Strade Bianche 2020, Maximilian Schachmann: “È stato pazzesco, sullo sterrato non vedevo due metri davanti a me”

Maximilian Schachmann soddisfatto del terzo posto alle Strade Bianche 2020. Il tedesco ha compiuto un altro bel passo in avanti per la propria carriera cogliendo il podio della classica senese, prima corsa World Tour della ripartenza. Sempre attento nel gruppo di testa, è riuscito a rimanere con i sei uomini che si sono dati battaglia nei 50 chilometri finali, provando ad attaccare in uno degli ultimi tratti di sterrato insieme a Wout Van Aert (Jumbo-Visma). Ripresi da altri corridori, il belga ha avuto le energie per attaccare di nuovo alle Tolfe e andare a vincere da solo, mentre il portacolori della Bora-Hansgrohe, dopo un disperato inseguimento, è stato battuto nel finale anche da Davide Formolo (UAE Team Emirates).

Il campione nazionale tedesco ha raccontato le proprie sensazioni ai microfoni di CyclingPro.net al termine della corsa: “È stata piuttosto dura, arrivando dall’allenamento a una corsa così. Si fa molto allenamento, ma non abbiamo corso. Avevo paura di non riuscire a reggere il caldo. E’ stata un’esperienza positiva, ovviamente ora so che posso reggere correre a 40 gradi, è ottimo. Oggi mi sentivo bene, è stato un po’ pericoloso, soprattutto se non prepari nello specifico una corsa così. Quest’anno sono stato al sicuro tutto il giorno, ho avuto una brutta esperienza l’anno scorso e non volevo cadere nella prima corsa della ripresa”.

Schachmann ha poi commentato l’attacco decisivo e la sua condizione: “Van Aert ha fatto una mossa eccellente, è stato davvero forte. Ho provato a prenderlo alla fine con gli altri. A volte ci siamo avvicinati, ma poi abbiamo perso ancora terreno. Ho dato tutto per vincere e alla fine non ho avuto le gambe nell’ultima curva. Sono contento del risultato e di correre ancora, di mostrare alcune corse ai fan. La mia condizione è buona e non vedo l’ora di correre in Polonia, al Lombardia e al Tour”.

Infine qualche commento sul tipo di corsa che si è svolta ieri: “È stato pazzesco andare a tutta in discesa sullo sterrato, tra polvere, sabbia, sassi, senza vedere due metri davanti a me, nemmeno a terra. Le moto alzavano nuvole di polvere, e io avevo fatto solo una ricognizione ieri. Non conosci tutto il percorso e ti chiedi se ci sia una curva lì vicino. E non puoi neanche frenare, perché hai poca aderenza. La corsa è stata tutta un: ‘Ma cosa sto facendo qui?’“.

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