Giro di Polonia 2020, il CPA spiega di non avere alcun potere in materia di sicurezza e risponde a tutti gli attacchi degli ultimi giorni

Il CPA ammette la propria impotenza in tema di sicurezza delle corse. Dopo quanto accaduto al Giro di Polonia e i tanti appelli ad agire, arrivati anche da alcuni corridori come Alessandro De Marchi, il sindacato presieduto da Gianni Bugno ha voluto specificare la propria posizione, dopo che già nei giorni scorsi aveva chiesto all’UCI di aprire un’indagine. Con una lettera aperta firmata proprio dal due volte campione del mondo, il CPA ha spiegato di non avere il potere di cambiare un finale approvato dalla Commissione Tecnica e dall’UCI e di essere l’ultima ruota di un ingranaggio alla cui cima nessuno fa nulla per cambiare le cose.

“Il nostro delegato rappresenta un punto di incontro tra corridori e organizzazione – è l’incipit della lettera – Viene chiamato in causa per i protocolli di meteo estremo e fa da portavoce per i partecipanti alla gara, ma non è incaricato dei controlli di sicurezza. Questa non è una giustificazione, ma un chiarimento necessario date le tante critiche che abbiamo ricevuto e le numerose falsità dette in questi giorni. Il CPA e i suoi delegati sono sempre in prima linea nella difesa dei corridori e della loro sicurezza, ma sono l’ultimo anello in una catena di prevenzione dei problemi che possono verificarsi in gara, non il primo”.

Nella seconda parte della lettera, poi, Gianni Bugno parte al contrattacco: “Ad esempio, mi chiedo perché le squadre non intervengano per evitare situazioni rischiose dato che loro vedono i percorsi in anticipo e possono evitare di far prendere il via ai loro ‘dipendenti’ se le condizioni di sicurezza non ci sono. […] E poi dov’è l’UCI? Non possiamo più affidare la sicurezza dei corridori alla buona sorte o alla speranza che gli organizzatori agiranno correttamente. Ci vogliono regole e controlli più severi. Siamo contenti che Fabio Jakobsen si sia svegliato, ma resta inaccettabile che in una corsa World Tour ci siano incidenti come quello in cui lui è stato coinvolto rischiando la vita. Il 5 agosto abbiamo perso tutti e tutti abbiamo un po’ di responsabilità nell’incidente. Ora o lavoriamo tutti insieme, con un’unica visione, o non cambierà nulla”.

Il vincitore del Giro d’Italia 1990 ha poi risposto per le rime anche a Patrick Lefevere che aveva accusato il CPA non difendere i suoi associati: “Ho parlato a telefono con Lefevere e gli ho ricordato che i corridori non possono cambiare le regole da soli, i team hanno un potere considerevole e dovrebbero usarlo, a differenza di quanto hanno fatto finora, per difendere i propri membri”.

Infine, la missiva si conclude con l’ennesimo appello a migliorare la sicurezza proprio in tema di transenne e non far partire le gare se le misure di sicurezza non possono essere rispettate, come già fatto nella lettera indirizzata all’UCI due giorni fa.

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