Pagelle Milano-Sanremo 2025: Van der Poel, Ganna e Pogačar sono tutti da 10! Pedersen non regge, Matthews ancora piazzato, Trentin nel vivo

Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), 10, lode e bacio accademico: Tiene il passo di un enorme Pogačar e gestisce i momenti cardine della gara con una lucidità tattica invidiabile, oltre che con una potenza siderale. Il fatto che fosse una delle sue giornate da leggenda lo si intuisce anche dalla voglia di provare un contrattacco sul Poggio, incrinando probabilmente anche la fiducia del rivale sloveno. Poi, nell’ultimo chilometro è semplicemente perfetto, partendo a bassa velocità e dalla lunga distanza. I suoi numeri e il suo rendimento, quando le corse sono quelle più importanti, sono spaziali.

Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 10 e lode: Era atteso, soprattutto dai rivali, e ha mantenuto le aspettative sfoderando una prestazione memorabile. Tiene botta sulle prime accelerazioni lungo la Cipressa e rimane con i due favoritissimi della vigilia. Alla lunga è costretto a cedere qualche metro, ma non deraglia e riesce a rientrare su Van der Poel e Pogačar e a percorrere l’avvicinamento al Poggio con loro. Sull’ultimo strappo perde qualche metro, ma di carattere e di gambe riesce a coronare il rientro proprio in corrispondenza dell’ultimo chilometro. Nelle schermaglie tattiche pre-volata prende forse la posizione migliore, ma Vdp è, una volta ancora, irraggiungibile.

Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), 10: Ma come, arriva “solo” terzo e si merita 10? Beh, sì. Il primo attacco sulla Cipressa, seppur annunciato, sconvolge i piani di tutti gli altri e di fatto esclude dalla corsa al primo posto praticamente tutto il gruppo, fatta eccezione per i due che gli arriveranno davanti in via Roma. Però, non gli si può rimproverare nulla, perché questo approccio tattico è quello che gli dà le maggiori possibilità di portare a casa questa corsa. Forse, ma forse, poteva leggere meglio la volata finale, ma, chissà, gli sforzi della mezz’ora precedente possono averlo anche condizionato, sia sul piano fisico che su quello psicologico. È umano anche lui, tutto sommato. Un umano fortissimo.

Silvan Dillier (Alpecin-Deceuninck), 8: Gregario vecchio stile, si mette in testa al gruppo al mattino e si sposta dopo ore e dopo 200 (duecento!) chilometri, ricevendo anche qualche rifiuto, in termini di collaborazione, da altre squadre. Il suo non sarà un lavoro decisivo per le sorti della gara, ma rimane un pilastro di una squadra che ha vinto le ultime tre Sanremo: lui, peraltro, c’era in tutte e tre le occasioni. Mezzo voto in meno perché non porta a termine la gara.

Michael Matthews (Jayco-AlUla), 8: In un panorama pieno di campioni, la sua regolarità rischia di passare, ingiustamente, inosservata. Chiude quarto, regolando gli altri inseguitori e allungando una serie che ha dell’incredibile: dal 2018 a oggi non è mai sceso sotto il 12esimo posto finale alla Sanremo, mettendo insieme, fra gli altri piazzamenti, un secondo, un terzo e due quarti posti, compreso quello odierno. Solido ed efficace, probabilmente vorrà riprovarci, anche se l’anno prossimo di anni ne avrà 35.

Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), 8: La sua squadra decide di portarlo per la prima volta alla Sanremo, probabilmente conscia del fatto che Philipsen non stesse granché bene. Lui chiude la prima Monumento della sua carriera con un quinto posto che vale tantissimo, considerando che davanti c’era già un illustre compagno di squadra intento nel fare la storia. L’australiano si conferma corridore che ha nella faretra qualcosa in più, rispetto alle “semplici” volate.

Matteo Trentin (Tudor), 7,5: Alla partecipazione numero 11 della carriera porta a casa il miglior piazzamento della carriera, chiudendo nono. Quando l’azione si infiamma, sulla Cipressa, è ben presente nel vivo della corsa e subito dopo prova anche l’attacco solitario in discesa, nel tentativo di riportarsi sui tre al comando. La missione non riesce, ma la prestazione è di indubbio spessore.

Magnus Cort (Uno-X Mobility), 7: Si conferma corridore di fondo e di grandi qualità, chiudendo con un sesto posto che diventa il suo miglior piazzamento in questa Monumento. Il piazzamento è prezioso, per lui, ma anche per la squadra, che porta a casa 280 preziosissimi punti UCI, in chiave promozione.

Jhonatan Narváez (UAE Emirates XRG), 7: Si vede giusto per qualche minuto, ma sono i minuti che segnano la gara. Prende la testa del gruppo dopo il lavoro del compagno di squadra Tim Wellens (6,5 anche per lui) e di fatto fa esplodere la corsa con una tirata, lungo la Cipressa, dolorosissima per (quasi) tutti gli altri. Poi, cede il palcoscenico al capitano.

Olav Kooij (Visma|Lease a Bike), 6,5: Come nella scorsa edizione, si difende sui settori meno adatti a lui e tiene botta fino all’ultimo metro, migliorando peraltro il piazzamento del debutto. Questa volta è ottavo e si può anche pensare di vederlo ancora più su nell’ordine d’arrivo, nelle prossime Sanremo.

Martin Marcellusi (Vf Group-Bardiani Csf-Faizanè), 6,5: È uno degli attaccanti della prima ora ed è l’ultimo a essere assorbito dal gruppo, giusto qualche momento prima che si scateni la burrasca. Alla fine, i chilometri passati in fuga sono 256 e gli applausi, per lui e per gli altri componenti la fuga, sono meritati.

Romain Gregoire (Groupama-FDJ), 6: Per qualche istante è stato nella stessa ripresa di tre dei corridori più forti al mondo, in uno dei momenti più esplosivi degli ultimi anni di ciclismo. Il francese ha provato infatti a stare con i grandissimi sulla Cipressa, quando il ritmo era sovrumano, ma, pedalata dopo pedalata, è scivolato indietro, per poi chiudere 30esimo. Come ha detto lui nell’immediato dopogara, “sono cose che possono succedere quando ti avvicini troppo al sole…”.

Mads Pedersen (Lidl-Trek), 6: Degli uomini più attesi alla vigilia è quello che non riesce a rispettare i pronostici. L’accelerazione di Pogačar sulla Cipressa lo vede probabilmente un po’ troppo indietro, ma non riesce neppure a rilanciare la propria azione una volta che la situazione è chiara e c’è da solo da inseguire. Nel finale si rianima, trovando anche il sostegno di diversi compagni di squadra, fra cui Jasper Stuyven (6) e Giulio Ciccone (6), ma anche nella volata dei piazzati non riesce ad emergere, chiudendo settimo.

Biniam Girmay (Intermarché-Wanty), 6: Non correva da più di un mese, ma tutto sommato riesce a confezionare una prestazione positiva. Nella volata per i piazzamenti ci si poteva probabilmente aspettare qualcosa in più di un 14esimo posto, ma la condizione può solo migliorare, da qui in poi.

Maxim van Gils (Red Bull-Bora-hansgrohe), 6: Anche lui rientrava alle gare dopo un’assenza mediamente lunga e anche a lui, forse, è mancato qualcosa per provare ad andare oltre un piazzamento nella seconda pagina dell’ordine d’arrivo. La squadra ci ha provato, ma alla fine ha raccolto poco, data anche la caduta che ha condizionato probabilmente il rendimento nel finale di Laurence Pithie (5,5).

Jonathan Milan (Lidl-Trek), 5,5: Intorno a lui qualche aspettativa c’era, ma se il ritmo è così alto quando la strada sale gli tocca per forza pagare pegno. Le accelerazioni messe in atto da Pogačar sulla Cipressa lo tagliano fuori dalla corsa nel momento più importante e lui non riuscirà più a rientrare neppure nella lotta per i piazzamenti.

Matej Mohoric (Bahrain-Victorious), 5,5: Arrivava da un periodo di salute non brillantissimo e probabilmente ne ha pagato le conseguenze, con l’andare dei chilometri. Alla fine, non riesce a essere presente nei momenti importanti della corsa, con la squadra che si consola parzialmente con il piazzamento nei primi 10 di Fred Wright (6,5).

Tom Pidcock (Q36.5), 5,5: A sorpresa, è uno dei “grossi nomi” che paga di più i fuochi d’artificio che scoppiano sulla Cipressa. Rimane attardato e rientra, sul gruppo degli inseguitori, quando i giochi per la vittoria, a cui lui puntava, ormai sono fatti. Probabilmente deluso, non lotta neppure per il piazzamento sulla linea d’arrivo.

Jasper Philpsen (Alpecin-Deceuninck), sv: Ha voluto esserci, nonostante una caduta ad alta velocità patita giusto qualche giorno prima e che non poteva non produrre conseguenze sul fisico. Quando il ritmo si alza, si deve arrendere, ma potrà comunque festeggiare in serata, insieme al resto della squadra.

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