Q36.5 Pro Cycling, Tom Devriendt annuncia il ritiro a causa del morbo di Crohn: “Per 8 mesi sono dovuto andare in bagno giorno e notte, 10-12 volte al giorno”

Tom Devriendt costretto ad appendere la bici al chiodo. Il 33enne belga, grande rivelazione della Parigi-Roubaix 2022, che chiuse al quarto posto alla spalle di corridori come Dylan Van Baarle, Wout Van Aert e Stefan Küng dopo essere andato all’attacco da lontano, deve infatti chiudere qua la carriera a causa del morbo di Crohn (una malattia infiammatoria del tratto intestinale), che soprattutto quest’anno gli ha praticamente impedito di correre, consentendogli di mettere assieme solo otto giorni di gara. Vincitore della Omloop van het Houtland 2017 e di una tappa al Giro d’Austria 2019, Devriendt si ritira dopo dieci stagioni tra i professionisti, otto delle quali nella struttura della Intermarché e le ultime due alla Q36.5 Pro Cycling.

Il classe 1991 ha raccontato a Sporza il calvario vissuto negli ultimi due anni, che l’ha portato a optare per il ritiro dall’attività: “Nell’inverno precedente alla stagione 2023, improvvisamente ho perso molto peso. La mia percentuale di grasso era scesa al 4%“. Le prime difficoltà sono poi arrivate nelle prime gare stagionali con la Q36.5: “È stato durante la Volta Valenciana. C’erano 17 gradi e avevo bisogno di uno scaldacollo perché avevo freddo. Strano, perché come corridore da classiche sono sempre riuscito a sopportare bene il freddo”.

“Dopo la Volta Valenciana ero estremamente stanco e non ho più raggiunto il mio livello – ha proseguito il belga – Sono tornato a casa dopo l’Amstel Gold Race e mi sono messo subito a letto per iniziare il mio periodo di riposo. A quel punto sono iniziati i problemi intestinali. Per otto mesi sono dovuto andare in bagno giorno e notte, dalle 10 alle 12 volte al giorno“.

Dopo vari esami, all’inizio di quest’anno è emerso che il 33enne soffre del morbo di Crohn, per il quale ha preso alcuni farmaci che inizialmente lo hanno fatto stare meglio. Ma in primavera le cose sono tornate a peggiorare: “Dopo il GP Monseré (3 marzo, ndr), sono stato a letto ininterrottamente per 12 giorni. Non riuscivo più a fare nulla. La squadra voleva ancora che corressi il Giro delle Fiandre. Ho smesso di allenarmi tre giorni prima del Fiandre perché temevo che altrimenti non sarei arrivato al traguardo di Oudenaarde“.

Nonostante questo, al traguardo non ci è comunque arrivato: “Ho corso tutto il giorno nelle ultime tre posizioni. Alla fine sono sceso di bici durante un passaggio a Oudenaarde. Nel pullman della squadra ho pregato lo staff di non selezionarmi per la Parigi-Roubaix. Ero completamente esausto e svuotato, tutto il mio corpo era fuori equilibrio. Non riesco a esprimere a parole questa sensazione, era come se la mia anima stesse lasciando il mio corpo. Tornando a casa dopo il Fiandre mi sono seduto in macchina con gli occhi chiusi per un po’. Avevo paura di non riuscire a tornare a casa“.

È poi seguito un lungo periodo di riposo e recupero, al termine del quale Devriendt è tornato in gara alla Druivenkoers – Overijse di fine agosto: “L’intenzione era di correre altre tre gare dopo quella. Ma ho dovuto saltarle ogni volta”. A quel punto, il belga ha deciso di scendere definitivamente di bici: “Anche se la mia squadra mi avesse offerto un altro contratto, l’avrei rifiutato. Non riuscivo davvero più a fare nulla. In allenamento non riuscivo nemmeno a tenere il passo dei miei compagni Gerben Thijssen e Xandro Meurisse”.

“Molti corridori hanno detto che sarebbe stato difficile smettere di correre – ha aggiunto il classe 1991 – Ma per me è davvero una liberazione. Ho sfruttato al massimo la mia carriera con due vittorie e alcuni bei piazzamenti. La maggior parte delle persone considererà il 4° posto alla Parigi-Roubaix il momento più importante. Ma personalmente, trovo una sconfitta il fatto di aver mancato il podio a causa di un errore in volata. Anche se non mi ci soffermo troppo”.

Da quando non pedala più, la salute di Devriendt è fortunatamente migliorata: “Probabilmente perché non faccio più quegli sforzi estremi e perché lo stress è scomparso. Il mio corpo ha già potuto recuperare un po’. Cosa mi riserva il futuro? Penso che ora devo trovare una sistemazione con un lavoro vicino a casa. Sono ancora giovane, la vita deve ancora iniziare“.

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