Parigi-Roubaix 2025, Thierry Gouvenou spiega le modifiche al percorso: “È il ciclismo che deve adattarsi alle strade, non viceversa”

Si avvicina la Parigi-Roubaix 2025. A pochi giorni da una delle corse più importanti di tutto il calendario l’organizzazione dell’evento francese conferma una modifica sul percorso: seguendo quanto avvenuto lo scorso anno, quando era stata introdotta una chicane provvisoria, anche in questo 2025 è stata introdotta una modifica nell’approccio al settore più iconico dell’Inferno del Nord, la Foresta di Arenberg. I corridori, infatti, passeranno da una strada secondaria, affrontando quattro curve nei 600 metri precedenti all’ingresso della foresta, abbassando così in maniera significativa la velocità prima di affrontare le pietre. A commentare questa decisione è il direttore di corsa Thierry Gouvenou che, in un’intervista a L’Equipe, racconta i motivi della scelta e le sue perplessità a riguardo.

“Lo scorso anno ci è arrivata una richiesta da parte dell’associazione dei corridori di rallentare la velocità del gruppo prima di entrare ad Arenberg. – spiega Gouvenou – In passato c’era una propria volata, con i corridori che entravano sulle pietre a 65 chilometri all’ora. Effettivamente era spaventoso e quindi ero d’accordo con questa scelta. Lo scorso anno però la richiesta è arrivata tardi e non abbiamo avuto tempo per introdurre una soluzione definitiva, cosa che invece abbiamo fatto quest’anno. Abbiamo pulito un vecchio tratto di strada che adesso permette di approcciare la Foresta con quattro curve negli ultimi 600 metri, i corridori entreranno sulle pietre a circa 35km/h”.

Secondo Gouvenou, però, questa soluzione non risolve quello che è il problema fondamentale legato alla sicurezza nel ciclismo, ossia quello delle velocità eccessive: “Credo che sia arrivato il momento di affrontare il problema alla base, ossia di modificare le attrezzature. Chi fornisce le attrezzature ai corridori oggi li mette seriamente in pericolo. Sfortunatamente il numero degli incidenti non è diminuito rispetto allo scorso anno. Io capisco la richiesta legata ad Arenberg, ma non possiamo pensare di effettuare questo genere di modifiche in tutte le corse. Oggi ci stiamo rendendo conto che i corridori vanno sempre troppo forte. […] Quando ci sono 200 chilometri di percorso non si possono trovare soluzioni dappertutto. Sta al ciclismo adattarsi alle strade, non viceversa. Noi come organizzatori aggiungiamo protezioni dappertutto, mettiamo cartelli e facciamo molti sforzi per la sicurezza, ma la sensazione è che l’obiettivo di ridurre le cadute si allontani sempre di più”.

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