Pagelle Europei Drôme-Ardèche 2025: Pogačar inarrestabile, Evenepoel non è lontano, Seixas impressiona, Scaroni solido, Vingegaard impalpabile
Tadej Pogačar (Slovenia), 10 e lode: Ancora una volta il campione del mondo fa quel che vuole e quando lo fa, con gli occhi di tutti puntati addosso, manda tutti in crisi. Quando i rivali provano a metterlo in difficoltà e lo isolano, risponde con un lungo affondo che gli permette di isolarsi e conquistare l’ennesimo trionfo magistrale con un assolo di 75 chilometri, ennesima perla di un carriera che a 27 anni è ampiamente fra le più brillanti della storia del ciclismo.
Remco Evenepoel (Belgio), 9: Stavolta non ha scuse e non ne cerca, consapevole di essere stato battuto di forza dal rivale. Premettendo che l’esito sarebbe presumibilmente stato lo stesso, commette tuttavia probabilmente l’errore di voler aspettare gli altri, quando avrebbe potuto provare da subito a lanciare il guanto di sfida al fenomeno sloveno, partendo da una battaglia molto più ravvicinata, seppur comunque a distanza. Mai come oggi comunque il suo livello è sembrato vicino a quello del rivale, ma soprattutto mai come oggi ha messo in chiaro di essere a sua volta di un altro livello rispetto al resto del gruppo.
Paul Seixas (Francia), 8,5: Dopo la brillante prestazione ai mondiali, il talento transalpino fa ancora meglio in una corsa sulla carta più dura e per questo più adatta alle sue caratteristiche. Favorito dalla scelta vincente del suo CT, che sfrutta la presenza dei suoi compagni dietro per non farlo tirare, il francese si risparmia il più possibile in vista di un finale che lo vede emergere nella battaglia per un bronzo che a 19 anni appena compiuti è tutt’altro che un premio di consolazione.
Christian Scaroni (Italia), 8: La punta azzurra fa tutto benissimo, gestendo bene lo sforzo quando la corsa entra nel vivo, ritrovandosi subito nella battaglia per le medaglie. Consapevole dei suoi limiti, sceglie la prudenza e la parsimonia quando la gara è ancora aperta, ma nel farlo si evita sforzi che lo avrebbero indubbiamente tagliato fuori dai giochi successivamente. Riesce così a lottare fino alla fine per una medaglia, che gli sfugge solo per mano di due fenomeni del presente e uno del futuro.
Toms Skujiņš (Lettonia), 8: Ancora una volta, il corridore baltico dimostra la sua grande solidità e affidabilità, gestendosi bene nel gruppone degli inseguitori per portare nel finale a compimento una offensiva che gli consente di cogliere l’ennesima Top 5 nei grandi appuntamenti per le nazionali. Non è un campione, ma un corridore che ha il merito di conoscersi nelle qualità e nei punti deboli.
Juan Ayuso (Spagna), 7,5: Anche stavolta quando la corsa esplode si fa trovare pronto, dimostrando di non avere paura del confronto diretto. Anche stavolta tuttavia paga pegno, non riuscendo a seguire le azioni dei due grandi favoriti, rispetto ai quali dimostra di avere un gap che deve ancora essere colmato. Ha comunque il merito di non aver paura di provarci e di non volersi accontentare.
Mattias Skjelmose (Danimarca), 7: Rispetto al Mondiale il piazzamento odierno è un passo indietro visto che a Kigali sfiora il podio, mentre qui non è mai realmente in lotta per le posizioni di vertice, provando nel finale una rimonta più di cuore che di gambe. Alla fine chiude settimo, lontanissimo dai primi, con i quali ha già mostrato di poter competere.
Mats Wenzel (Lussemburgo ), 7: Ultimo, ma in realtà 17°, il corridore lussemburghese è l’unico non WorldTour a portare a termine la corsa, e poco importa il suo distacco (12’32”) ha il merito di stringere i denti finché ne ha, onorando l’evento e la sua maglia fino in fondo.
Pavel Sivakov (Francia), 6,5: Assieme a Nicolas Prodhomme e Aurelien Paret-Peintre prova a riportare sotto il suo leader nel gruppone degli inseguitori. Una volta lì sono loro a fare il ritmo, ma neanche con grande convinzione, ma lui trova comunque le energie per un piazzamento che di certo non gli svolta la carriera, ma nella corsa di casa è comunque importante.
Gianmarco Garofoli (Italia), 6,5: Una settimana dopo essere volato in Rwanda in extremis, si fa trovare pronto anche nella rassegna continentale cogliendo un buon piazzamento, al termine di una corsa attenta, così come quella di Marco Frigo (6,5), attivo già nelle prime fasi di gara per provare a portare via una fuga, per poi chiudere alle porte dei dieci.
Romain Grégoire (Francia), 6: Era la carta scelta dalla nazionale di casa, ma una caduta prima che la corsa esploda lo costringe ad un lungo inseguimento che lo priva delle energie, fisiche e mentali, per dire la sua come avrebbe voluto. Alla fine chiude con la decima posizione, non rinunciando mai a fare la sua corsa.
Jan Christen (Svizzera), 5: Era uno degli outsider più quotati e inizialmente è effettivamente nel gruppo delle seconde linee, ma con il passare dei giri scompare e non porta a termine la corsa.
Marc Hirschi (Svizzera), 4,5: Continua la stagione senza acuti di un corridore dal grandissimo talento, ma che a volte soffre di lunghi blackout non sempre completamente spiegabili con questioni fisiche.
Jonas Vingegaard (Danimarca), 4: Che sia un uomo da grandi giri lo sappiamo bene tutti e che probabilmente la speranza che potesse davvero inserirsi nella lotta per la vittoria era un po’ una utopia di chi voleva più spettacolo possibile, ma che potessi staccarsi così presto non se lo aspettavano probabilmente neanche i suoi detrattori maggiori.
João Almeida (Portogallo), sv: Dopo il ritiro dalla crono era chiaro che il corridore lusitano non avesse la gamba dei giorni migliori e la conferma arriva presto.
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