Pagelle Giro di Svizzera 2017: Sagan e la BMC pronti per il Tour, Degenkolb e GVA da rivedere

Simon Spilak (Katusha-Alpecin), 9: Nelle prime giornate mostra di stare bene, anche se non riesce a fare la differenza. Poi stravince la tappa decisiva aggredendo la salita e staccando tutti di prepotenza, ipotecando il successo finale. Un vantaggio incolmabile per i suoi avversari, amministrato in maniera intelligente nella cronometro conclusiva. Un bel successo che lo conferma come uno dei più forti corridori da una settimana in circolazione.

Peter Sagan (BORA – Hansgrohe), 8,5: Il Giro di Svizzera è terreno di conquista per lo slovacco che si conferma con due belle vittorie di tappa. In entrambe le occasioni la sua superiorità è disarmante e questo rappresenta un chiaro messaggio in ottica Tour de France. La gamba gira bene e sarà dura metterlo in difficoltà.

Damiano Caruso (BMC), 8,5: Non doveva esserci, poi la squadra lo designa capitano e si fa trovare pronto. A cronometro come in salita è sempre fra i migliori, sfiorando anche il successo di tappa. Nulla da fare contro Spilak nella giornata decisiva, ma ha corso bene anche in quella circostanza, dosando lo sforzo e le energie come poteva. Un corridore che sa essere affidabile anche in prima persona.

Rohan Dennis (BMC), 8,5: Aveva due occasioni per lasciare il segno e non se le lascia sfuggire. Costretto a rinunciare alle sue speranze al Giro d’Italia, a questo punto l’australiano punta alla partecipazione al Tour. Corridore sempre più completo, di certo non si può dire che non è in forma.

Steven Kruijswijk (LottoNL-Jumbo), 8: Dopo un Giro così dispendioso, soprattutto viste le condizioni precarie che lo hanno costretto al ritiro, una buona prestazione qui in Svizzera non era assolutamente scontata. Invece è sempre con i migliori quando conta, lottando con determinazione. Gli manca l’acuto che avrebbe potuto cambiare la corsa in suo favore, ma un terzo posto alla vigilia non era certo scontato.

Domenico Pozzovivo (Ag2r La Mondiale), 7,5: Pimpante sin dalla prima salita, sfrutta al meglio la condizione del Giro andando a conquistare una bella vittoria, che gli mancava davvero da troppo. Poi ne paga le conseguenze con una giornata no che gli fa perdere la maglia e lo catapulta fuori dal podio. Chiude con una buona crono, segno di una condizione ancora discreta.

Stefan Kung (BMC), 7,5: Se non fosse per il compagno Dennis, nella corsa di casa avrebbe ottenuto due vittorie oltre ad aver passato un giorno in più in maglia gialla. Con la vittoria al Romandia aveva già mostrato di essersi ripreso dopo un 2016 difficile e in questa settimana ha pienamente confermato la sua affidabilità, provando anche in alcune occasioni ad attaccare.

Rui Costa (UAE Team Emirates), 7: Il quinto posto finale non è un risultato eccezionale per un corridore che questa corsa l’ha già vinta tre volte, ma anche lui arrivava da un Giro molto faticoso e non era assolutamente facile riuscire a mantenere la gamba. Ha il merito di provarci più volte e di non arrendersi, riuscendo così a recuperare posizioni con il passare dei giorni.

Ion Izagirre (Bahrain-Merida), 7: Parte male, ma finisce con una forma in crescendo, incoraggiante per quel che verrà. Al primo arrivo in salita esce di classifica, riuscendo comunque a rifarsi nelle frazioni successive, nelle quali appare tra i più pimpanti. Prestazioni rassicuranti arrivano in salita e contro il tempo, dove concretizza la sua rimonta recuperando due posizioni.

Matteo Trentin (Quick-Step Floors), 7: Con Sagan e Matthews non era facile, ma lui non rinuncia a lottare ottenendo numerosi piazzamenti nelle volate. È in crescita di condizione e può iniziare a guardare ai prossimi appuntamenti con fiducia. Il tricolore potrebbe essere un obiettivo, prima di focalizzarsi sul Tour de France, nel quale già due volte è andato a segno.

Marc Soler (Movistar), 7: Ancora una conferma da parte del giovane spagnolo, che in questa stagione sta dimostrando davvero una crescita importante, giocandosela più volte con corridori di alto livello. Importante, in ottica futura, anche la sua buona prestazione a cronometro nell’ultimo giorno, che ne fa davvero uno dei prospetti più interessanti.

Valerio Conti (UAE Team Emirates), 7: Classe 1993, il corridore romano ha ancora qualcosa da dire dopo un ottimo Giro e anche in Svizzera vuole farsi notare. Con il passare dei giorni la fatica si fa ovviamente sentire, ma ne ha ancora per chiudere con una buona cronometro, forse la migliore della sua carriera sinora. 12° nella generale finale, può essere decisamente più di un gregario.

Philippe Gilbert (Quick-Step Floors), 7: Non c’erano molte occasioni per lui, ma appena gli capita non se la lascia sfuggire. La forma non è ovviamente quella con cui ha impressionato questa primavera, eppure trova il modo di farsi vedere con una bella vittoria di tappa, a conferma di una ritrovata voglia e motivazione di continuare a vincere e stupire.

Larry Warbasse (Aqua Blue Sport), 7: Prima vittoria da professionista per lui e per la Aqua Blue Sport, che onora al meglio la WildCard ricevuta anche con la maglia degli scalatori conquistata dal generoso Lasse Norman Hansen (voto 7). Per un corridore che aveva anche rischiato di restare a piedi, un bel modo di rifarsi, sognando di poter tornare a questi livelli, a cui ha mostrato di poter appartenere.

Mathias Frank (Ag2r La Mondiale), 6,5: Il titolo di miglior svizzero è soprattutto aneddotico. Il settimo posto già assume un valore più probante, soprattutto se si calcola che spesso ha comunque lavorato al servizio di Pozzovivo. D’altro canto, forse ci si poteva aspettare qualcosina in più.

Mikel Nieve (Sky), 6,5: Ancora una volta l’esperto corridore basco si fa trovare pronto dalla sua squadra. Scalatore affidabile e regolare, coglie un buon piazzamento finale, rispondendo presente a chi gli chiedeva di dimostrare qualcosa in vista del Tour de France.

Pello Bilbao (Astana), 6,5: In un periodo davvero sfortunato per la Astana, lo spagnolo cerca di salvare il salvabile ottenendo un discreto piazzamento finale. Lontano dai primi, ma da premiare comunque la tenacia e la costanza di un corridore che era partito per fare il gregario e strada facendo si è trovato altri incarichi.

Patrick Bevin (Cannondale-Drapac), 6,5: In nove tappe il neozelandese ne chiude una sul podio, due nei primi cinque e quattro nei primi dieci, provando a farsi notare in volata, da finisseur e a cronometro. Missione compiuta.

Michael Albasini (Orica-Scott), 6,5: Quando si corre in Svizzera bisogna sempre fare i conti con lui, praticamente su ogni terreno. Anche stavolta il 36enne della squadra australiana ci prova in più di un’occasione, dando del filo da torcere a tutti. A Cevio ci vuole un Sagan strepitoso per togliergli il successo.

Tao Geoghegan Hart (Sky), 6,5: Classe 1995, il gioiellino britannico si fa notare in salita, resistendo a lungo assieme ai migliori. Alla fine perde qualche posizione, ma conferma il buon risultato già ottenuto al Giro di California anche in Europa, in una delle corse storiche più importanti. Con Nieve da supportare, il bilancio è decisamente positivo.

Niccolò Bonifazio (Bahrain-Merida), 6: Arriva in Svizzera con buone ambizioni, reduce da un buon podio a Gippingen, tradizionale corsa introduttiva alla corsa WorldTour. Trova qualche buon piazzamento, che confermano la possibilità di giocarsela un giorno con i big, ma il momento non sembra ancora venuto. Classe 1993, continua comunque un importante apprendistato contro l’élite del ciclismo mondiale, assolutamente senza sfigurare, anzi.

Victor de la Parte (Movistar), 6: Alla prima stagione nel ciclismo che conta, questo trentenne dal percorso atipico dimostra una buona solidità e affidabilità su tutti i terreni. Utile nelle dinamiche di squadra, dopo aver fatto il suo lavoro per il capitano stringe i denti e raccoglie un discreto piazzamento finale.

Jan Bakelants (Ag2r La Mondiale), 6: Ancora una volta è tra i corridori più grintosi, che non hanno paura di attaccare da lontano. Che sia nelle frazioni miste o nelle grandi salite, il belga ci prova e si fa vedere in avanscoperta, dimostrandosi anche un elemento molto prezioso nelle tattiche di squadra.

Sacha Modolo (UAE Team Emirates), 6: Arrivato sulle ali del successo a Gippingen, il corridore trevigiano fa fatica a trovare lo spazio. Nella penultima giornata fa tutto benissimo, solo che incappa in Peter Sagan, che lo costringe al secondo posto. Un secondo posto dietro al campione del mondo vale come una vittoria? No, soprattutto quando ne hai già ottenuti tanti, ma dimostra ancora una volta che se la può giocare con i migliori.

Greg Van Avermaet (BMC), 5,5: Reduce dai successi al Giro del Lussemburgo, vive una settimana complessivamente anonima, malgrado ci fossero frazioni adatte alle sue caratteristiche. I chilometri messi nelle gambe potrebbero essere comunque importanti in chiave Tour de France, anche in quest’ottica i suoi tentativi, seppur infruttuosi, di attaccare vanno comunque visti come segnali utili.

Jan Hirt (CCC Sprandi Polkowice), 5,5: Dopo un Giro d’Italia in crescendo forse ci si poteva aspettare qualcosa in più dal corridore ceco, che invece si vede poco. Anche stavolta viene fuori alla distanza, con un buon piazzamento nell’ultima tappa di montagna, ma è troppo tardi e non basta. Comunque, ne conferma le indubbie qualità in salita.

Lilian Calmejane (Direct Energie), 5,5: Autore di un’ottima primavera, tra i corridori più vincenti a livello continental, il francese era atteso ad una prova importante, anche in vista del Tour de France. Invece si vede ben poco, con qualche azione abbastanza velleitaria e poco convinta che soprattutto ne ha mostrato la grinta, ma anche la condizione ancora precaria.

Merhawi Kudus (Dimension Data), 5,5: Le aspettative sul 23enne eritreo sono molte e in questa settimana aveva modo di esprimersi, guidando la squadra in un percorso tutto sommato abbastanza adatto alle sue caratteristiche. Qualcosa non va esattamente come sperato e lotta per le posizioni di rincalzo, senza avere mai realmente modo di farsi notare.

John Degenkolb (Trek-Segafredo), 5: Un paio di piazzamenti non bastano a salvare la sua trasferta. Sempre battuto dai suoi avversari diretti, anche piuttosto nettamente, ha ancora molto da fare per essere nella forma necessaria al Tour de France.

Tim Wellens (Lotto Soudal), 5: La grinta non manca mai, la generosità neanche, ma quando le gambe non ci sono c’è poco da fare. Anzi, forse sarebbe meglio cercare di correre in maniera un po’ più oculata e gestire meglio il proprio sforzo per cercare di ottimizzare.

Arthur Vichot (FDJ), 5: La sua maglia tricolore si vede spesso, ma sempre in seconda fila, ad inseguire. Ha la voglia di fare, le idee giuste al momento giusto per provare qualcosa, ma la gamba non c’era.

Miguel Angel Lopez (Astana), sv: La mala sorte sembra non voler abbandonare la carriera di questo ragazzo. Al rientro dopo un lunghissimo periodo di stop, finisce nuovamente a terra trovandosi costretto al ritiro. Con l’auspicio che possa riprendersi al più presto, la speranza è che possa vivere un periodo senza problemi fisici, per far vedere al mondo tutto il suo valore.

Sebastien Reichenbach (FDJ), sv: Uno degli uomini più attesi in partenza, è costretto ad abbandonare nel giorno del primo arrivo in salita per problemi fisici. Occasione persa per un corridore solitamente dedito al lavoro per i compagni di squadra.

Jarlinson Pantano (Trek-Segafredo), sv: Arriva alla corsa già con un problema gastrointestinale che lo debilita. Prova a stringere i denti, cercando anche di rendersi utile alla squadra, ma con il passare dei giorni la situazione non migliora ed è costretto ad alzare bandiera bianca. Poteva essere una buona occasione per testarsi in prima persona, invece a questo punto anche la preparazione per il Tour subisce una discreta battuta di arresto.

Tom Dumoulin (Team Sunweb), sv: Il Giro d’Italia ti logora fisicamente e mentalmente, specialmente quando sei in lotta per il successo. Il neerlandese ci riprova in Svizzera, ma fin dalle prime battute è apparso scarico e il ritiro è stato una conseguenza. Difficile trovar critiche dopo quanto di buono fatto nel mese di maggio.

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