Giro d’Italia 2024, quer pasticciaccio brutto de Livigno…

Una giornata da dimenticare ieri al Giro d’Italia 2024. Se dal lato sportivo non ci si può di certo lamentare (il che comunque dovrebbe anche far riflettere), quanto successo prima lascia quantomeno perplessi. E il problema non è la decisione di per sé, né i (più o meno) legittimi interessi reciproci che ognuno ha cercato di portare avanti in una trattativa che appare inevitabile in certi frangenti. La questione da dirimere è come si arrivati ad un tira e molla che è stato ampiamente visto e osservato in diretta mondiale, in uno stato confusionale generale che non è avuto alcun vincitore (non necessariamente perdenti, ma è chiaro che c’è stato un problema di comunicazione che ha portato a gestire male quasi tutta la trafila nella mattinata di ieri).

Al netto delle opinioni personali sulla validità delle singole opinioni (sarebbe stato probabilmente meglio rinunciare sin da subito all’Umbrailpass e decidere per la tappa accorciata, ma è una riflessione facile dal di fuori che non tiene conto della complessità della situazione, mettendo la sicurezza dei corridori in primo piano, a prescindere dal resto, che non è purtroppo sempre necessariamente prescindibile in modo così netto e univoco), quel che lascia perplessi è che le ricostruzioni delle parti differiscono ancora oggi.

Da un lato RCS Sport, che ribadisce di aver sempre ascoltato tutti, dalla vigilia sino all’ultimo momento, chiedendo un compromesso che pensava di aver trovato, salvo poi essere beffata da squadre e corridori che non si sono presentati per il trasferimento che sembrava essere stato concordato, come più volte ribadito dalla società meneghina, sia nelle proprie note ufficiali che tramite le parole dell’amministratore delegato Paolo Bellino e del direttore di corsa Mauro Vegni.

Secondo l’organizzazione, dopo che nella serata di lunedì aveva annunciato di voler decidere nella mattinata di martedì in base alle condizioni meteo del momento, fornendo le tre ipotesi per la corsa, a seconda degli scenari, i corridori avevano poi concordato per la passerella iniziale per le strade di Livigno, che doveva portarli sino al tunnel che sarebbe stato poi preso per superare le montagne. Una decisione che sarebbe stata accettata da tutte le parti, quindi anche dai rappresentanti di squadre e corridori, ma che poi avrebbe visto la netta opposizione dei corridori stessi (i quali, dopo ore di attesa sotto una pioggia diventata neve, erano anche giustamente stufi della situazione che si era creata).

Dall’altro i corridori. Se la loro posizione è stata sempre la stessa fin dall’inizio (minacciando anche lo sciopero), perché firmare, o quantomeno concordare, per quella soluzione (che sostanzialmente serviva ad accontentare il sindaco e l’amministrazione comunale di Livigno, che ha speso bei soldi per vedere la corsa arrivare e ripartire dal proprio territorio)? I corridori da subito, come spiega Adam Hansen volevano “eliminare l’Umbrailpass per evitare di affrontare una discesa a due  gradi e con la neve” avendo come intenzione “quella di disputare una gara completa senza doversi fermare e ripartire a causa di condizioni meteorologiche estreme”, che era una delle ipotesi proposte da RCS Sport (quella che era stata inizialmente decisa alle 9 del mattino, ma revocata alle 10, visto il peggioramento delle condizioni climatiche, portando alla decisione di cancellare la prima parte della tappa).

La discussione dunque non è neanche sul taglio della tappa o meno, che alla fine ha visto tutti concordi, ma si resta perplessi sulle modalità complessive di comunicazione, interne in primis, ma poi anche esterne, evidentemente. I nostri inviati sul posto ci hanno costantemente aggiornato su quanto veniva detto loro da corridori, membri dei team e organizzazione, tutti in balìa degli eventi e della (in)decisioni. Un susseguirsi di mezze frasi, di mi hanno detto, sembra, pare, forse, e così via che sembravano più da sciopero studentesco in aula magna che altro.

Se nel momento in cui viene proposta la passerella si acconsente, magari anche controvoglia, perché poi però il gruppo non si presenta, creando altro attrito, caos e incertezza? RCS Sport ha chiaramente dovuto prendere atto della decisione del gruppo, ma avrebbe dovuto farlo anche prima, nel momento in cui quel “compromesso” evocato da Mauro Vegni veniva rifiutato. I corridori è giusto difendano le proprie posizioni e finalmente una unità in tal senso è lodevole e piacevole da osservare (anche se sarebbe bello vederla sempre, e non solo quando risulta meno pericolosa). Appare tuttavia evidente che nel farlo (a volte bisogna avere la forza di una posizione netta e divisiva, ma almeno precisa e non melliflua, soggetta a cambiamenti) qualcosa non ha funzionato fino in fondo ed è emerso sto pasticciaccio brutto de Livigno… 

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