CicloMercato 2025, Marc Madiot si esprime sul caso Van Gils: “Assomigliamo sempre di più al calcio, e questo non va bene”

Marc Madiot denuncia il ciclismo a due velocità in relazione alla vicenda di CicloMercato che vede Maxim Van Gils protagonista. Negli ultimi giorni, la rottura in corso tra il corridore e la Lotto Dstny ha fatto scalpore e sta facendo molto parlare in gruppo. Il caso del corridore fiammingo, che vuole rompere il suo contratto con la squadra che lo ha lanciato, conferma che quanto si pensava nelle passate stagioni riguardo dei contratti sostanzialmente blindati rischia di diventare un lontano ricordo. Questo è dovuto alla crescente importanza degli agenti nel ciclismo, alla ovvia onnipresenza della dimensione finanziaria ma anche, e soprattutto, al modello economico dello sport del ciclismo, che sta cambiando, con molte squadre che stanno faticando mentre altre stanno accentrando sempre più soldi e potere nelle proprie mani.

Si discute per questo di tetto salariale (o radicalmente di budget), ma intanto le prime grandi conseguenze si vedono anche nelle difficoltà per alcune squadre di conservare i propri talenti nel momento in cui questi vogliono rompere il proprio contratto. I casi son sicuramente diversi, ma quanto sta succedendo tra Van Gils e la Lotto Dstny non manca di ricordare quanto successo lo scorso inverno con Cian Uijtdebroeks, che passò dalla Bora-hansgrohe alla Jumbo – Visma malgrado un contratto ancora in essere con i primi.

“Quello che sta accadendo con Maxim Van Gils non è di buon auspicio per il futuro – spiega intervistato da RTBF – L’arrivo di grandi strutture finanziarie non è positivo per i nostri rapporti con quelli che chiamerò gli sponsor tradizionali del ciclismo”. La preoccupazione del dirigente francese risiede nell’arrivo di questi grandi sponsor che possono offrire stipendi molto alti, creando uno squilibrio nel mercato rispetto a formazioni che non hanno lo stesso tipo di disponibilità.

“Ci sono nuovi grandi partner nel ciclismo, sponsor statali come gli Emirati Arabi Uniti, Astana e Bahrain. Non c’erano prima e potrebbero non esserci più dopodomani. D’altra parte, abbiamo un pool di sponsor che sono fedeli al ciclismo da diversi anni, come le lotterie belghe e francesi, Cofidis, Quick Step e altri. All’improvviso, da un giorno all’altro, queste strutture possono essere messe in discussione e la loro fedeltà minata, e questo è davvero poco salutare”, prosegue Marc Madiot, che sottolinea quindi come “molti valori vengono sacrificati in nome del denaro”.

“Dico spesso ai miei corridori che parto da questo principio: i nostri sponsor non sono obbligati ad avere una squadra di ciclismo – aggiunge – Il loro lavoro non è quello di avere una squadra di ciclismo. Quindi dobbiamo essere molto attenti a questo aspetto. Non ho nulla contro l’arrivo di grandi sponsor come Red Bull, UAE o Bahrain, ma dobbiamo comunque mettere un minimo di regolamentazione in tutto questo perché il giorno in cui questi grandi colossi se ne andranno, perché sono arrivati ma potrebbero anche andarsene di nuovo, cosa rimarrà? Cosa resterà?”

Il team manager della Groupama – FDJ spiega dunque che “il problema non è che ci sono troppi soldi, ma piuttosto che c’è uno squilibrio tra le squadre” perché “gli sponsor tradizionali cercano un ritorno sull’investimento rispetto all’importo impegnato”, cosa che le nazioni non fanno: “Accanto a loro ci sono persone con mezzi che cercano qualcos’altro, non un ritorno sull’investimento, ma di fare il botto, schiacciare il mercato, dominare finché ne hanno voglia e poi andarsene – precisa, chiosando che “dopo di loro, ci sarà un danno”.

Ed è qui che entra in gioco il paragone con un altro sport: “Perdere corridori fa parte della vita di una squadra. In questo momento è un po’ di moda in molte squadre. Ovviamente vorremmo tenere i nostri corridori, ma non è possibile. Ma in generale credo che stiamo diventando sempre più simili al calcio, senza avere i compensi (ndr. finanziari) del calcio. Non credo che questo sia molto salutare, né per la squadra né per il corridore. No, non va bene, non va bene”.

Tornando al caso specifico, capisce quanto possa essere dannoso per la formazione professional belga, in lotta per tornare nella massima divisione e che ovviamente faceva grande affidamento sul classe 1999: “La Lotto-Dstny ha bisogno di questo corridore e ha un contratto con lui. Mi metto nei loro panni: sono lì da decenni e hanno investito denaro, sono riusciti a  scoprire un buon corridore in Maxim Van Gils e da un giorno all’altro, per un motivo x o y, lui vuole andarsene. Questo atteggiamento mette a rischio tutto ciò che Lotto ha rappresentato nel ciclismo belga. Oggi è la Lotto, ma domani potrebbe essere la Quick Step o qualcun altro. Ci sono già passato. Ed è qualcosa di preoccupante”.

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