata. Nel resto della stagione non arrivano altri risultati salvo un quarto e un settimo posto ai campionati nazionali, rispettivamente a cronometro e in linea. Tuttavia la fiducia di una squadra come la QuickStep che lo mette sotto contratto per le prossime due stagione basta a testimoniare tutto il talento di un ragazzo che potrà togliersi ancora grandi soddisfazioni.
Nick Schultz (Team BikeExchange), 6,5: Una vittoria (la seconda tappa al Giro della Repubblica Ceca) e tanti piazzamenti come il terzo posto alla Settimana Coppi e Bartali, il decimo al Tour of the Alps e il settimo nella decima tappa della Vuelta a España redono sufficiente la stagione dell’australiano. Oltre a questi piazzamenti risponde presente anche quando viene chiamato in causa per supportare il team.
Florian Sénéchal (Deceuninck-QuickStep), 7,5: Sempre più prezioso nelle dinamiche del team, trova anche spazio per ottimi risultati in prima persona. Dopo una solida campagna delle classiche iniziata con una settimo posto alla Omloop Het Nieuwsblad e proseguita con il terzo alla E3 Saxo Bank Classic e il nono al Fiandre arrivano anche due vittorie: la tredicesima tappa alla Vuelta a España dove disputa la volata al posto di Fabio Jakobsen e la Primus Classic.
Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers), 6: Risultati come il sesto posto al Tour of the Alps e il quarto alla Vuelta Burgos dimostrano che la classe c’è. Tuttavia anche la sfortuna sembra essere sempre al fianco del russo. In particolare una caduta costringe il classe 1997 al ritiro al Giro d’Italia, prima che il suo lavoro possa essere apprezzato da Egan Bernal. Sempre pronto a lavorare per il team, tuttavia, il colombiano può beneficiare del suo lavoro alla Vuelta, dove comunque Sivakov ottiene anche un terzo posto personale nella tappa del Balcon de Alicante.
Toms Skujins (Trek-Segafredo), 5,5: Il 2021 non è la sua stagione migliore, ma la tanta grinta lo aiuta comunque ad ottenere qualche risultato: oltre alle vittorie dei due titoli nazionali arrivano anche il quinto posto alla Freccia del Brabante e alla Vuelta Andalucia e il settimo posto nella sedicesima tappa del Tour de France.
Dion Smith (Team BikeExchange), 5,5: Dopo i bei risultati del 2020, considerando anche maggiori libertà, ci si aspettava di più; invece non sono arrivate vittorie, ma solo alcuni piazzamenti in qualche tappa di corse WorldTour.
Matteo Sobrero (Astana-Premier Tech), 7: Dopo una prima parte di stagione un po’ in sordina, il piemontese chiude alla grande il Giro d’Italia con un quarto posto nella cronometro conclusiva di Milano e da quel momento arrivano i risultati migliori. Nel mese di giugno chiude, infatti, in terza posizione il Giro di Slovenia e poi conquista il titolo italiano a cronometro sbaragliando la concorrenza rappresentata da Ganna e Affini. Nella seconda parte di stagione si prende anche la soddisfazione di conquistare l’oro continentale e il bronzo mondiale con la staffetta mista.
Marc Soler (Movistar), sv: Nell’ultima stagione con la Movistar si vede qualche sprazzo di qualità, ma la stagione è pesantemente condizionata dalla sfortuna. Due cadute lo costringono al ritiro tanto dal Giro d’Italia quanto dal Tour (in questo caso dopo solo una giornata di corsa) e il resto della stagione è tutta incentrata sul recupero: non si possono esprimere delle valutazioni.
Ivan Sosa (Ineos Grenadiers), 5,5: Parte molto bene vincendo la tappa regina e la classifica generale al Tour de la Provence, ma poi non arrivano altri risultati e questo 2021 diventa un’altra stagione in cui l’atteso salto di qualità non arriva.
Rober Stannard (Team BikeExchange), 5,5: Il sesto posto alla Freccia del Brabante e qualche altro piazzamento nel corso della stagione non bastano per la sufficienza. Dall’australiano ci si aspettava sicuramente qualcosa di più.
Michael Storer (Team DSM), 7,5: È una delle grandi rivelazioni della stagione. Dopo il terzo posto in una tappa al Tour of the Alps, infatti, è protagonista soprattutto in estate, quando vince una tappa e la classifica generale al Tour de l’Ain prima di conquistare due frazioni e la maglia a pois alla Vuelta.
Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), 8: Basterebbe la vittoria alla Milano-Sanremo per rendere assolutamente positiva la stagione del belga, ma il portacolori della Trek – Segafredo si conferma come un corridore da tenere assolutamente in considerazione nelle classiche anche nel resto della stagione, come testimonia il quarto posto al Fiandre. Dopo aver sfiorato il successo di tappa al Tour de France, il classe 1992 è protagonista fino alla fine della stagione come testimonia il terzo posto alla Parigi – Tours.
Zdenek Stybar (Deceuninck-QuickStep), 6: La sfortuna non lo molla e un’aritmia cardiaca lo costringe a fermarsi proprio nel momento più atteso per lui: le classiche del Nord. Sino a quel momento il ceco era sembrato comunque meno incisivo del solito. Al rientro alle competizioni riesce ad essere protagonista come dimostra il settimo posto ottenuto al Mondiale.
LETTERA T
Rein Taaramäe (Intermarché-Wanty-Gobert), 7: A distanza di dieci anni torna al successo alla Vuelta a Espana scegliendo un palcoscenico per niente facile per vincere, la salita di Picon Blanco, indossando anche la maglia di leader per poi convertirsi in gregario per un team mai così in vista nei grandi giri, anche grazie a lui. In precedenza, aveva partecipato anche al Giro d’Italia, cercando anche qui il successo, seppur senza riuscirci, con fughe da lontano. Nonostante l’età che avanza, ormai 34enne, non perde lo spirito combattivo che lo ha sempre contraddistinto in gruppo.
Niki Terpstra (TotalEnergies), 5: Le prestazioni in maglia Quick Step sono un lontano ricordo. L’età che avanza, portando con sé anche qualche difficoltà fisica, lo allontana dalle posizioni cui è abituato. L’unico piazzamento di tutta la stagione arriva così in Norvegia, dove arriva a giocarsi la tappa con Philipp Walsleben della Alpecin-Fenix. Nelle classiche non è mai della partita; l’arrivo di Peter Sagan in squadra potrebbe forse dargli nuovi stimoli che sarebbero per lui di vitale importanza.
Natnael Tesfatsion (Androni-Sidermec), 6,5: Attenzione al giovane eritreo. Ha soli 22 anni e nelle gare dei calendari continentali è costantemente tra i piazzati, facendosi notare anche con un discreto piglio offensivo quando ne ha l’occasione. Fa il suo debutto al Giro d’Italia, la prima grande corsa della carriera e ne esce con delle buone prestazioni e alcuni piazzamenti: nella difficilissima tappa Siena-Bagni di Romagna chiude tredicesimo e pochi giorni dopo entra in top ten nella tappa di Stradella. Il futuro è tutto per lui.
Mike Teunissen (Jumbo-Visma), 6,5 Una caduta in ritiro pre-stagionale gli compromette tutta la prima parte di stagione, lasciando così solo Wout Van Aert. A entrare in forma però ci mette poco, dopo tre giorni di gara sfiora la vittoria al Giro d’Ungheria centrando la seconda posizione. Al Tour de France ritrova Wout Van Aert e si mette completamente a suo servizio svolgendo un lavoro egregio. Nel mese di agosto ha carta bianca e corre da leader in Danimarca e Norvegia dove si piazza in sette tappe su nove tra i primi dieci. Manca solo la vittoria al neerlandese che è riuscito a raddrizzare una stagione partita per il verso sbagliato.
Dylan Teuns (Bahrain Victorious), 6,5: Vince la sua prima tappa al Tour de France con un’azione strepitosa e questo basta nel ciclismo per giudicare la sua stagione come positiva. Se pensassimo però alle aspettative che si portava dietro da giovane esordiente nel World Tour, queste prestazioni sarebbero niente al di fuori dell’ordinario. Il suo talento riesce a emergere a sprazzi, lo dimostra la vittoria scollinando il Grand Colombier al Tour e la settima posizione alla Freccia del Brabante, due gare molto diverse fra loro, a conferma di un talento che potrebbe permettergli di brillare su scenari variegati.
Edward Theuns (Trek-Segafredo), 6: Per l’esperto corridore belga una stagione fatta di piazzamenti, una vittoria al Giro d’Ungheria e un brivido al campionato nazionale dove per un soffio non soffia la maglia al connazionale Wout Van Aert per quello che sarebbe stato un successo memorabile. Il classe 1991 resta comunque un uomo squadra molto importante, soprattutto nelle classiche dove scorta Jasper Stuyven o negli sprint, nei quali si vede maggiormente al servizio di Mads Pedersen.
Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), 6: Una stagione in crescendo fino al Tour de France dove la sfortuna per l’ennesima volta lo colpisce. Dopo il debutto alla Etoile de Besseges a febbraio ogni giorno di gara gli è utile per rodare la gamba che inizia a lavorare bene alla Volta Catalunya, nella quale si piazza tre volte tra i primi dieci e chiude terzo nella generale. A un mese di distanza vince il Giro di Romandia sfiorando in tre occasioni la vittoria di tappa che riesce a raggiungere al Delfinato, che chiude sul gradino più basso del podio. É proprio quando le cose sembrano andare per il verso giusto che la fortuna gli volta le spalle. Alla Grande Boucle si presenta come possibile capitano, ma le sue intenzioni sono comunque bellicose vista l’ottima condizione. A stroncare ogni possibile iniziativa sono, per l’ennesima volta, le cadute che non lo abbandonano neppure alle Olimpiadi di Tokyo dove viene atterrato dal compagno di squadra Tao Geoghegan Hart. La stagione si conclude sostanzialmente con la crono olimpica in cui non può brillare…
Antwan Tolhoek (Jumbo-Visma), 6: Per l’ennesima stagione corre poco. Per la prima volta la squadra non lo porta a nessun GT e il suo calendario si limita a brevi corse a tappe, ottenendo un secondo posto alla Vuelta Andalucia, unico spunto degno di nota. Dopo alcune buone stagioni, per lui una involuzione che cercherà di ribaltare cambiando squadra.
Anthony Turgis (TotalEnergies), 7: Per il secondo anno consecutivo il francese non riesce a vincere, pur continuando a raccogliere numerosi piazzamenti di rilievo, anche in grandi corse. É ormai da anni in gruppo, facendosi trovare sempre più spesso presente su palcoscenici prestigiosi, senza tuttavia riuscire a cogliere ancora quella vittoria di peso che insegue, mostrando anche un bel piglio offensivo quando ne ha l’occasione. Pesante la seconda piazza alla Kuurne Bruxelles Kuurne che forse avrebbe potuto dare una svolta alla sua carriera.
Matteo Trentin (UAE Team Emirates), 6,5: Una sola vittoria per l’ex campione europeo, quella al Trofeo Matteotti, ma tanti piazzamenti. Forse l’avanzare dell’età gli toglie un po’ lo spunto veloce che compensa però con la grande intelligenza tattica. Il bagaglio d’esperienza che si porta dietro gli consente di esserci spesso nei finali delle grandi classiche a cui partecipa, concludendo ottavo alla Omloop Het Nieuwsblad, quarto a Kuurne, terzo alla Gent-Wevelgem e alla Freccia del Brabante. É inoltre il grande regista della nazionale italiana, che porta Sonny Colbrelli a vincere il titolo europeo, prova chiusa in quarta posizione. Al Mondiale cade, si rialza e da tutto quello che ha con una grinta eccezionale. In chiusura di stagione va vicino alla doppietta ottenendo la seconda piazza a Coppa Agostoni e al Giro del Veneto.
LETTERA U
Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 7: Già il fatto di averlo visto in gruppo basterebbe a rendere positiva la sua stagione, dopo il grande spavento dello scorso dicembre quando un problema cardiaco aveva rischiato di mettere fine alla sua carriera. Tornato alle gara ad aprile, però, il livornese ha fatto vedere a tutti di che pasta è fatto, andando a prendersi quattro vittorie (una tappa al Giro di Slovenia e due tappe e la classifica generale alla Settimana Ciclistica Italiana) e ottenendo importanti risultati, come il secondo posto al Giro di Slovenia alle spalle del compagno di squadra Tadej Pogacar e il quarto al Giro di Polonia.
Rigoberto Uran (EF Education-Nippo), 5,5: Un buon Giro di Svizzera chiuso al secondo posto con anche una vittoria di tappa e qualche altro piazzamento non basta a rendere sufficiente la stagione di un corridore che ha ben altre ambizioni. In particolare delude al Tour de France, quando, dopo essere stato a lungo in lotta per il podio, crolla nelle ultime due tappe di montagna, anche se con la sua esperienza riesce comunque a non andare alla deriva e chiudere la corsa in decima posizione. Da segnalare anche i due ottavi posti conquistati a Tokyo 2020 nella prova in linea e a cronometro.
LETTERA V
Michael Valgren (EF Education-Nippo), 7: Il finale di stagione salva un altro anno sino a quel momento deludente: in poco più di 24 ore infatti il danese sbaraglia la concorrenza in Toscana conquistando Giro della Toscana e Coppa Sabatini. Una coppia di vittorie che gli apre la strada per un ottimo campionato mondiale dove riesce ad agguantare la medaglia di bronzo.
Alejandro Valverde (Movistar Team), 7: Neanche la sfortuna e le cadute riescono a scalfire la grinta e la voglia di vincere di un ragazzino di 41 anni. Dopo essere tornato alla vittoria ad oltre un anno di distanza dall’ultima volta al Gp Indurain, il giorno del suo compleanno riesce ad inserirsi nell’azione decisiva della Liegi-Bastogne-Liegi, giocandosi il successo anche con corridori che hanno quasi vent’anni meno di lui. Dopo una vittoria di tappa al Delfinato corre un ottimo Tour de France in appoggio ad Enric Mas, ma sfiora anche il successo personale nella tappa di Andorra, chiusa al secondo posto. Si presenta in ottima condizione alla Vuelta, ma una bruttissima caduta lo costringe al ritiro: rientrato alle corse in tempo record riesce comunque a vincere una tappa al Giro di Sicilia (corsa poi chiusa in seconda posizione) e a conquistare la quinta piazza al Lombardia.
Attila Valter (Groupama – FDJ),6,5: Veste a sorpresa per tre giorni la maglia rosa al Giro d’Italia e poi prova a tenere duro in classifica generale chiudendo la corsa al quattordicesimo posto. Per il resto della stagione si vede poco ad eccezione di qualche piazzamento raccolto qua e là come il terzo posto nella tappa di Barcellona al Giro della Catalogna.
Wout Van Aert (Jumbo – Visma), 9,5: Stagione quasi perfetta per il belga che manca solo l’appuntamento con la maglia iridata nelle Fiandre e il sogno Parigi-Roubaix. Il classe 1994 vince dall’inizio alla fine della stagione e su tutti i terreni. Il Tour de France e la Tirreno-Adriatico sono l’emblema della grande versatilità del fiammingo: alla Corsa dei due Mari conquista la prima tappa in volata la prima tappa e l’ultima a cronometro , gestendosi in salita e chiudendo la corsa al secondo posto davanti a scalatori di livello, mentre alla Grande Boucle vince nella tappa del doppio Mont Ventoux, nella cronometro e nella volata dei Campi Elisi. La sua stella brilla anche nelle classiche del Nord, dove conquista Gent-Wevelgem e Amstel Gold Race, anche se non si esprime al meglio nella gara più importante per lui, il Giro delle Fiandre che chiude comunque sesto. A fine anno le vittorie totali sono 13, a cui vanno aggiunti i due argenti di peso conquistati nella prova in linea di Tokyo 2020 e nella cronometro mondiale.
Greg Van Avermaet (Ag2r Citroën), 5,5: Nonostante qualche piazzamento in una primavera culminata con il terzo posto al Giro delle Fiandre, il belga non sembra mai dare l’impressione di poter primeggiare. Soprattutto la seconda parte di stagione è un calvario per lui: dopo aver corso un Tour de France anonimo, si presente ai Giochi Olimpici da campione in carica, ma è chiamato a svolgere un compito di gregariato nei primi chilometri di corsa. Dopo l’amara esperienza a cinque cerchi non riesce più a trovare il giusto colpo di pedale, tanto da essere escluso dalla selezione nazionale per Europei e Mondiali. Il corridore ha indicato in un’errata programmazione del vaccino il motivo delle sue controprestazioni, ma solo la prossima stagione ci potrà dire dove può ancora arrivare il classe 1985.
Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers), 8: Ottimo gregario si sacrifica spesso per i compagni, ma quando ne ha l’occasione prova a lasciare il segno e ci riesce spesso e volentieri. Alla Dwars door Vlaanderen si prende la sua giornata di gloria andando a vincere la gara con una fuga solitaria di quasi 60 chilometri: ciliegina sulla torta di una campagna delle classiche che lo vede chiudere nei primi dieci anche E3 Saxo Bank Classic, Gent-Wevelgem e Giro delle Fiandre. La sua stagione è poi impreziosita dall’argento conquistato nella prova in linea del Mondiale.
Mathieu Van Der Poel (Alpecin – Fenix), 9: Il 2021 si apre con la vittoria al Mondiale di Ciclocross che chiude la sua stagione invernale. Il passaggio dal fango alla strada non cambia, però, il risultato, visto che alla prima giornata di gara vince subito una tappa all’UAE Tour, prima di essere costretto a lasciare la corsa per la positività al Covid di alcuni membri dello staff della sua squadra. Da quel momento, però, l’olandese regala alcuni dei momenti più indimenticabili di quest’anno, come la vittoria alle Strade Bianche o quella nella tappa dei muri alla Tirreno-Adriatico, senza dimenticarsi dell’emozionante successo al Mur de Bretagne in occasione del Tour de France, che gli vale la maglia gialla dedicata al nonno. Le uniche pecche di una stagione in cui conquista ben 8 successi sono forse il non essere riuscito a vincere neanche una classica monumento (a Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix trova sempre qualcuno più scaltro o più forte di lui che riesce a sorprenderlo proprio quando sembra avere la gara in mano) e la rovinosa caduta nella prova in Mountain Bike di Tokyo 2020.
Sep Vanmarcke (Israel Start-Up Nation), 5,5: Terzo alla Omloop Het Nieuwsblad, quarto a La Samyn, quinto al Fiandre e secondo alla Settimana Ciclista Italiana: sono tutti buoni piazzamenti, ma il livello a cui ci aveva abituato da giovane e a cui potrebbe facilmente aspirare un corridore come lui, considerato tra i massimi talenti della sua generazione del pavé, è senza dubbio un altro.
Andrea Vendrame (Ag2r Citroën), 7: Due vittorie stagionali e tanti piazzamenti per il corridore veneto che finalmente, a Bagno di Romagna, corona il sogno di vincere una tappa al Giro d’Italia. L’altro successo arriva nella prima tappa della Route d’Occitanie. Corridore dotato di un buono spunto veloce, riesce a dire la sua soprattutto negli arrivi in cui la strada tende a salire, come dimostra il terzo posto nel difficile arrivo di Bukovina Resort al Giro di Polonia.
Florian Vermeersch (Lotto Soudal), 7,5: Entrato nella prima fuga di giornata, arriva nel velodromo di Roubaix insieme a Sonny Colbrelli e Mathieu van der Poel per giocarsi il successo nella prima Parigi-Roubaix della sua carriera. Il secondo posto conquistato davanti all’olandese illumina una stagione in cui per il resto accumula tanta esperienza che tornerà utile in futuro, anche se ottiene qualche interessante piazzamento come il sesto posto nella prima volata della Vuelta a España.
Carlos Verona (Movistar Team), 6,5: Tanto lavoro in favore dei capitani e qualche buon piazzamento per uno degli uomini di fiducia della Movistar. Nella tappa della Vuelta che si conclude al Balcon de Alicante rischia di togliersi la soddisfazione di alzare le braccia al cielo nel grande giro di casa, ma deve inchinarsi ad un Michael Storer in formato super.
Giovanni Visconti (Bardiani – CSF – Faizanè), sv: stagione difficile e piena di infortuni quella del corridore siciliano. Tanti problemi fisici gli impediscono di esprimersi come vorrebbe e lo costringono a chiudere la stagione già a luglio dopo due tappe della Settimana Ciclistica Italiana. Il miglior risultato dell’anno è il quinto posto ottenuto nella dura tappa Siena – Bagno di Romagna al Giro d’Italia, corsa nella quale tiene duro malgrado i problemi.
Elia Viviani (Cofidis), 7: il doppio bronzo olimpico e mondiale nell’Omninum e la maglia iridata conquistata nella corsa ad eliminazione, permettono alla pista di rendere positiva la stagione non proprio esaltante su strada del veronese. In questo contesto, infatti, conquista sette successi, migliorando decisamente lo score della passata stagione, ma non riesce a brillare sui palcoscenici più importanti dove fino a due anni fa vinceva con una certa regolarità.
Aleksandr Vlasov (Astana – Premier Tech), 7,5: Un solo successo nella prova a cronometro dei campionati nazionali, ma tanti piazzamenti che dimostrano che il russo sta crescendo bene. Dopo il secondo posto alla Parigi-Nizza, infatti, il classe 1996 chiude terzo il Tour of the Alps e ai piedi del podio il Giro d’Italia. Il finale di stagione è fortemente condizionato da una caduta che lo rallenta alla Vuelta, quando sembrava in grado di lottare per un piazzamento comunque prestigioso nei dieci.
Alexis Vuillermoz (Team TotalEnergies), 5: Il cambio di squadra non porta i risultati sperati al francese che continua a non brillare. I migliori risultati della sua stagione sono due secondi posti al Tour du Rwanda, piazzamenti che non possono essere considerati sufficienti per un corridore del suo calibro.
LETTERA W
Luca Wackermann (Eolo-Kometa), 5,5: Il passaggio alla Eolo-Kometa non ha dato quella spinta in più al corridore lombardo. Il suo ritorno alle corse dopo la brutta caduta al Giro che aveva chiuso il suo 2020 è ad aprile, quando riesce ad ottenere il settimo posto in una tappa del Giro di Turchia. Quella resterà però una delle sole due top 10 stagionale insieme al terzo posto nella terza tappa del Tour du Limousin, una corsa in cui il lombardo ha ottenuto tre dei quattro successi della sua carriera, mentre nel resto dell’anno non riesce mai a essere protagonista.
Max Walscheid (Qhubeka-Nexthash), 6,5: Tanti piazzamenti per lo spilungone tedesco. Il classe ’93 ha mostrato ottimi miglioramenti soprattutto a cronometro, ottenendo varie top 10, due delle quali al Giro d’Italia, e un buon quinto posto ai campionati europei, alle spalle solo del gotha della specialità. Pur non arrivando mai vittorie o grandi piazzamenti, sono buone anche le prestazioni nelle Classiche (dodicesimo nell’infernale Roubaix di fine anno), dove spesso si sacrifica anche per i compagni.
Tim Wellens (Lotto Soudal), 5: Sicuramente non l’annata dei sogni per l’esperto corridore belga. Dopo la partenza col botto all’Étoile de Bessegès, il classe ’91 riesce a disputare solo una buona Tirreno-Adriatico, non riuscendo invece mai a trovare il giusto colpo di pedale nelle classiche di primavera. Condizionato anche da problemi fisici dai quali non riesce a liberarsi, il portacolori della Lotto Soudal deve rinunciare alla partecipazione al Tour e anche a tutti gli altri GT, tornando nel finale di stagione per ottenere buoni piazzamenti finale in corse WorldTour come il Giro di Polonia e il Benelux Tour, ma di certo non era questa la stagione che aveva sognato.
Mike Woods (Israel Start-Up Nation), 7: Buona prima annata in maglia Israel per il canadese. L’ex EF è combattivo per tutto l’arco della stagione e fa capire subito le sue intenzioni vincendo una tappa al Tour des Alpes Maritimes et du Var. Dopo essere stato tra i protagonisti anche nelle Ardenne, compresa la Liegi, quando riesce a entrare nel gruppetto di cinque che poi andrà a giocarsi il successo finale, ottiene il suo successo stagionale al Giro di Romandia vincendo la tappa con arrivo a Thyon 2000. Al Tour è sfortunato ed esce subito di classifica, ma ne approfitta per concentrarsi sulla ricerca del successo di tappa, che però non arriva pur centrando un paio di fughe giuste e lottando per la maglia a pois. I piazzamenti poi susseguono anche nel finale di stagione, con il quinto posto ai Giochi di Tokyo e tutta una serie di top 10 (sono 28 le top 10 complessive in tutto l’arco della stagione) tra Tour of Britain e Classiche italiane di fine stagione.
LETTERA Y
Adam Yates (Ineos Grenadiers), 7: Riesce a ritagliarsi un ruolo da capitano nella corazzata Ineos e già questo non era scontato. Al suo primo anno in una squadra diversa dal più vincente fratello Simon, il britannico parte subito forte con un secondo posto allo UAE Tour alle spalle di Pogacar e ottenendo poi la prima vittoria con la nuova maglia al Giro di Catalogna, dove chiude in testa in un podio tutto targato Ineos. Alle Ardenne non riesce a brillare, anche per la affollata concorrenza interna, che si fa ancora più dura nei GT, tanto a portarlo a disputare soltanto la Vuelta, dove però si comporta egregiamente. Con grande costanza risale la top 10, fino ad arrivare a un passo dal podio e piazzarsi due posizioni sopra Egan Bernal grazie al quarto posto finale. Riesce a essere protagonista anche nella classiche italiane di fine anno, chiudendo la stagione con un bel podio al Lombardia, il suo miglior risultato in carriera in una monumento
Simon Yates (BikeExchange), 7,5: Il suo splendido avvio di stagione è uno dei pochi sprazzi di luce nella stagione buia del suo team. Inizia la stagione direttamente alla Strade Bianche, per avvicinarsi al meglio al grande obiettivo Giro d’Italia. Dopo una secondo posto di tappa alla Tirreno-Adriatico, si prende il primo successo stagionale al Tour of the Alps, vincendo la seconda frazione e andandosi poi anche a prendere la classifica generale. A quel punto sembra addirittura poter arrivare da favorito al Giro, dove però Egan Bernal si prende la scena sin da subito. Il britannico comunque non demorde e alla fine chiude sul podio dopo aver anche vinto la tappa con arrivo sull’Alpe di Mera. Quello è il punto più alto della stagione, visto che poi al Tour non riesce a brillare e deve ritirarsi poco dopo metà corsa a causa di una caduta. Prova a tornare protagonista a fine anno alla CRO Race, una corsa non di altissimo livello, dove però non riesce nemmeno a chiudere sul podio finale, segno di una condizione mai più tornata dopo la corsa rosa.
LETTERA Z
Ilnur Zakarin (Gazprom-Rusvelo), 5: Il ritorno in patria non ha sortito gli effetti sperati. Mai nel vivo dell’azione in nessuna corsa in cui partecipa, chiude con il secondo posto ai campionati nazionali come miglior risultato. Per il resto ottiene pochissimi piazzamenti e tutti in corse minori, mentre appena sale un po’ il livello della competizione lo si trova spesso a pedalare nelle retrovie.
Edoardo Zardini (Vini Zabù), 5,5: Stagione condizionata dalla difficile annata dell’intero team. Il classe ’89 chiude l’anno senza nemmeno una top 10, pagando probabilmente, come altri suoi compagni, lo stop di un mese che il team si è autoimposto in primavera dopo il caso De Bonis. Da quel momento, dopo un avvio che pur non essendo stato esaltante non era stato nemmeno da buttare, non riesce più a rientrare in condizione e non è mai protagonista delle corse a cui partecipa.
Georg Zimmermann (Intermarché-Wanty-Gobert), 6,5: Arriva la prima vittoria della carriera per il corridore tedesco. Il classe ’94 fa le prime cose buone ai campionati nazionali, chiusi sul podio, e si guadagna la prima partecipazione in carriera al Tour de France, dove riesce a ottenere anche una top 10 di tappa. Risultati che fanno da preludio alla vittoria di tappa al Tour de l’Ain, che è la prima vittoria di una carriera che sembra destinato a migliorare ancora.
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Gino Mäder (Bahrain Victorious), 8: Finalmente è esploso ai massimi livelli il talento che si era visto a livello giovanile. Dopo un finale in crescendo di 2020, il giovane svizzero mostra subito grandi cose nel 2021, sfiorando il successo già alla Parigi-Nizza, quando invece finisce con la beffa da parte di Roglic che lo passa a 200 metri dal traguardo. La delusione è tanta, ma gli serve per fare esperienza che porta al Giro, quando vince la tappa di Ascoli Piceno, gestendo stavolta alla grande il ritorno dei big. Dopo una vittoria di tappa al Giro di Svizzera la sua stagione sarebbe già un successo, ma lui fa le cose in grande e alla Vuelta fa un lavoro importante per il podio di Jack Haig, andando anche a chiudere la corsa in top 5 e a vincere la maglia bianca di miglior giovane, davanti ad un certo Egan Bernal.
Valentin Madouas (Groupama-FDJ), 7: Ancora alla ricerca della sua dimensione, ma forse proprio per questo in grado di rendersi utile in più modi durante tutto l’arco della stagione. Il giovane transalpino spesso lavora per il team, in particolare nelle gare più importanti, ma trova sempre più la sua strada. Nelle gare della Coppa di Francia, invece, spesso ha libertà di movimento e, pur ottenendo un solo successo, alla PolyNormande, ottiene vari piazzamenti importanti che ne mostrano i margini di crescita ancora da esplorare.
Rafal Majka (UAE Team Emirates), 7: Con il passaggio alla UAE di Tadej Pogacar era chiaro che avrebbe dovuto fare molto lavoro di gregariato. Il polacco lo svolge egregiamente, rendendosi protagonista del bis del suo capitano al Tour, per poi togliersi anche la soddisfazione del successo personale alla Vuelta a España, arrivato con un attacco da lontanissimo e concluso con una commovente dedica al padre scomparso da poco.
Jakub Mareczko (Vini-Zabù), 6: Paga le sfortune del team. L’inizio di stagione è incoraggiante con una vittoria di tappa alla Coppi e Bartali (che resterà l’unica stagionale del team) davanti a quel Mark Cavendish che pochi mesi dopo dominerà le volate del Tour, ma dopo il caso De Bonis e la rinuncia della squadra al Giro d’Italia, per il classe ’94 svanisce l’obiettivo principale della stagione. Nel resto della stagione arriva qualche buon piazzamento ad Adriatica Ionica Race, Giro di Sicilia e Gran Piemonte, ma ormai la squadra è condizionata dai problemi e lui che doveva esserne il leader finisce inevitabilmente per esserne condizionato.
Daniel Martin (Israel Start-Up Nation), 7: Buon finale di carriera per il corridore irlandese. Il classe ’86 si mette in luce soprattutto al Giro d’Italia con la vittoria di tappa a Sega di Ala e la top 10 finale, riscattando un avvio di corsa rosa non esaltante che l’aveva portato fuori classifica. Al Tour ci riprova con gli attacchi da lontano, ma la concorrenza è troppo forte e il miglior risultato è il quinto posto di Luz Ardiden dietro solo i big della generale. Il Lombardia (dove chiude lontano dal vertice), una corsa che gli ha dato soddisfazioni in passato, è semplicemente la passerella finale di una carriera piena di soddisfazioni, con vittorie di tappa in tutti i GT e due Monumento in bacheca.
Guillaume Martin (Cofidis), 7,5: La grande tenacia mostrata in questa stagione e non solo fa alzare il voto già comunque positivo del filosofo del gruppo. Il classe ’93, infatti, non abbandona una corsa da quasi quattro anni (nonostante varie cadute) e quest’anno è tornato anche al successo che gli mancava da due anni vincendo la Mercan’Tour Classic Alpes-Maritimes. Le cose migliori però le fa vedere nei GT, con un Tour sempre all’attacco in cui riesce alla fine a prendersi la top 10 che inseguiva da anni (proprio nell’anno in cui sembrava volersi dedicare ai successi di tappa), riuscendoci anche malgrado le difficoltà fisiche. Andando all’attacco arriva a sfiorare anche la maglia rossa della Vuelta, che per una settimana tiene nel mirino, salvo poi cedere qualcosa nel finale per un infortunio e chiudere comunque ancora una volta in top 10, ottenendo in un solo anno i suoi due migliori risultati in carriera nei grandi giri.
Tony Martin (Jumbo-Visma), 6: Chiude la sua carriera con un altro oro mondiale contro il tempo, stavolta quello della cronostaffetta mista che trascina alla vittoria. Un risultato che simboleggia il gregario fondamentale che è stato negli ultimi anni, oltre che uomo di peso all’interno del gruppo (le immagini di lui che ferma il gruppo al Tour 2020 resteranno a lungo nell’immaginario collettivo e nelle sigle delle trasmissioni televisive). La vittoria del titolo nazionale a cronometro gli permette poi di mettere in bacheca la decima maglia di campione tedesco della sua carriera.
Daniel Martinez (Ineos Grenadiers), 7: Non ha troppi problemi ad ambientarsi nell’ambiente pieno di campioni della Ineos. Il colombiano è grande protagonista al Giro d’Italia, dove diventa a sorpresa uno dei gregari dell’anno, mettendosi a disposizione del connazionale Egan Bernal e incoraggiandolo con grinta nei momenti di crisi. La costante presenza in salita al fianco del compagno, che poi conquisterà la maglia rosa, gli permette anche di chiudere la corsa al quinto posto, il miglior risultato della sua carriera in un GT. La positività al Covid-19 condiziona poi tutto il resto della sua stagione, ma il voto ormai se l’era già ampiamente guadagnato.
Enric Mas (Movistar), 7,5: Altra grande stagione per lo scalatore spagnolo. Dopo la doppia top 5 a Tour e Vuelta dello scorso anno, l’iberico parte subito forte vincendo una tappa alla Volta a la Comunitat Valenciana, dove però a causa della sfortuna vede svanire il successo nella generale. Al Tour, pur non mettendosi mai troppo in mostra, riesce con la sua regolarità a prendersi un buon sesto posto finale, salvando la spedizione del suo team, come farà anche alla Vuelta. Sulle strade del GT di casa, infatti, è il principale rivale di Primoz Roglic (pur guardandolo sempre da lontano) e alla fine chiude in seconda posizione, tornando sul podio di un GT a distanza di tre anni e riuscendo anche a non far pesare troppo a team l’addio tumultuoso di Miguel Angel Lopez a pochi giorni dal termine della corsa.
Fausto Masnada (Deceuninck-QuickStep), 7,5: L’Italia e Bergamo sognano insieme a lui. Dopo un inizio di anno difficile, che culmina nel ritiro al Giro d’Italia, il corridore lombardo inizia a rilanciarsi ai campionati italiani, dove chiude secondo battuto solo in volata da un Sonny Colbrelli a livello dei top mondiali. All’apice è senza dubbio Tadej Pogacar, con il quale il bergamasco si scontra al Lombardia dopo esserlo andato a riprendere nella discesa verso Bergamo. Nel finale ci sono due ali di folla che lo spingono verso la gloria, ma lo sloveno è imbattibile. Gli resta comunque la sensazione di un sogno sfiorato e la consapevolezza che nel 2022 potrà ottenere più liberta e su più terreni.
Michael Matthews (BikeExchange), 5,5: Talmente completo che alla fine non riesce a eccellere in nulla. Il 2021 è la prima stagione senza successi del versatile corridore australiano, che incontra sempre qualcuno più forte di lui. Al Tour ci prova su vari terreni, ma in volata Cavendish è imbattibile e ce ne sono un altro paio più forti di lui, nelle tappe mosse Van Aert, Van der Poel e Alaphilippe non lasciano nemmeno le briciole e non gli va meglio nemmeno con le fughe, che usa per provare a vincere la classifica a punti, chiusa tuttavia alle spalle di Cavendish. Alla Vuelta, invece, i nomi insuperabili sono quelli di Fabio Jakobsen e Jasper Philipsen in volata e di uno sfavillante Magnus Cort nelle tappe mosse. Anche nella Classiche arrivano buoni piazzamenti, come il quarto posto alla Amstel e il sesto alla Sanremo, che restano però troppo poco per ottenere la sufficienza, pur riconoscendogli la grande combattività nel corso della stagione.
Brandon McNulty (UAE Team Emirates), 5,5: Piuttosto evanescente nell’arco della stagione. Le occasioni in cui si vede all’attacco si contano sulle dita di una mano, mentre qualche volta si mette al servizio del team, soprattutto al Tour, dove però non sembra mai avere troppa benzina. Le occasioni per riscattare la sua stagione sono essenzialmente due, una a inizio anno, al Giro dei Paesi Baschi, dove dopo due giorni in maglia di leader crolla nell’ultima tappa, nonostante un Pogacar al suo servizio, e poi soprattutto ai Giochi Olimpici, dove anima l’attacco giusto assieme a Carapaz, ma poi perde le ruote dell’ecuadoriano nel circuito conclusivo, facendosi riprendere dal gruppo e dovendo dunque rinunciare alla zona medaglie