Le delusioni del 2025
Prima le note più liete e poi quelle meno esaltanti. Se qualche giorno fa avevamo indicato i 10 corridori che hanno sorpreso in positivo nell’arco della stagione 2025, ora è il momento di passare in rassegna altrettanti dieci atleti che sono rimasti sotto le aspettative, che fossero delle rispettive squadre, dei loro sostenitori e dell’intero ambiente ciclistico. La classifica (da interpretarsi in ordine decrescente) è stata stilata in base ai giudizi della nostra redazione, che sono ovviamente più che sindacabili, anche per via delle diverse considerazioni di cui può godere il singolo corridore in ogni appassionato. Data la caratura degli atleti presenti in “classifica”, peraltro, sarà anche più che lecito attendersi una stagione di tutt’altro tenore, a partire dal prossimo mese di gennaio.
1: Biniam Girmay

Dopo i fasti del 2024, con tanto di Maglia Verde e foto ricordo sul podio finale del Tour de France, l’eritreo è progressivamente scomparso dai palcoscenici più importanti. Sia chiaro, il suo 2025 non può essere considerato fallimentare, ma i numeri sono abbastanza eloquenti: per il corridore della Intermarché-Wanty è la prima annata, dal 2019 a oggi, senza vittorie in bacheca. I piazzamenti non sono mancati e “Bini” è rimasto il più produttivo dell’intera squadra belga, che però non ha vissuto proprio la miglior stagione della sua storia; al Tour, l’appuntamento più atteso, sono arrivati un secondo posto nella prima tappa e qualche altro piazzamento, mentre nella stagione delle Classiche il punto più alto toccato è stato il settimo posto alla Gand-Wevelgem. L’eritreo è ancora giovane e avrà tempo e modo di ritrovare gli spunti che lo avevano reso un corridore di caratura mondiale, giusto qualche mese fa.
2: Carlos Rodríguez

Stagione ombrosa, a dir poco, per lo spagnolo, che arrivava invece da un 2024 di altissimo profilo. La Ineos Grenadiers poggiava, e poggia tuttora, su di lui tante delle speranze di fare ottime classifiche nelle corse a tappe, ma negli ultimi mesi l’iberico si è un po’ perso, anche per via di qualche inciampo fisico. Le cose hanno iniziato a girare male già all’UAE Tour, prima con una condizione non brillantissima e poi con una caduta che lo ha poi costretto a un periodo di inattività. Una volta rientrato, però, lo spagnolo ha faticato a ritrovarsi, non andando oltre un paio di piazzamenti di cabotaggio appena discreto – per le sue potenzialità – fra le classifiche finali di Romandia e Delfinato. La squadra lo ha poi portato al Tour de France, dove però non sono arrivati sussulti: di fare alta classifica non si è praticamente parlato, i tentativi di fuga non sono andati a buon fine e poi, a testimonianza del fatto che quando le cose iniziano ad andare male poi è dura raddrizzarle, è arrivata anche un’altra caduta, che gli ha causato un grave infortunio al bacino.
3: Daniel Felipe Martínez

In dodici mesi, il 29enne colombiano è passato dall’eccezionale secondo posto con cui ha chiuso il Giro d’Italia 2024 (alle spalle solo di Tadej Pogačar…) alla 53esima posizione occupata nella graduatoria finale della Corsa Rosa 2025. Gli obiettivi e le strategie iniziali di squadra, in casa Red Bull-Bora-hansgrohe, erano evidentemente diversi, ma lui non è mai riuscito ad avvicinare, neppure lontanamente, il rendimento dell’anno scorso. Per di più, i giorni di corsa sono stati pochi, se paragonati al solito, e l’unico lampo, in questo ristretto lasso di gare, è stato il settimo posto ottenuto alla Liegi-Bastogne-Liegi. È vero che nella squadra tedesca di capitani e, in generale, di corridori cui affidare le ambizioni, ce ne sono parecchi altri, ma qualcosa in più era lecito attendersi.
4: Matej Mohorič

Lo sloveno finisce fra i nostri “rimandati” per il secondo anno consecutivo. La cosa è dovuta in larga parte a quello che il portacolori della Bahrain Victorious è stato capace di far vedere nel suo recente passato. Quel livello di prestazioni non è più stato toccato, né nel 2024 né tantomeno nella stagione appena conclusa. Il vincitore della Sanremo 2022 ha avuto due giornate positive, quella del GP Québec (quinta piazza) e quella molto “visibile” dell’ultima tappa del Tour de France, in cui è stato uno dei corridori che ha dato spettacolo sul circuito di Montmartre. Per il resto, se si eccettua il secondo posto finale al Tour de la Provence di inizio anno, il raccolto individuale è stato abbastanza scarno e non in linea con quelle che potrebbero essere le aspettative dell’ambiente.
5: Marc Hirschi

Uscire dalla UAE Emirates non è evidentemente un processo facile da assorbire e lo svizzero non è stato eccezione alla regola già vista in pratica con altri corridori. A guardare i numeri, la stagione dell’elvetico è stata tutt’altro che incolore, ma per uno stoccatore del suo calibro chiudere il calendario con un solo successo, ottenuto peraltro alla Clàssica Comunitat Valenciana di inizio anno, rappresenta un passo indietro sensibile rispetto a quanto visto in passato. Il finale di 2025 però è stato abbastanza confortante, fra piazzamenti e corse affrontate con il giusto piglio; il corridore che aveva fatto furore nel 2024, su cui la Tudor puntava per fare cose di rilievo su palcoscenici importanti, si è visto molto raramente.
6: David Gaudu

Di nuovo, il francese rimane un atleta di cui è molto difficile comprendere le reali potenzialità. L’incostanza rimane probabilmente la sua peculiarità più evidente e di questo aspetto ha dato ampia dimostrazione alla Vuelta a España, dove ha iniziato fortissimo, tanto da battere persino Mads Pedersen in un finale di tappa misto e insidioso. Proprio il Grande Giro spagnolo, che lo aveva visto buon interprete nel 2024, sembrava il contesto perfetto, anche per via della concorrenza presente, per vederlo eccellere e invece il portacolori della Groupama-FDJ si è progressivamente spento, perdendosi poi nell’anonimato della coda del gruppo. La stessa cosa era accaduta al Giro d’Italia, che poteva rappresentare un appuntamento molto significativo della sua stagione. Insomma, un Gaudu a cui ormai l’ambiente è abituato, anche se in questo 2025 il raccolto totale è stato anche meno proficuo rispetto alle annate precedenti.
7: Ben O’Connor

Il caso dell’australiano è abbastanza particolare, perché, tutto sommato, qualcosa ha raccolto, se si pensa alla tappa vinta (e in che modo) al Tour de France e un rendimento abbastanza positivo in una corsa importante e qualificata come il Giro di Svizzera. Le speranze del Team Jayco AlUla, però, erano decisamente più cospicue, considerando soprattutto la stagione da cui era reduce. Nelle corse di un giorno, che erano state terreno decisamente fertile per lui nei mesi precedenti, non si è praticamente mai visto e per quel che riguarda le classifiche generali nei Grandi Giri, per un motivo o per un altro, non è mai riuscito a entrare nel discorso, facendo così mancare il suo apporto in un settore rilevante per le ambizioni della sua squadra.
8: Maxim Van Gils

Era stato uno dei trasferimenti più chiacchierati della scorsa finestra di CicloMercato, quando aveva deciso di lasciare la Lotto prima della scadenza del contratto per unirsi alla RedBull-BORA-hansgrohe. La prima stagione nella formazione tedesca, però, non è andata secondo le aspettative. Dopo un inizio tutto sommato buono, con il successo di tappa alla Vuelta a Andalucia, il belga ha mancato il grande appuntamento con il Trittico delle Ardenne, dove ha raccolto due DNF (il primo, all’Amstel, a causa di una caduta, che probabilmente ne ha condizionato il rendimento) e un 43° posto alla Freccia Vallone. Né la successiva vittoria di una frazione al Giro di Norvegia né il terzo posto alla Clasica San Sebastian salvano del tutto la stagione (in cui non ha partecipato a un Grand Tour), dato il curriculum con cui si presentava nella nuova squadra. In una recente intervista ha indicato in un’operazione al naso e nel trasferimento tardivo due cause importanti della stagione deludente, oltre a una serie di malanni in estate. Gli concediamo queste due attenuanti per non dargli una posizione più alta in questa classifica, convinti che nel 2026 possa mostrare un livello più alto.
9: Dylan Groenewegen

“Abbiamo investito un milione e mezzo su Groenewegen, ma non ne è valsa la pena”. Basterebbe questa frase del direttore generale della Jayco AlUla Brent Copeland per riassumere perché il velocista merita un posto in questa graduatoria. In effetti, tre vittorie stagionali, di cui due al Giro di Slovenia e una al Giro d’Ungheria, non sono certo i numeri in cui speravano nel suo team all’inizio della stagione, in un roster in cui il neerlandese era chiaramente il velocista di riferimento. Eppure le occasioni non sono mancate, a cominciare dalla corsa di casa della squadra, l’AlUla Tour, dove ha visto vincere due volte Merlier e una volta Moschetti, raccogliendo due secondi e un quinto posto. Nonostante un avvio poco esaltante, il classe ’93 ha ricevuto la convocazione per il Tour de France, dove non ha mai concluso una tappa in top-10. E i piazzamenti nelle classiche belghe, dal nono posto alla Bruges-De Panne al secondo a Campionato delle Fiandre e Gooikse Pijl in chiusura di stagione, non bastano a salvarlo. Non ce la sentiamo di essere duri con lui tanto quanto lo è stato Copeland, ma è pur sempre vero che noi non abbiamo investito un milione e mezzo di euro su di lui. Per fortuna, verrebbe da dire.
10: Alexey Lutsenko

La definizione di anonimato totale. Lasciata l’Astana dopo dodici anni per trovare nuovi stimoli, il kazako non ha mai trovato la gamba giusta con la divisa dell’Israel-Premier Tech, dove ha raccolto giusto un quarto posto nella classifica generale della Settimana Coppi e Bartali, in cui ha concluso terzo la frazione conclusiva a Forlì. Poco, pochissimo per uno da 41 vittorie in carriera, che dal 2014 in poi era sempre riuscito a mettere almeno un sigillo su ogni sua stagione. Anonimo sulle Ardenne (dove ha chiuso 17° l’Amstel), inesistente al Tour de France, mai in una top-10 di tappa tra UAE Tour, Delfinato e Tour of Guangxi. La speranza è che il 2025 sia stato solo un anno a vuoto per Lutsenko, di quelli che possono capitare anche ai corridori più affidabili.
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