Israel-PremierTech, il pioniere israeliano Guy Sagiv annuncia il ritiro: “Orglioso del mio percorso, anche se mi resta un senso di incompiuto”

Guy Sagiv non sarà in gruppo il prossimo anno. Membro storico della Israel – Premier Tech, con la quale ha corso per dieci stagioni avendo iniziato la sua carriera nel 2015, per la prima stagione di quella che all’epoca si chiamava Cycling Academy Team e militava nella categoria continental, il 29enne di Namur era l’ultimo corridore rimasto in organico di quella squadra di cui ha poi fatto la storia. Il momento chiave della sua carriera è il 2018, quando prese il via del Giro d’Italia, che peraltro partiva proprio da Gerusalemme, ma ancor di più quando riuscì a portarlo a termine, diventando il primo israeliano a riuscire nell’impresa.

“La verità è che i numeri puri non mi hanno mai impressionato – commenta –  Ciò che ricorderò di più è l’aver infranto il soffitto di cristallo, non solo per me, ma anche per gli israeliani che mi hanno seguito e per i giovani corridori che bussano alla porta del ciclismo professionistico. Ho dimostrato loro che il loro sogno è assolutamente realizzabile. In questo senso, sono molto orgoglioso di ciò che ho realizzato: non solo l’indimenticabile Giro, ma anche gli anni di carriera e la partecipazione alle gare più prestigiose del mondo”.

Gregario modello e negli anni fonte d’ispirazione e consigli per i suoi giovani connazionali, successivamente ha partecipato solamente ad un altro grande giro, sempre la Corsa Rosa, rimanendo comunque un punto di riferimento assoluto nel suo paese, dove ha conquistato un totale di cinque titoli nazionali (tre in linea e due a crono) e ispirando molti giovani a prendere questa strada.

“Sono molto orgoglioso del mio percorso, naturalmente – prosegue – Ma se ho un rimpianto è quello di non aver ottenuto più vittorie individuali oltre ai campionati israeliani. La frustrazione deriva dalla mia convinzione di avere il potenziale per vincere in modo costante, ma non è stato pienamente realizzato. Perché? Forse sono stato gettato nella mischia troppo in fretta. Quanto fatto al Giro ha convinto la squadra che il mio ruolo doveva essere quello di gregario, un lavoratore per i capitani. Da un lato ha funzionato, ma dall’altro ho perso l’occasione di diventare un corridore da classiche veloci. Avevo la possibilità di farlo. Ma non mi lamento, anzi, la squadra mi ha dato tutto e io ho dato il massimo”.

Il 29enne non nasconde che avrebbe voluto correre ancora, ma non ha trovato spazio in una squadra che comunque è pronta ad accoglierlo in altre vesti: “Volevo continuare almeno per un’altra stagione. Alla fine non è stato possibile con la squadra e mi ha lasciato un po’ una sensazione di incompiutezza. Sono ancora giovane. Ma ho fatto un percorso straordinario. La squadra mi ha offerto un ruolo nello staff e sono aperto a questa possibilità. Credo di poter lavorare con i giovani corridori per aiutarli ad adattarsi al mondo del professionismo. Ho fiducia nei nostri giovani israeliani”.

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