Bilancio Squadre 2025: Visma | Lease a Bike – Il capolavoro di Simon Yates e la puntualità di Jonas Vingegaard valgono due Grandi Giri – E per il futuro c’è il fenomenale Matthew Brennan

Quando c’è Tadej Pogačar, spesso le altre cose passano in secondo piano. È quello che potrebbe capitare se si guarda alla Visma | Lease a Bike di queste stagioni, che viene percepita come meno dominante rispetto al recente passato, ma che, nel solo 2025, è stata capace di vincere due Grandi Giri, con due corridori diversi, e di salire sul podio della restante corsa a tappe di tre settimane. In tutto, le vittorie sono state 40, numero tutt’altro che trascurabile, a fronte di una presenza costante nel cuore delle corse più importanti dell’anno. Qualche corridore è rimasto sotto traccia rispetto a quello che ci si poteva attendere e sembra esserci in corso un processo di ridimensionamento, ma nell’organico della squadra diretta da Richard Plugge c’è ancora il talento necessario per rimanere ai vertici della scena mondiale.

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Quello che doveva fare, Jonas Vingegaard l’ha fatto. Il danese non si è sottratto alla sfida con l’ormai consueto rivale, Tadej Pogačar, e ha cercato di tenere il Tour de France aperto il più possibile. Lo sloveno ha avuto nettamente la meglio, ma Vingo ha combattuto fino alla fine, salendo per la terza volta sul secondo gradino del podio e portando a cinque la serie di podi consecutivi alla Grande Boucle. Poi, è stato tempo di Vuelta a España, che il corridore nordico ha gestito con puntiglio e attenzione, tenendosi dietro la voglia di emergere di Joâo Almeida e conquistando così, oltre a tre vittorie di tappa, il terzo Grande Giro della carriera (settimo podio complessivo). Nell’arco della stagione ci sono stati anche la vittoria della Volta ao Algarve, al termine di un altro duello con Almeida, e il secondo posto al  Giro del Delfinato, alle spalle del “solito” vincitore. L’unica vera “stecca” è arrivata agli Europei nel Drôme-Ardèche: la Danimarca puntava molto su di lui per potersi giocare quantomeno una medaglia, ma quel giorno le cose proprio non hanno funzionato.

È andato forse anche oltre le aspettative Simon Yates, che ha portato in dote alla sua nuova squadra la vittoria in un Grande Giro. L’inglese ha trionfato sulle strade d’Italia, firmando un capolavoro sulle salite che lo avevano invece respinto ben sette anni prima. A 33 anni, allora non ancora compiuti, il gemello in giallonero ha conquistato il secondo grande alloro della sua carriera, dimostrando intelligenza tattica, capacità di gestione delle situazioni difficili, e, soprattutto, una gran gamba nel momento del bisogno. Il suo cambio di colori, che inizialmente aveva soprattutto uno scopo di supporto, almeno per le strategie di squadra, ha quindi dato ampiamente i suoi frutti, considerando anche la vittoria di tappa arrivata qualche mese dopo sulle strade del Tour de France.

Vingegaard e Yates non sono certo sorprese, mentre Matthew Brennan lo è, eccome. Che il classe 2005 inglese avesse talento si sapeva, ma il suo impatto sulla scena professionistica è stato devastante. Velocista sì, ma non solo, ha chiuso la stagione con 12 vittorie, fra cui la classifica generale del Giro di Norvegia (con due tappe), due tappe anche alla Volta Catalunya e al Giro di Germania, oltre ai singoli successi a Giro di Romandia, Giro di Polonia e Tour of Britain. Il britannico è sembrato a suo agio anche su pavé e simili, lasciando intravedere un futuro da corridore completo e capace di vincere in tanti modi diversi. La squadra ci spera.

La squadra ha invece deciso di non sperare più su Olav Kooij, che ha accettato la corte di quella che diventerà Decathlon CMA CGM. Il corridore neerlandese ha comunque reso molto, come già aveva fatto nelle stagioni passate, mettendo insieme ben undici vittorie tra le quali spiccano chiaramente le due ottenute al Giro d’Italia negli arrivi di Viadana e Roma. A queste si aggiungono i successi di tappa in altre corse WorldTour come Tirreno-Adriatico, Giro di Polonia e Renewi Tour, oltre a diversi piazzamenti anche nelle corse di giorno, con il secondo posto alla Kuurne – Bruxelles – Kuurne e ai Campionati Nazionali, il terzo alla Bretagne Classic e l’ottavo alla Milano-Sanremo.

Solita solida stagione per Tiesj Benoot, mai vincente ma piazzato molto spesso e, soprattutto, sempre pronto a mettersi a disposizione dei compagni di squadra. Il belga, anche lui in uscita in direzione Decathlon CMA CGM, è stato uno dei più continui della squadra per quanto riguarda le corse di un giorno, cogliendo la top-10 in gare tra loro molto diverse come Dwars door Vlaanderen, Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race, Clasica San Sebastian e GP de Montréal e la top-10 a E3 Saxo Classic, Gand-Wevelgem, Freccia del Brabante, Freccia Vallone, Liegi-Bastogne-Liegi e GP de Québec, mostrando quindi grande versatilità. È stata invece molto più complicata l’annata per un altro corridore da classiche del team, Christophe Laporte, out fino a metà agosto a causa di un Citomegalovirus. Nonostante questo, nei soli 20 giorni di gara messi assieme l’ex campione europeo è riuscito a cogliere la terza piazza alla Binche-Vhimay-Binche, la seconda alla Parigi-Tours e a vincere il Tour of Holland, dimostrando quindi che, quando sta bene, può ancora dire la sua.

Cian Uijtdebroeks è tornato a vedere la luce in fondo al tunnel durante questo 2025. Tormentato da problemi fisici nella seconda parte della scorsa stagione, il 22enne sembrava essersi messo alle spalle il periodo difficile iniziando l’anno con un positivo quinto posto al Tour of Oman, ma in seguito i problemi sono tornati a farsi sentire e, alla fine, è stato necessario uno stop di più di tre mesi per sistemare ciò che non andava. Rientrato ad agosto, il belga ha subito colto un bel piazzamento con il nono posto alla Clasica San Sebastian e ha poi trovato le prime vittorie tra professionista conquistando una tappa e la classifica finale del Tour de l’Ain. Dopo un secondo posto al Czech Tour e un quinto al Giro di Slovacchia, per lui è arrivata anche la convocazione con la nazionale per i Mondiali di Kigali, mentre nel finale di stagione si segnalano l’ottavo posto al Giro dell’Emilia, il decimo a Il Lombardia e il sesto al Tour of Guangxi. È ovvio che, visto il talento mostrato nelle categorie giovanili, i risultati non sono ancora quelli che ci si potrebbe aspettare, ma il fatto di essere tornato quantomeno competitivo è sicuramente una buona notizia. Ora lo attende una nuova avventura con la maglia della Movistar, dove confermare i progressi fatti: a 22 anni, ha ancora molto tempo davanti a sé.

Come spesso gli capita, un discorso a parte lo merita Wout Van Aert. Il campione belga ha avuto una primavera dal rendimento molto costante, in cui però ha fatto fatica a tenere il passo dei due fenomeni, Tadej Pogačar e Mathieu van der Poel, in quel momento decisamente più brillanti. I risultati non sono mancati e avrebbero potuto anche essere migliori se lui, e la squadra intera, non avessero gestito maluccio (eufemismo) il finale della Dwars door Vlaanderen, praticamente consegnata a Neilson Powless, nonostante la multipla superiorità numerica maturata nel finale. WVA è poi venuto al Giro d’Italia: non era probabilmente la sua miglior versione di sé, ma è arrivato un successo di tappa nella già amata Siena e, soprattutto, è arrivato l’importantissimo contributo nella giornata da sogno Rosa del compagno di squadra Simon Yates. È stato poi tempo di Tour de France, altro contesto in cui Van Aert non è parso al massimo delle sue possibilità; la sua partecipazione ha preso però tutta un’altra piega con la memorabile vittoria dell’ultima tappa, sul circuito “olimpico”, riuscendo a staccare nientemeno che Pogačar nel finale. Insomma, i grandi momenti non sono mancati, ma su di lui grava sempre quell’impressione che ottenga meno di quel che potrebbe.

Passando a nomi meno altisonanti, qualche bel successo è arrivato anche per Ben Tulett, che si è imposto nella classifica generale della Settimana Coppi e Bartali, dove ha anche vinto a Brisighella. Il britannico si è ben comportato anche al Delfinato, con due top ten di tappa, e al Tour de l’Ain, mancando solo l’acuto in una Vuelta comunque passata a servizio del proprio capitano. Le classiche italiane confermano che il classe 2001 può puntare a qualche bella corsa da un giorno in futuro: 2° alla Milano-Torino dietro al solo Del Toro, 6° all’Emilia, 14° al Lombardia, sta migliorando a vista d’occhio anche quando l’asticella si alza.

Come ogni anno, i risultati dei capitani nei Grand Tour sono arrivati anche grazie al grande lavoro dei gregari. In salita, vanno menzionati almeno il solito Sepp Kuss (affidabile in Tour e Vuelta, quest’ultima chiusa in settima posizione), Wilco Kelderman (anche secondo a Castelraimondo durante il Giro) e Steven Kruijswijk, tre corridori di grandissima esperienza che si sono sacrificati affinché Simon Yates prima e Jonas Vingegaard poi raggiungessero i risultati più importanti nelle corse da tre settimane.

È mancata la vittoria, d’accordo, ma Victor Campenaerts ha mostrato una volta di più come si possa ambire a qualche risultato personale pur lavorando da gregario per buona parte dell’anno. Il belga, sempre pronto a mettersi al servizio di Jonas Vingegaard a Tour e Vuelta, va vicino al colpo grosso nelle uniche due occasioni che gli vengono concesse, finendo secondo a Carcassonne nella Grande Boucle e quarto a Los Corrales de Buelna nel Grand Tour spagnolo. Per essere sicuri di raccogliere di più bisognerebbe avere più spazio, una garanzia che questa squadra non gli può dare.

Tutto sommato, può essere considerata buona anche la stagione di Edoardo Affini. Il mantovano ha corso le cronometro di questo 2025 con la maglia di campione europeo conquistata l’anno scorso. Se è vero che non sono arrivati successi, i piazzamenti raccolti nelle prove contro il tempo di Giro d’Italia (4° a Tirana, 5° a Pisa) e Tour de France (3° a Caen) certificano che il classe ’96 rimane uno dei cronoman più affidabili al mondo. Per il resto propone il solito, instancabile lavoro in testa al gruppo. Chiedergli di più sarebbe francamente troppo.

Nell’ambito dei gregari, merita una citazione speciale Bert Lemmen, che insieme al suo grande lavoro ha più volte sfiorato la sua prima vittoria da professionista, con un terzo posto nella prima tappa del Giro di Svizzera e un secondo nella frazione conclusiva del Giro di Slovacchia, dove ha chiuso secondo anche in classifica generale. Hanno terminato la carriera con un’altra annata a buon livello Tosh van der Sande, uomo affidabile quando bisogna tenere al coperto i leader, e Daniel McLay, che è riuscito ad aggiungere un paio di piazzamenti in volata al solito encomiabile contributo per i compagni in pianura.

Tra i giovani, prosegue la crescita di Thomas Gloag, in grado di raccogliere diversi piazzamenti nelle corse a tappe: ottavo al Down Under (con due top ten di tappa), terzo al Giro di Slovacchia, secondo in una tappa al Tour of Britain. Forse avrebbe meritato una chance in un Grand Tour, che la squadra ha scelto di non dargli. Chissà che non ci sia anche questo dietro la scelta di approdare in Pinarello-Q36.5 l’anno prossimo. Sembra aver mostrato una buona parte del suo potenziale Jørgen Nordhagen, che dopo aver vinto la tappa di Pinerolo al Giro NextGen (chiuso quarto in classifica generale) si è piazzato più volte anche tra i professionisti, fino all’ottimo quinto posto al Tour of Guangxi, suo miglior risultato World Tour finora. Quando il norvegese, insieme allo sviluppo atletico, sistemerà le lacune tattiche derivanti dall’aver praticato un altro sport fino a poco tempo fa, potrebbe anche essere uno dei più forti in gruppo.

+++ Jonas Vingegaard
++ Simon Yates
+ Matthew Brennan

FLOP

Probabilmente i tanti incidenti degli ultimi anni hanno lasciato il segno, ma resta il fatto che Dylan Van Baarle ha trascorso un’altra stagione avara di soddisfazioni. Il neerlandese, che è stato uno dei migliori interpreti delle Classiche nel corso della sua carriera, non è mai riuscito a trovare il colpo di pedale giusto, lasciando così la squadra con una freccia in meno in un settore in cui non sono arrivati i risultati cui ci si era abituati in passato. Ora per lui inizia una nuova avventura, con la maglia della Soudal Quick-Step.

Anche Attila Valter non ha dato il contributo che ci si poteva attendere. L’ungherese è andato progressivamente sparendo dal cuore delle corse affrontate, non riuscendo a tornare sui notevoli livelli accarezzati in passato. Nella sua annata non ci sono sussulti particolari e così il commiato della squadra neerlandese non sarà indimenticabile; il magiaro cercherà infatti di rilanciare la sua carriera con la maglia della Bahrain Victorious.

La sua annata non è stata del tutto negativa, ma rispetto allo scorso anno è mancato qualcosa a Matteo Jorgenson. A inizio stagione lo statunitense ha concesso il bis nella classifica finale della Parigi-Nizza, anche quest’anno senza vincere tappe, ma poi non è riuscito a essere particolarmente protagonista durante le classiche (al di là del quarto posto nella disastrosa, per il risultato, Dwars door Vlaanderen), e anche in seguito, messe da parte le aspirazioni personali per fare da supporto a Vingegaard a Tour e Vuelta, non è sempre stato in grado di dare il suo contributo alla causa, pur riuscendo a concludere il GT spagnolo al decimo posto e il Giro del Delfinato al sesto.

Prima stagione con la maglia giallo-nera per lo più sfortunata per Axel Zingle, che era atteso dal salto di qualità dopo aver fatto vedere belle cose durante il periodo con la Cofidis. Il transalpino è stato vittima di più infortuni nel corso dell’anno che lo hanno spesso costretto a ripartire da zero e per questo non sono arrivati molti risultati, ma il 26enne è comunque riuscito ad alzare le braccia al cielo nella prima tappa della 4 Giorni di Dunkerque e ad ottenere un altro paio di piazzamenti. La speranza per lui e per la squadra e che possa lasciarsi alle spalle la sfortuna nel 2026.

Non ha brillato nel suo primo anno da professionista Niklas Behrens, che si presentava con credenziali importanti dopo la vittoria ai mondiali under 23 dell’anno scorso. Il tedesco sfrutta il primo anno per fare qualche piazzamento qua e là, ma non coglie le occasioni (per la verità poche) per fare risultato, come al Giro di Slovacchia. Come lui, anche Tijmen Graat e Menno Huising hanno raccolto poco o nulla: per il norvegesem le top ten nella classifica generale di Czech Tour e Giro di Slovacchia non sono nulla che non avesse già mostrato da Under. Il neerlandese, invece, ha avuto la classica stagione di adattamento e nulla di più. Tempo al tempo, comunque, per ognuno di loro.

Sono restati nell’anonimato altri corridori come Loe van Belle Per Strand Hagens, che hanno già superato lo scotto del primo anno da professionisti ma non sono stati in grado di lasciare il segno. Non sembra aver convinto neanche l’esperto Julien Vermote, gregario affidabile che però a 36 anni è tuttora alla ricerca di una nuova sistemazione. Per tutti loro vale l’attenuante di aver avuto pochissime possibilità di mettersi in mostra, ma i controesempi in squadra non mancano.

– Matteo Jorgenson
— Attila Valter
— Dylan Van Baarle

Classifica UCI

La Visma | Lease a Bike chiude di nuovo al secondo posto della classifica mondiale, alle spalle dell’imprendibile UAE Emirates XRG. La formazione neerlandese ha visto aumentare di circa 2000 punti il suo fatturato rispetto a quello del 2024, ma ha finito per essere quasi “doppiata” dalla rivale emiratina. Contenuto, invece, il tentativo di sorpasso messo in atto dalla Lidl-Trek, arrivata comunque abbastanza vicina ai gialloneri. Di seguito i 20 corridori che hanno contributo a formare il punteggio totale nella stagione 2025.

CORRIDORE NAZIONE PUNTI
VINGEGAARD HANSEN Jonas
DEN
5944.14
VAN AERT Wout
BEL
2908
KOOIJ Olav
NED
2123
YATES Simon Philip
GBR
1993
JORGENSON Matteo
USA
1962.14
BRENNAN Matthew
GBR
1507
BENOOT Tiesj
BEL
1295
TULETT Ben
GBR
990.57
KUSS Sepp
USA
861.57
UIJTDEBROEKS Cian
BEL
809
NORDHAGEN Jørgen
NOR
402
LAPORTE Christophe
FRA
369
CAMPENAERTS Victor
BEL
326.47
GLOAG Thomas
GBR
275
AFFINI Edoardo
ITA
258.57
KELDERMAN Wilco
NED
211.57
LEMMEN Bart
NED
193.57
VALTER Attila
HUN
175
VAN BAARLE Dylan
NED
140.57
ZINGLE Axel
FRA
131.57

Miglior Momento

Impossibile non tornare con la mente a quel sabato di maggio, quando Simon Yates ha ribaltato il Giro d’Italia e il suo stesso destino. Sfruttando nel miglior modo possibile una situazione bloccata, l’inglese è volato via sul Colle del Finestre, quella stessa salita che lo aveva visto rotolare lontano dalla gloria nel 2018, ed è andato a prendersi la Maglia Rosa all’ultima occasione possibile. Per la squadra quella fu una giornata perfetta, con il gemello in giallonero che lungo la strada del suo attacco trova nientemeno che Wout van Aert: il belga si mette l’inglese in “tasca” e lo trascina fino ai piedi dell’ultima salita, mentre dietro i rivali per il Trofeo senza Fine non trovano né gambe né accordo. È un trionfo, il più bello e intenso della carriera del corridore britannico.

Bilancio Visma|Lease a Bike 2025

Volate - 8.6
Classiche - 6.7
Grandi Giri - 9.2

8.2

Una stagione in cui si portano a casa ben due Grandi Giri non può che essere enormemente positiva. La sfida per il trono mondiale a squadre non è stata molto accesa, più che altro perché la "classe media" giallonera non ha tenuto il passo dei pari ruolo della UAE, ma successi di peso ne sono arrivati, e anche tanti, considerando anche che alcuni corridori di primo piano hanno dovuto fare i conti con qualche problema fisico. ll futuro sembra passare da un ridimensionamento economico, ma Van Aert, Vingegaard e Brennan garantiscono un'invidiabile continuità.

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