Deceuninck-QuickStep, Patrick Lefevere: “Ottima stagione in cui abbiamo dato prova del nostro DNA. Senza le terribili cadute di agosto avremmo potuto vincere anche di più”

Patrick Lefevere tesse le lodi del suo Wolfpack. Il team manager della Deceuninck-QuickStep ha passato in rassegna la stagione del suo team, partendo dai primi successi australiani con Sam Bennett e Dries Devenyns (che sono arrivati mentre Remco Evenepoel dominava in Argentina) fino a giungere ai successi nel finale di stagione, ultimo dei quali quello di Sam Bennett alla Vuelta. Nel mezzo Lefevere, che anche quest’anno ha visto il suo team chiudere con il numero di successi più alto fra tutti i team, ha ricordato i tanti infortuni di inizio agosto e il successo iridato di Julian Alaphilippe, che ha confessato di sentire anche suo.

All’inizio dell’anno siamo partiti molto bene – ha esordito – Sam e Dries hanno vinto in Australia, Remco ha vinto subito una corsa a tappe alla Vuelta a San Juan e poi ne ha vinta un’altra al ritorno in Europa alla Volta ao Algarve. Poi è arrivato il lockdown e abbiamo dovuto affrontare una situazione complicata, resa ancora più difficile dal fatto che fossimo in un territorio inesplorato”.

Anche dopo il ritorno alle corse, però, le difficoltà non sono mancate: “Purtroppo nelle prime settimane di questa ‘nuova stagione’ siamo stati molto sfortunati: Remco Evenepoel, Fabio Jakobsen, Mattia Cattaneo e Yves Lampaert sono stati tutti coinvolti in delle cadute e sono rimasti fuori, Zdenek Stybar ha dovuto lasciare il Tour ancora prima che cominciasse, quindi ci siamo dovuti adattare a tutte queste situazioni e penso che possiamo essere fieri dello spirito mostrato da tutti i componenti del team, anche se non è stato affatto facile, questo è certo. Quelle cadute hanno fatto una grande differenza e credo che senza di esse avremmo potuto ottenere anche di più”.

Lefevere si è poi soffermato su alcuni singoli, elogiando innanzitutto Sam Bennett per essere riuscito finalmente a conquistare la maglia verde tanto agognata dal team. Parole al miele anche per Julian Alaphilippe per la vittoria di tappa al Tour, ma soprattutto per il successo di Imola (“tutti sapevano che avrebbe attaccato, sapevano dove l’avrebbe fatto, eppure lui è riuscito ad andare via sull’ultima salita”) che l’ha fatto persino emozionare: “Vedere Julian così emozionato è stato toccante, non solo per me, ma per i tifosi in tutto il mondo, perché sono queste emozioni sincere a rendere lo sport più bello e più umano”.

Infine, non poteva mancare un enorme attestato di stima per il bravissimo Joao Almeida, capace di tenere per quindici giorni la maglia rosa del Giro d’Italia, facendo quasi dimenticare dal punto vista sportivo le assenze pesantissime di Fabio Jakobsen e Remco Evenepoel. Dopo aver parlato dei singoli, la conclusione è affidata nuovamente a un bilancio complessivo: “A conti fatti, 39 vittorie, 40 con quella di Imola, Kuurne-Bruxelles-Kuurne, tre giorni in giallo, quindici in rosa, Freccia del Brabante, Brugges-De Panne, vari titoli nazionali e la maglia iridata. Credo sia stata un’ottima stagione, durante la quale abbiamo dato prova della nostra mentalità e del nostro DNA, restando al top e concludendo l’anno come team più vincente. Se tutto va bene, la prossima stagione sarà molto più semplice (riferimento alla situazione generata dal coronavirus – ndr) e faremo una campagna ancora migliore”.

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