Pista, la Federazione Australiana critica il cambio di nazionalità di Matthew Richardson: “L’integrità, il rispetto e la fiducia sono elementi fondamentali per noi”

La Federazione Australiana ha preso provvedimenti contro il pistard Matthew Richardson per aver preso cittadinanza britannica. Il ciclista 25enne, impegnato in questi giorni alla UCI Track Champions League difendendo proprio i colori della Gran Bretagna, è accusato da AusCycling di aver avuto una condotta, prima e dopo le Olimpiadi di Parigi 2024, che secondo loro va in conflitto con i valori della nazionale australiana e con quelli della comunità ciclistica. In un comunicato stampa la Federazione ha spiegato punto per punto quanto emerso da un’indagine interna, evidenziando come il pistard classe 1999 aveva richiesto, con l’appoggio di British Cycling, che l’organismo mondiale del ciclismo, l’UCI, ritardasse la divulgazione ufficiale del suo cambio di nazionalità fino a dopo i Giochi Olimpici. Inoltre, prima dei Giochi Richardson avrebbe nascosto la notizia della sua decisione all’AusCycling, ai suoi compagni di squadra e alle principali parti interessate.

“Dopo i Giochi, ma prima di annunciare la sua decisione, Richardson ha chiesto di portare in Gran Bretagna delle proprietà di AusCycling, tra cui una bicicletta personalizzata, un cockpit e una tuta da gara olimpica. Questo rappresenta un rischio inaccettabile per la proprietà intellettuale di AusCycling – si legge nel comunicato dove poi vengono elencate anche le sanzioni a carico del giovane pistard vincitore di un titolo mondiale nella velocità a squadre – Richardson non potrà rientrare a far parte dell’Australian Cycling Team in nessun momento futuro. Gli è inoltre vietato utilizzare qualsiasi risorsa associata all’Australian Cycling Team o ai suoi partner. Non potrà beneficiare di alcun premio legato all’AusCycling, con effetto immediato“.

La Federazione Australiana aveva anche indagato sull’imposizione di una clausola per non far competere Richardson per due anni, come indicato nel contratto di affiliazione dell’atleta, ma tale divieto è stato ritenuto legalmente inapplicabile. AusCycling sottolinea quindi che questa clausola sarà rivista per i futuri accordi con gli atleti. Un divieto dell’UCI ha però impedito a Richardson di gareggiare per la Gran Bretagna ai recenti Campionati del Mondo su pista e non potrà rappresentare la nazione europea fino all’inizio del prossimo anno.

“Queste decisioni sottolineano l’adesione di AusCycling ai valori della Squadra Nazionale Australiana e il nostro più ampio impegno nei confronti del principio Win Well – ha dichiarato Jesse Korf, Executive General Manager of Performance di AusCycling – L’integrità, il rispetto e la fiducia sono elementi fondamentali per la nostra squadra e la nostra organizzazione, e continuiamo a concentrarci sulla promozione di un ambiente che rispetti questi standard”.

 

Un commento

  1. “Integrità, rispetto e fiducia” sono parole grosse da chi voleva impedire di gareggiare per due anni un giovane atleta. Due anni senza corse è come dire addio alla carriera a un livello così alto

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