Groupama- FDJ, Jacopo Guarnieri incensa Marc Madiot: “Ero abituato ad avere sempre manager che capiscono poco di ciclismo, lui è diverso”

Jacopo Guarnieri spiega il suo rapporto con Marc Madiot. Dalle pagine di Rouleur, il corridore italiano della Groupama – FDJ ha tessuto le lodi del dirigente della formazione francese definendolo “uno dei pochi manager che conoscono il ciclismo”, esaltandolo poi per la sua gestione dei rapporti umani con i propri corridori. Il fido gregario di Arnaud Démare ha raccontato di essere stato convinto a firmare per il team da Madiot in soli tre giorni (“ma solo perché io ero lento a rispondere alle mail”, ha anche aggiunto scherzando) nel 2016 al termine del suo contratto con la Katusha, che all’epoca era in bilico prima dell’arrivo della Alpecin.

Ero abituato ad avere sempre dei manager che sanno poco di ciclismo – ha proseguito Guarnieri – Non perché non erano mai saliti in bici, ma semplicemente perché man mano che il tempo passava erano sempre occupati a cercare sponsor e a controllare il budget. Con Marc è diverso, lui appena può sale in ammiraglia e va a vedere una corsa juniores o di ciclocross. Vive e respira il ciclismo, quello vero, quello antico, privo di tattiche e pressione”.

Il classe 1987 ha rivelato di apprezzare molto anche il modo in cui Madiot gestisce i momenti di difficoltà (un esempio era stato dato al mondo dal dialogo con Pinot, nel momento in cui quest’ultimo si ritirava dal Tour): “Lui non salirà mai sul pullman per mettere pressione perché la squadra non ha vinto. Riunirà tutti intorno a lui e comincerà uno dei suoi discorsi motivazionali, insistendo sul fatto che la vittoria è una conseguenza del correre con energia e determinazione. E non usa mai la parola “campioni”. Per lui siamo dei ciclisti e degli uomini. In uno sport sempre più moderno e tecnologico, Marc è quell’uccellino raro che mi riporta alla mia infanzia, quando correvo semplicemente perché mi andava farlo”.

L’azzurro, attualmente ai box per una frattura alla clavicola, nell’elogiare la gestione umana ha rivelato anche il modo in cui il dirigente francese ha saputo tirarlo su di morale dopo una delle più grande delusioni della sua carriera: “Nel 2017 fu un disastro, dopo aver vinto una tappa con Démare, in quattro andammo fuori tempo massimo nella stessa tappa. Uno era malato, un altro cadde e altri due (tra cui io) erano rimasti a supportare il capitano. Il giorno successivo era quello di riposo e parlai con Marc a pranzo, gli dissi che mi sentivo giù, non avevo mai abbandonato un GT prima ed ero dispiaciuto per il team. Lui mi guardò e disse ‘Jacopo, sai quanti Tour ho corso e visto? Questo è il ciclismo. Il prossimo anno ci sarà un altro Tour e avrai modo di rifarti’. Un anno dopo tornammo al Tour e vincemmo la diciottesima tappa, non perché eravamo i più forti, ma perché lo volevamo”.

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